La città di Milano non presenta molte attrattive per il turista barocco: durante la dominazione straniera, nel seicento e soprattutto nel settecento, questo stile non venne molto usato a differenza che in altre città italiane.
Non mancano tuttavia cose interessanti, soprattutto per la pittura e l'oggettistica, grazie ai musei cittadini e in particolare i Musei del Castello Sforzesco, Brera e la casa museo Poldi Pezzoli.
Castello Sforzesco
Il suo nome riporta al XV secolo, epoca di Francesco Sforza, che lo volle ricostruire a partire dal 1450, ma l'origine del Castello è più antica: sorge infatti per volere di Galeazzo II Visconti nella seconda metà del Trecento. Durante i secoli viene ampliato e ristrutturato secondo le esigenze difensive e belliche delle varie epoche. Nel 1656 assume la forma di una stella a dodici punte per volere di Teodoro Trivulzio. I Savoia entrano per la prima volta a Milano nel 1706, poi assediano il castello nel 1733 facendo ritirare gli austriaci, che rientrano però nel 1748 in seguito alla Pace di Aquisgrana e trasformano il castello in una caserma.
Oggi le ampie sale ospitano musei e numerose opere di rilevanza internazionale.
Per gli amanti del barocco consigliamo di visitare il Museo dei Mobili, Il Museo delle ArtiDecorative (ricco di porcellane, argenti e ori), la Pinacoteca (si possono ammirare opere di Sebastiano Ricci, Canaletto, Tiepolo, Guardi e Bellotto), e infine il Museo degli Strumenti Musicali che ospita oggetti di particolar pregio tra i quali violini tascabili, clavicembali e viole d’amore.
Orari di apertura: dal lunedì a domenica 7.00-18.00 (inverno) | 7.00-19.00 (estate)
Chiusura per le seguenti festività: 25 dicembre, 1 gennaio, 1 maggio.
Il Castello è raggiungibile con i seguenti mezzi: MM1 (fermate Cadorna e Cairoli), MM2 (fermate Cadorna e Lanza) INFORMAZIONI: tel. 02/88463700
Casa Museo Poldi Pezzoli
La creazione di questa casa museo si deve all’amore per l’arte della famiglia Pezzoli e in particolare del collezionista Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Raggiunta la maggiore età nel 1846, Gian Giacomo iniziò a raccogliere oggetti per la formazione di una collezione personale, appassionandosi dapprima alle armi e alle armature antiche.
La collezione raccoglie bellissime opere: Vetri, Armi, Gioielli, Orologi, Porcellane, Mobili, Sculture (tra le quali alcune opere di Algardi), Dipinti (Tiepolo, Canaletto, Guardi, Fra Galgario).
Museo Poldi Pezzoli, via Manzoni 12, 20121 Milano. Tel. 02.79.63.34
Il museo è aperto da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00.
Pinacoteca di Brera
Palazzo Brera, eretto sul sito di un antico convento trecentesco, conobbe l'assetto attuale a partire dall'inizio del Seicento ad opera di Francesco Maria Ricchini, con completamenti successivi di Giuseppe Piermarini. Nel palazzo, dalla forma tipica del tardo barocco lombardo, hanno sede, oltre alle diverse istituzioni culturali, la Biblioteca Braidense, l'Osservatorio Astronomico, l'Orto Botanico, l'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, l'Accademia di Belle Arti.
