Il Palazzo Madama è come una sintesi di pietra di tutto il passato torinese. Guido Gozzano
Storia di palazzo Madama a Torino
Palazzo Madama prende il nome da Maria Giovanna Battista di Nemours, duchessa di Savoia, la seconda Madama Reale della storia di casa Savoia, moglie di Carlo Emanuele II e madre di Vittorio Amedeo II. Per Maria Giovanna l'architetto Filippo Juvarra realizzò, tra il 1718 e il 1721, la facciata o meglio l'avancorpo dell'antica "casa forte" al centro della piazza Castello.
La "casa forte", costruita alla fine del XIII secolo, sfruttando il nucleo e le due torri di una monumentale porta romana della città, fu più volte ampliata e modificata trasformandosi in un bel castello con altre due torri verso la collina alla fine del XV secolo. In seguito divenne la fastosa dimora che Cristina di Francia, la prima madama reale di casa Savoia, occupò fino alla morte nel 1663.
Fu sotto la duchessa Cristina che il palazzo cominciò ad essere definito "Palazzo Madama", benchè soltano con Maria Giovanna la denominazione divenne di uso generale.
La struttura
Il progetto di Juvarra, rimasto incompiuto, investiva con altri due bracci di fabbrica l'intera costruzione, tuttavia l'avancorpo realizzato sulla vecchia fronte di levante è ugualmente il capolavoro delle costruzioni civili del grande architetto, tra le più alte realizzazioni barocche del Settecento europeo per l'armonia e la compostezza del prospetto.
Tra il bugnato possente del pianterreno e il ciclopico cornicione si inserisce genialmente la teoria dei finestroni che danno quasi l'effetto di un'enorme galleria.
L'immenso atrio e lo snodarsi maestoso delle quattro rampe dello scalone superano in fantasia e musicalità la facciata. Lo scenografico scalone porta alle sale, un tempo abitate dalle madame reali che oggi fanno da cornice alle preziose collezioni del Museo Civico di Arte Antica.
Palazzo Madama, per la perfetta fusione tra architettura e decorazione, per la solennità, la grazia e robustezza strutturale, supera di gran lunga la reggia di Capodimonte, la reggia di Caserta e la stessa Versailles.
Gli interni da visitare
Prescindendo dalle insigni raccolte del Museo civico di arte antica, di cui il palazzo è sede dal 1934, merita di essere citato l'appartamento di gala al primo piano, dove vi lavorarono i migliori artisti operanti in Piemonte tra il Seicento e il Settecento: Miel, Cignaroli, Oliviero, Pannini, Piffetti, Castellamonte ecc.
Il palazzo fu sede del senato subalpino dal 1848 al 1860 e del primo senato italiano, dal 1860-1864.