Nel 1635 nasce a Roma, su progetto di Pietro da Cortona architetto barocco, un gioiello dell’architettura sacra del tardo barocco, la Chiesa dei Santi Luca e Martina. Il luogo su cui sorge l’edificio ha una posizione dominante e si trova lungo il percorso delle processioni papali, sotto al Campidoglio, con vista sul Foro romano.
Nel 1634, l’artista riceve l’autorizzazione per costruire a proprie spese la cripta della chiesa dell’Accademia di San Luca. Tuttavia, durante i lavori di scavo, viene ritrovato il corpo di Santa Martina, per cui nel 1635 il cardinale Francesco Barberini dispone la costruzione della nuova chiesa secondo i progetti di Pietro da Cortona. Nel 1644 le coperture a volta sono ultimate e nel 1650 vengono completati gli interni.
Pietro da Cortona propone una croce greca alle cui quattro estremità si trovano degli absidi. Egli formula in maniera nuova il tradizionale sistema dei piani verticali, che tratta in maniera straordinariamente plastica e l’alternarsi di ordine e parete è logico quanto strabiliante.
Si possono stabilire tre correlazioni di piani murari e di colonne. Nelle absidi le colonne sono collocate dentro a delle nicchie, nelle campane adiacenti le colonne sporgono dalle superfici dei muri oppure la parete retrocede rispetto ad esse, e sotto la cupola le colonne sono incastrate nei pilastri. Le colonne hanno recuperato la loro antica autonomia, sono di nuovo plastiche e portanti. Contemporaneamente il colonnato circolare definisce uno spazio centrale e risolve così il problema dell’allineamento assiale.
Il sistema decorativo è particolarmente interessante. I pennacchi, il tassello della cupola e le volte sono riccamente decorati. In ultimo, Pietro da Cortona sovrappone due strutture decorative decisamente contradditorie: da una parte, la struttura monolitica dei soffitti a cassettoni del Pantheon; dall’altra, i costoloni di S. Pietro.
Nuovo è il modo in cui Pietro da Cortona colloca la decorazione contro la punta a cuspide dei rivestimenti delle finestre. In maniera analoga egli ripete questo motivo all’esterno; decisivi gli elementi che rendono fortemente astratte le aperture delle finestre nel tamburo e gli elementi decorativi molto incurvati della zona sottostante la cupola.
Straordinario il trattamento della facciata. Mentre gli altri lati sono stati tagliati come corpi prismatici e mostrano parzialmente la figura dello spazio interno, la facciata d’accesso, curvando parallelamente all’abside retrostante, sembra plasmata dallo spazio all’interno. Essa è incastonata tra due pilastri sviluppati a spalla che danno all’incurvatura la sua forte tensione.