Le Collezioni della Pinacoteca di Brera nascono dalla concentrazione dei dipinti requisiti a seguito delle soppressioni di chiese e conventi attuate in età teresiana prima e napoleonica poi. Come le Gallerie di Venezia e Bologna, anche la Pinacoteca di Brera aveva finalità didattiche e si affiancò all'Accademia di Belle Arti, istituita da Maria Teresa d'Austria nel 1776. Grazie all'iniziativa di Giuseppe Bossi le collezioni della Pinacoteca si arricchirono di opere come lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, la Madonna col Bambino di Giovanni Bellini, la Crocifissione di Bramantino. Successivamente furono prelevati con uno scambio forzato dipinti e disegni dalla quadreria arcivescovile di Milano e, grazie ad un accordo con il museo del Louvre, arrivarono a Brera cinque dipinti di Rubens, Joardens, Van Dyck e Rembrandt. Giunsero da chiese milanesi e lombarde affreschi staccati di autori quali Bernardino Luini, Gaudenzio Ferrari, Vincenzo Foppa, Bergognone e Bramantino. Dopo la Restaurazione (1815), la crescita delle collezioni della Pinacoteca continuò a ritmo ridotto ma costante grazie soprattutto a lasciti, doni, cambi e acquisti (fra questi spicca il Cristo morto di Mantegna). Lasciti e acquisti proseguirono fino alla seconda guerra mondiale, incamerando importanti opere di Correggio, Pietro Longhi, Piazzetta, Tiepolo, Canaletto e Fattori, nonché la Cena in Emmaus di Caravaggio e il Pergolato di Silvestro Lega, acquistati grazie all'Associazione Amici di Brera e dei Musei milanesi.
Informazioni: Via Brera, 28- 20121 Milano Tel. 02722631
Orari di apertura:
h 8.30-19.15 dal martedì alla domenica (la biglietteria chiude 45 minuti prima)
Chiusura: i lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre
San Bartolomeo in Duomo
Raccomandiamo la visita del duomo di Milano e in particolare della scultura di San Bartolomeo dello scultore Marco d’Agrate, che rappresenta il santo martire totalmente scorticato, con la pelle sulle spalle e il Vangelo in mano. Benché l’opera sia del cinquecento, lo stile drammatico e crudo della rappresentazione anticipa il gusto barocco.
San Bartolomeo fu apostolo attivissimo: la tradizione gli attribuisce lunghi viaggi missionari in Licaonia, che è parte della Cappadocia, ove predicò e convertì molta gente alla fede. In seguito, portando con sé il vangelo di Matteo, passò in India e in varie regioni del Medio Oriente, come affermano Origene, Eusebio e S. Girolamo.
Entrò poi nell’Armenia, ove fu coronato dal martirio ad Albanopoli. Ippolito scrive che fu crocifisso con il capo all’ingiù, e sotto il capo furono bruciate erbe fetide per soffocarlo.
Sant’Agostino, Sant’Isidoro di Siviglia e il Martirologio di Beda affermano invece che san Bartolomeo fu scorticato vivo. Secondo i fatti narrati da Abdia Babilonico, avendo Bartolomeo portato alla fede cristiana il re Polimio e la sua sposa, l’invidia dei sacerdoti locali fu tale che aizzando Astiage, fratello del re, fu decretato per lui il raccapricciante martirio di essere scorticato vivo dalla testa ai piedi. Due sole membra rimasero illese: gli occhi e la lingua, e furono i due organi di cui si servì l’Apostolo per proclamare ancora la fede in Gesù.
A sinistra del Duomo si erge Palazzo Reale, opera secentesca ma scarsamente decorata; dietro il Duomo si trova Piazza Fontana, con la fontana barocca di modeste dimensioni.
Palazzo Litta
Corso Magenta 24
Questo è forse il palazzo barocco più famoso e meritevole di tutta Milano. L’edificio segna il passaggio tra seicento e settecento: alla simmetria e all’equilibrio presente nel cortile principale si contrappone una facciata lineare e fluttuante. Iniziato da Francesco Maria Richini, viene proseguito da Bartolomeo Bolla che lavora sulla facciata esprimendo il barocco milanese sulla linea della libertà contro il rigore. La sontuosa scala rappresenta la ricchezza, il potere e l’influenza dei duchi Litta nella città.
Oggi Palazzo Litta si presenta povero di attrattive per il turista, essendo passato da poco alla Sovrintendenza che l'ha chiuso e posto in restauro. Tuttavia è possibile visitare il cortile e soprattutto il teatro Litta, notissimo in città, completamente restaurato e in piena attività. A fianco del teatro c’è un caffè molto ben decorato che ha all’interno una fontana con tritone risalente all’epoca barocca.
