Sant’Andrea al Quirinale venne costruita tra il 1658 e il 1661. Fu il cardinale Camillo Pamphili ad assegnare al Gian Lorenzo Bernini architetto il compito della progettazione della chiesa per il noviziato dei gesuiti adiacente alla via Pia, di fronte al palazzo del Quirinale e non distante dalla chiesa di San Carlo, del Borromini.
Come forma d’impianto il Bernini scelse l’ovale, già utilizzato per il progetto di Piazza S. Pietro, sviluppando il disegno in maniera affascinante. Via Pia è un dinamico asse longitudinale, che si stende tra tra Piazza del Quirinale e Porta Pia. A questo movimento il Bernini contrappose un chiaro momento di stasi, creando una piazza nell’ambito della strada. Per poter allontanare il più possibile la chiesa dal già esistente noviziato e dalla strada, scelse un ovale il cui asse longitudinale viene a trovarsi parallelo a via Pia.
Al Bernini premeva soprattutto rendere monumentale la dimensione della chiesa per farla risaltare di fronte alle ville e ai giardini adiacenti. Ogni elemento venne allo stesso tempo semplificato e caricato a incominciare dall’ordine monumentale e dal timpano che lo incorona, che delineano la facciata. Il baldacchino d’ingresso poggia solo si due colonne; originariamente conducevano alla chiesa solo tre gradini, ma di passo molto largo; la finestra termale al di sopra del baldacchino è gigantesca; il blasone sembra rovesciarsi minacciosamente sulla strada; le spalle delle volute a forma di chiocciola sono nella loro staticità quasi inutili e tuttavia di grande effetto e ricordano quelle di Santa Maria in via Lata.
La facciata diventa un apparato scenico che conferisce all’edificio un aspetto monumentale. Il Ritmo e la drammatica proiezione delle ombre sono più importanti della stessa struttura statica. La forte accentuazione degli assi fissati diagonalmente a via Pia prosegue nell’interno. La finestra termale posta sull’ingresso penetra quale unico elemento nella geometria del tamburo e nella calotta della cupola.
Di fronte all’ingresso il Bernini dispone una seconda facciata interna, al cui centro incastona l’altare maggiore con alle spalle il quadro del martirio di Sant’Andrea che viene messo ancora più in rilievo dall’originale motivo delle coppie di colonne e dall’ampio timpano.
Lo spazio interno è perfettamente delimitato lungo tutto l’asse longitudinale da una serie di pilastri, mentre il momento dinamico viene ulteriormente sostenuto dal ritmo delle aperture. Due archi conducono allo spazio egualmente in penombra di due cappelle illuminate in controluce da strette finestre poste sopra l’altare, cui seguono due piccole e buie aperture rettangolari. Lo spettatore è invitato a lasciar vagare lo sguardo all’interno dell’ovale, lungo le pareti, per poi concentrare tutta la sua attenzione sullo spazio occupato dall’altare.
Lo sguardo cade dunque sul dipinto del martirio che, sorretto da angeli di stucco, come a teatro, viene portato sulla scena per lo spettatore. Questo palcoscenico, illuminato dall’alto, sembra aprirsi sull’infinito. Per realizzare questo effetto, il Bernini utilizzò un mosaioco di vetro su toni cangianti del blu, che diventa progressivamente più chiaro verso l’asse centrale. Qualunque sia l’angolo di osservazione il punto culminante è l’altare.
Senza dubbio le zone terrestri mantenute nell’oscurità, il cielo di stucco bianco, le figure che ascendono verso la sorgente luminosa e la colomba che vi è rappresentata sono allegorie. L’arte materializzal’immaginazione: in questo caso l’ascensione in cielo di Sant’Andrea.
Oltre al colore anche la luce serve ad inscenare questa ascesa. Nella sfera celeste lontana dalla terra i colori sono in bianco ed oro. Le cappelle sono notevolmente più scure, restano in controluce. L’illuminazione è sensibilmente diversa da cappella a cappella. Le due vicine all’asse longitudinale sono immerse in una luce diffusa, le altre sono buie, il che produce un crescendo drammatico via via che si procede verso lo spazio dell’altare.