Tra il 9 e l'11 gennaio 1693 un terribile terremoto colpì la zona sud-orientale della Sicilia: sessantamila le vittime e moltissimi i centri rasi al suolo tra cui la città di Noto.
La ricostruzione non si fece attendere, grazie alla nobiltà e ai potenti ordini monastici che si lanciarono in una gara senza precedenti, all'insegna di quel barocco che in Sicilia aveva già preso piede durante l'epoca dell'amministrazione spagnola.
Maestri e scalpellini operarono per creare architetture scenografiche e ardite; la pietra di Siracusa, usata per la ricostruzione, un tenero calcare bianco grigio, che si accende di suggestivi riflessi cromatici, consentì agli architetti di interpretare con estrema fantasia e originalità il barocco romano.
Da questa resurrezione, per volere del duca Giuseppe Lanza di Camastra, la città di Noto acquistò un aspetto totalmente diverso, diventando uno dei più preziosi gioielli barocchi della Sicilia.
Corso Vittorio Emanuele
Insieme alla parallela via Cavour Corso Vittorio Emanuele è l'asse del nuovo impianto urbanistico di Noto; il corso è fiancheggiato da una lunga sequenza di edifici barocchi e scandito da tre grandi piazze, sulle quali si affacciano altrettante chiese.
Chiesa di S. Francesco all'Immacolata
L'edificio venne eretto nel XVII secolo dall'architetto Vincenzo Sinatra ed uno dei massimi esempi tangibili della rinascita di Noto. Una scala precede la facciata della chiesa che si erge in alto, fiancheggiata dal monastero benedettino del SS. Salvatore.
Chiesa di S. Chiara
La chiesa è a Pianta ellittica, con ricca decorazione di stucchi all'interno; venne realizzata tra il 1719 e il 1758 su progetto dell'architetto Rosario Gagliardi.
Piazza del Municipio
La piazza si presenta come un omogeneo quadro barocco, composto da tanti piccoli capolavori.
Sul lato sud della piazza sorge Palazzo Ducezio oggi sede del Municipio, eretto nel 1746 da Vincenzo Sinatra, con il porticato classicheggiante che lo circonda su tre lati.
Di fronte ha inizio la grande scalinata a tre rampe che conduce al Duomo, dalla ricca facciata a due ordini, fiancheggiata dalle torri campanarie.
Sulla piazza prospettano, inoltre, l'ottocentesco Palazzo Vescovile e il Palazzo Landolina di Sant'Alfano del XVIII secolo, di forme classicheggianti; sulla destra del Duomo si trova la Basilica del SS. Salvatore, di fine Settecento; all'interno si ammirano 4 tele del palermitano Giuseppe Velasquez.
Poco distante dalla piazza, sul lato sinistro del corso, si riconosce il concavo prospetto della chiesa di S. Carlo (1736-46), annessa all'ex convento dei Gesuiti
Piazza XVI Maggio
La piazza si sviluppa intorno ad un giardino ottocentesco il cui centro è segnato da una fontana barocca proveniente da Noto Antica. Sulla destra c'è la chiesa di S. Domenico, uno dei migliori esempi di barocco netino, dalla caratteristica facciata a due ordini di colonne, convessa nella parte mediana.
Sul lato opposto della piazza sorge il Teatro Comunale del XIX secolo e poco più vicino è visibile la chiesa del Carmine, della seconda metà del XVIII secolo, con fronte concava su tre ordini sovrapposti.
Via Cavour
Parallela a corso Vittorio Emanuele ed in posizione elevata, via Cavour presenta un'interessante sequenza di chiese, conventi e palazzi settecenteschi, fra i quali spiccano Palazzo Castelluccio (classicheggiante), l'ex oratorio di S. Filippo Neri e il Palazzo Astuto, con mirabili balconi barocchi; sul lato opposto, alle spalle del Palazzo Vescovile è il Palazzo Trigona Canicarao, dai bei saloni affrescati.
SS. Crocifisso
La chiesa del SS. Crocifisso è situata nella parte alta della città e fu costruita nel settecento su probabile disegno di Rosario Gagliardi ma manomessa nel 1955.
La facciata è incompiuta ma aperta da un grande portale centrale fiancheggiato da due leoni stilofori in pietra calcarea.
L'interno a tre navate su pilastri, racchiude pregevoli opere d'arte tra cui Madonna con Bambino(1471), detta Madonna della Neve, di Francesco Laurana, e una Croce lignea a intagli dorati, eseguita su disegno di Rosario Gagliardi intorno alla metà del Settecento.
Via Nicolaci
La via è scenograficamente chiusa dal concavo prospetto della chiesa di Montevergine; sale rettilinea da corso Vittorio Emanuele verso via Cavour.
Sulla sinistra si incontra il bellissimo Palazzo Nicolaci Villadorata, imponente edificio barocco con panciuti balconi sorretti da grandi figure grottesche in pietra.
Palazzo Nicolaci
Riaperto dopo 13 anni di restauri, il fastoso palazzo di pietra dorata dei nobili Nicolaci presenta una facciata sensazionale pensata per stupire e ricca di dettagli: cavalli, leoni, maschere e sirene procaci e tra l'altro il ritratto del padrone di casa, il barone Giacomo Nicolaci, ideatore del palazzo, che regge nella sinistra un flauto, simbolo di saggezza.
Erede di una famiglia borghese che si era arricchita con lo sfruttamento delle tonnare e che aveva acquistato un feudo ed un titolo baronale, il barone era un uomo assai colto e dai molteplici interessi.
Orfano di padre in giovanissima età, nel 1737 decise di rimettere mano al progetto del genitore che poco prima di morire aveva espresso il desiderio di costruire una nuova residenza e di fare qualcosa di magnifico.
Nel 1748 il palazzo era quasi terminato e passò, negli anni, ai discendenti del barone. L'ingresso del palazzo è vagamente deludente con un elegante scalone dalla decorazione neoclassica.
Gli ambienti del piano nobile rispecchiano i gusti di persone e periodi differenti: ci sono sale piccole e raccolte dipinte con colori tenui e decorazioni delicate e altre più grandi dai colori più accesi.; ci sono marmi e porte di legno laccato, geometrie e tralci fioriti, magnifici pavimenti originali di maiolica policroma e decorazioni orientali secondo la moda settecentesca.
Da un'anticamera un corridoio porta nella sala del tè e a un salottino con un balcone dal quale si gode una vista strepitosa.
Seguono la camera da letto, la sala della Musica, quella del Biliardo e finalmente il salone delle Feste: un vasto ambiente con una quantità di decorazioni e simboli: cannocchiali e retini per la pesca, barometri e scacchiere, gabbie per uccelli, corone, vasi ellenici, una tombola e vari mazzi di carte, un fucile e uno specchio, frutta, nacchere e un mucchio di altre cose e animali.
Nella volta occhieggia una folla di figure allegoriche e il carro d'Apollo, e ancora putti, strumenti musicali, festoni, greche ecc.
Dal 1847 il palazzo ospita la Biblioteca Comunale , che conserva incunaboli e codici miniati.