Il palazzo ospitò Napoleone, che fu ricevuto dalla Duchessa Litta. La leggenda vuole che Napoleone, commosso, lasciò cadere una lacrima e il giorno dopo nel pavimento si trovò una perla incastonata nel punto esatto dell'incontro.
S.Bernardino alle Ossa
Nel 1145, in quella che è l'odierna Via Brolo, venne fatto edificare un Ospedale davanti alla basilica di Santo Stefano e ad un cimitero, ma presto questo spazio si rivelò insufficiente.
Venne quindi eretta nel 1210 una piccola camera per raccogliere le ossa esumate dal cimitero.
Nel 1642 però, il campanile della Basilica crollò sull'Ossario e sulla chiesetta attigua. Entrambi gli edifici furono ricostruiti e l'Ossario, rifatto dalle fondamenta, fu ultimato nel 1695. La cupola venne affrescata dal veneto Sebastiano Ricci tra il 1693 e il 1694.
Nel 1750 venne ampliata la chiesetta per costruire l'attuale Chiesa di San Bernardino, opera degli architetti Biffi e Merlo.
Per visitare l'Ossario, appena entrati, girate a destra seguendo uno stretto corridoio. Prima però visitate la Chiesa barocca di San Bernardino.
La chiesa è a pianta centrale con un'unica navata. Salite i gradini e portatevi verso la cappelletta a destra: qui potete osservare una pala posta sull'altare barocco che raffigura Santa Maria Maddalena. In questa cappella si trova una tomba di famiglia di alcuni discendenti di Cristoforo Colombo.
Nella cappella a sinistra, una tela raffigura Santa Rosalia con un angelo. In una piccola teca di vetro c'è una Santa Maria Bambina oggetto di devozione.
Ai lati dell'altare maggiore, due grandi tele raffigurano Sant'Ambrogio durante la battaglia di Parabiago e San Carlo. Davanti all'altare una grata chiude l'accesso alla Cripta, Sepolcro dei Disciplini.
Entrando nell'Ossario, il visitatore è immediatamente colpito dall'incredibile numero di ossa e teschi affastellati gli uni sugli altri fino a ricoprire interamente le pareti della camera. Questi vengono usati anche come fregi delle porte e per ornare i pilastri, mescolati a decori in stile rococò.
Sulla cupola, l'affresco di Ricci contrasta vistosamente con l'atmosfera cupa, illuminata dalle candele, del resto dell'Ossario. Con colori vivaci e luminosi è rappresentato il trionfo delle anime beate fra uno stormo di Angeli.
Rotonda della Besana
La Rotonda venne realizzata nella prima metà del Settecento ed è composta da una Chiesa, con una cupola all'incrocio dei quattro bracci, intorno alla quale si sviluppa un portico di forma circolare. Originariamente la costruzione venne destinata alla funzione di cimitero e chiesa. All'inizio dell'Ottocento il militare francese Eugenio Beauharnais incaricò Luigi Cagnola di trasformare l'edificio in un Pantheon del Regno italico. Il progetto non venne realizzato e la Rotonda fu adibita, di volta in volta, alle destinazioni più diverse. Attualmente, in seguito a interventi di restauro, ospita manifestazioni ed esposizioni temporanee artistiche.
Indirizzo: Via Besana Enrico, 15 Telefono: 02/5455047
Giardini della Guastalla
Affacciati su via Francesco Sforza, di fronte all’Università Statale di Milano e all'Ospedale Maggiore, i Giardini della Guastalla sono tra i meno estesi (solo 12.000 mq di superficie), ma sono i più antichi giardini pubblici di Milano.
I Giardini della Guastalla ospitano al loro interno, al posto dell'originario laghetto, una pregevole vasca peschiera seicentesca, in stile barocco, formata da due terrazzamenti comunicanti tramite scale e arricchita da balaustre in pietra.
