Nel 1643 Stefano Balbi commissionò agli architetti-impresari Pier Francesco Cantone e Michele Moncino la realizzazione dell’ultimo palazzo di quell’arteria di attraversamento della città che porta ora il nome di via Balbi. Il palazzo nel 1657 passò, per eredità, alla famiglia Durazzo che lo ingrandì notevolmente inglobando in esso anche una parte del preesistente teatro del Falcone.
Nel 1686, ad opera di Gio Pietro Orsolino, venne sopraelevata la parte centrale dell’edificio e ampliato il portale. L’imponente complesso raggiunse l’aspetto attuale soltanto nel 1705, quando Eugenio Durazzo incaricò l’architetto Carlo Fontana di dare una sistemazione organica alle sue proprietà, che comprendono anche edifici nelle sottostanti vie della Pace, di Sant’Antonio e di Pré.
L’architetto sfruttò il suo gusto scenografico per dare al palazzo un solenne atrio da cui si dipartono gli scaloni monumentali che rendono la controfacciata quasi una quinta teatrale. Sistemò inoltre la parte interna dividendo il cortile d’onore dal giardino e creando spazi verdi quale diaframma tra il palazzo e la sottostante zona portuale.
Nel 1822 i Durazzo vendono l’edificio ai Savoia che, dopo ulteriori modifiche ne fanno la loro residenza genovese. Oggi il piano terreno ospita gli uffici della Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici della Liguria e altri servizi, come il gabinetto di restauro. La visita può cominciare dall’atrio e dal giardino adorno di alcuni marmi di età romana e di statue decorative di imitazione classica.
Le stanze di Palazzo Reale
Il primo piano è occupato dall’appartamento delduca degli Abruzzi, attualmente non aperto al pubblico, che costituisce un esempio di residenza principesca dell’epoca albertina.
Al secondo piano troviamo uan serie di ambienti visitabili al pubblico ricchi di tesori e perfettamente conservati.
La sala delle Battaglie è ornata da grandi quadri raffiguranti combattimenti navali.
La sala del Tempo è tappezzata alle pareti da 23 dipinti inseriti in cornici a stucco, secondo la moda barocca. Interessanti Cristo e l’adultera, attribuito a Luigi Miradori, detto il Genovesino, e le due tele di soggetto biblico di C. F. Beaumount, artista che lavorò anche a Palazzo Reale di Torino. Accanto alla finestra, Putto con Cani di Domenico Piola. Si torna alla sala delle battaglie, da dove si prosegue.
Nella sala della Pace si possono ammirare tre grandi imitazioni di arazzi Gobelins realizzate con succhi d’erba su seta, dal viterbese Giovanni Francesco Romanelli. La Sala del Veronese deve il suo nome a una grande tela raffigurante la Cena di Cristo in casa di un Fariseo, copia di un originale del grande maestro veneto, opera di David Corte; l’arredamento è un bell’esempio di barocchetto genovese.
La Galleria degli Specchi è il locale più celebre del palazzo per il suo aspetto fastoso e scenografico. Fatta costruire da Eugenio Durazzo tra il 1682 e il 1685, si ispira alle gallerie dei più famosi palazzi del tempo. Modesta nelle dimensioni, sfrutta il gioco degli specchi per moltiplicare gli spazi. La decorazione a fresco (1730) è di Domenico Parodi, completata da una serie di statue romane largamente restaurate. La galleria nell’insieme delle raffigurazioni che l’adornano costituiva una specie di messaggio morale per i potenti che la frequentavano: affreschi e statue vogliono infatti ammonire per i vizi possono condurre alla rovina coloro che la virtù ha innalzato. Sulla parete di fondo il Ratto di Proserpina, famoso dipinto di Francesco Schiaffino.
L’anticamera faceva parte del “corpo separato” dell’originale complesso del palazzo Balbi, cui venne organicamente congiunto dopo il 1680; dopo il passaggio ai Savoia fu adattata ad anticamera dell’appartamento del Duca di Genova. L’interesse di questa camera è legato essenzialmente alla vasta decorazione realizzata (1650-1655) da Valerio Castello: il ciclo intende celebrare la gloria della famiglia Balbi con la rappresentazione della Virtù e delle Arti liberali.
La Camera del duca di Genova venne affrescata dai bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli. Le allegorie sono un inno al lieto vivere, all’amore, all’ebbrezza del vino; i due artisti interruppero il loro soggiorno a Genova (1650) irritati dalle osservazioni del maggiordomo dei Balbi sul loro lavoro. Sopra il cassettone è la Sibilla Samia, opera raffinata, per quanto giovanile, di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino; di fronte il Matrimonio mistico di Santa Caterina di Giovanni Andrea De Ferrari.
Nella Gallerietta sono presenti sfarzosi stucchi, La Giustizia davanti a Giove (1655) di Giovanni Battista Carlone e scene mitologiche: Il supplizio di Tizio, Prometeo anima la statua; Ercole inacatena cerbero(1694), di Giovanni Andrea Carlone figlio del precedente.
Nella Cappella è presente una pregevole scultura di Filippo Parodi: Cristo alla colonna.
Nella Sala del Trono vi sono due grandi tele di Luca Giordano: Clorinda impedisce l’uccisione di Olindo e Sofronia dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e Perseo pietrifica Fineo con la testa della Gorgone ispirata a Ovidio.
Nella sala delle udienze, accanto all’ingresso, c’è il “Ritratto di Caterina Durazzo” di Van Dyck.
Nella camera da letto del re vi sono belle allegorie delle “Stagioni” del savonese Bartolomeo Guidobono e il pregevolissimo Narciso di Jan Roos.
Il salotto celeste è arredato in stile Luigi XV; mentre l’arredamento del salotto giallo, nello studio della regina, proviene dai palazzi reali del Piemonte.
Il salotto della regina ha conservato il suo aspetto settecentesco. La sala è dominata dal Cristo in casa del fariseo di Domenico Fiasella, sensibile all’influsso del Caravaggio.
La camera della regina ha invece cambiato l’arredo originale; sulle pareti due ottime tele di Bernardo Strozzi: Santa Chiara e San Lorenzo.
La sala dell’aurora prende nome dall’affresco del soffitto, opera di Jacopo Antonio Boni (1760). Sulla parete d’ingresso, “Estasi di Santa Teresa”, bella tela di Bernardo Strozzi.
Nella sala degli arazzi sono presenti alcuni ritratti di principi e sovrani di casa Savoia.
Il salone da Ballo, già barocco, fu rifatto nel 1842.
Infine la sala dei fiamminghi con alle pareti due interessanti tavole raffiguranti Episodi del martirio di santa Caterina e santa Agnese. Nella parete di fondo un crocefisso di Van Dyck.
Sito di riferimento: www.palazzorealegenova.it