Tra gli altri elementi si possono trovare un'edicola, sempre seicentesca, contenente il gruppo di statue della Maddalena assistita da angeli e un tempietto neoclassico, entrambi di Luigi Cagnola.
Situata invece all’esterno del giardino, all'angolo di via San Barnaba e via Guastalla, è posta una pregevole fontana.
Università di Milano Cà Granda
L'Università degli Studi di Milano ha sede nell'edificio dell'antico "Spedale di Poveri" voluto da Francesco Sforza duca di Milano e da sua moglie Bianca Maria Visconti (sec. XV) "apud omnes partis orbis terrarum stupendum'' in segno di gratitudine a Dio per la conquista del Ducato.
La prima pietra fu posta solennemente il 12 aprile 1456.
L'edificio fu completato nei secoli seguenti fino all'Ottocento, sempre grazie a lasciti e donazioni di cittadini milanesi (uno dei più notevoli èquello del banchiere Gian Pietro Carcano, 1621), che ritenevano doveroso contribuire al completamento e al funzionamento dell'Ospedale chiamato familiarmente "la Ca' Granda". Fonte di introiti era anche uno speciale giubileo (la cosiddetta "Festa del Perdono") che si celebrava ogni due anni il 25 marzo, festa dell'Annunciata, sotto la cui protezione l'Ospedale era posto.
Il Pessina (1625-1634) ebbe incarico di rivedere il vecchio progetto: con lui furono F.M. Richini, Fabio Mangone e G.B. Crespi detto il Cerano. Comunque il Richini è ritenuto l'effettivo ideatore del grande cortile barocco, composto da una sequenza a doppio ordine di arcate su colonne: tale cortile è infatti correntemente definito cortile centrale o del Richini; sempre al Richini si deve la corrispondente fronte secentesca verso la via Festa del Perdono.
La seconda crociera, a sinistra del cortile centrale, compreso il cortiletto a colonne, fu costruita dal 1686 al 1701 e fu destinata alle donne. La fronte verso il Naviglio e le altre costruzioni furono attuate da Attilio Arrigoni; nel 1797 fu completato il perimetro esterno da Pietro Castelli.
Casa Degli Omenoni
Via Degli Omenoni, 3
A due passi da Piazza della Scala risiedono gli otto colossi, detti Omenoni, che in dialetto milanese significa "uomini grossi". Scolpiti da Antonio Abondio, gli Omenoni ornano la facciata del palazzetto di Leone Leoni, scultore di Carlo V e di Filippo II. L'artista se l'era costruita come propria abitazione verso il 1565, quando si stabilì a Milano dopo una vita avventurosa che lo aveva visto, oltre che alle corti dei re, anche ai remi delle galere pontificie. L'edificio conserva le tipiche forme del tardo Cinquecento con i primi accenni al gusto barocco e l'elegante piano nobile a contrasto con il pianterreno, sul quale risaltano plasticamente le grandi cariatidi. All'interno c'è un grazioso cortile a colonne. Altro elemento della casa è rappresentato dalla presenza ricorrente dei leoni, chiaro riferimento sia al nome che al carattere irrequieto e aggressivo del padrone di casa che divenne teatro di episodi di violenza.
In Casa degli Omenoni furono custodite importanti e preziose opere d'arte (tra le quali opere Tiziano e Correggio) delle quali Leone e suo figlio Pompeo erano appassionati collezionisti. Grazie al contributo di Pompeo, si aggiunsero alla collezione privata i disegni del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, oggi conservati all'Ambrosiana. All'interno, un imponente scalone sovrastato da una volta finemente ornata permette di accedere ad un salone una volta adibito a sede di esposizione della collezione. Il palazzo ebbe diversi proprietari: i Calchi, i Belgioioso, i Pozzi, i Besana, la Ricordi e a partire dal 1924 la sede del circolo 'Clubino'.