Lecce, centro principale della stupenda penisola salentina, è un autentico gioiello barocco. Lo scrittore e storico tedesco del XIX secolo Ferdinand Gregorovius la definisce addirittura “la Firenze del barocco”. Splendide chiese e palazzi, dalle facciate riccamente decorate, si susseguono nel centro storico della città costituendo un autentico e peculiare stile: il barocco leccese.
Sviluppo storico del barocco leccese
Il grande sviluppo del barocco leccese si ha nel periodo della Controriforma: a Lecce, come a Roma, l'architettura e la scultura, abbandonate le linee classiche del Rinascimento, divengono un tripudio di forma e movimento, una grande celebrazione della gloria di Dio e della Chiesa, nonchè del potere dei committenti. Personaggio chiave di questo sviluppo fu senza dubbio il vescovo Luigi Pappacoda che, commissionando ai migliori artisti leccesi chiese, edifici e restauri, fece sorgere la nuova Lecce le cui meraviglie sono pervenute sino ai nostri giorni. I suoi successori non furono da meno del Pappacoda, commissionando ai grandi architetti ed artigiani leccesi fini e pregiati lavori architettonici e decorativi.
Le peculiarità dello stile
Il barocco leccese è però uno stile dotato di caratteristiche particolari; a differenza delle grandi opere del Bernini e del Borromini a Roma, autentiche rivoluzioni della forma e dello spazio, il barocco leccese si esprime quasi esclusivamente nelle complesse e fantasiose decorazione della facciate delle chiese e dei palazzi; si riscontra in esso l'influenza del "plateresco" spagnolo, stile architettonico ed artistico la cui caratteristica sono gli ornamenti ad imitazione dei "plata", i lavori di argenteria. Caratteristica di questo stile è l’utilizzo, sia nell’architettura che nella scultura, della cosiddetta “pietra leccese”, roccia calcarea detta anche "pietra gentile" perché caratterizzata, appena estratta, da una consistenza tenera e malleabile che ne rende molto facile la lavorazione con lo scappello, l’accetta e, a volte, addirittura le mani. La pietra leccese viene modellata dagli esperti scultori, artigiani, carpentieri salentini che danno vita ai complicati trafori, ai ricchi rosoni, alle splendide cornici, ai lussureggianti tripudi di fiori, frutta e puttini che adornano le facciate dei monumenti della città, quasi come fossero dei ricami. Una curiosità: per rendere la pietra più resistente agli agenti atmosferici questa veniva bagnata col latte.
Le tappe fondamentali del barocco leccese
Tappa obbligata del tour barocco a Lecce è, innanzitutto, la Basilica di Santa Croce, vero è proprio simbolo di questo stile. La facciata della basilica, quasi fosse un "gigantesco altare" ricamato, si staglia imponente ed elegante condensando l'arte dei principali artisti dell'epoca, da Gabriele Riccardi ad Antonio e Giuseppe Zimbalo, da Cesare Penna a Giuseppe Cino. Edificata tra il 1549 e il 1695, si offre al visitatore in tutta la sua magnificienza, grazie anche alle recenti opere di restauro.
Affianco alla basilica troviamo l'ex convento dei Celestini, voluto sempre dal vescovo Pappacoda e al quale lavorarono gli Zimbalo e il Cino.
La Piazza Sant'Oronzo è un'altra tappa obbligata: qui svetta la Colonna Sant'Oronzo, altra opera del Cimbalo, con in cima la statua del Santo Patrono della città.
Altra meraviglia barocca è Piazza del Duomo. La piazza diviene il simbolo di una città resa, nella volontà del Pappacoda e dei suoi successori all'episcopato, una "reggia" simbolo del potere "temporale" e "personale" dei vescovi.
Nella Piazza troviamo il Duomo, costruito per la prima volta nel 1144 e completamente ristrutturato e "baroccheggiato" da Giuseppe Zimbalo, autore anche del monumentale Campanile alto 70 metri.
Vi è poi l'Episcopio, la residenza del vescovo, costruita nel XV secolo ed ultimata nel 1761, per volontà di monsignor Alfonso Sozy-Carafa, dal talentuoso architetto Emanuele Manieri che, insieme al fratello Mauro, porterà le meraviglie del barocco leccese anche al di fuori della città, nel restante Salento.
Altro interessante edificio è il Seminario, realizzato da Giuseppe Cino tra il 1694 e il 1709 per volontà del vescoco Michele Pignatelli, al cui interno si trovano uno stupendo pozzo del Cino dalle incantevoli decorazioni.
Lecce viene anche definita la città delle chiese: non stupisce, in quanto i principali promotori dell'opere architettoniche barocche furono proprio i membri del clero. Se ne contano, nel centro storico, più di quaranta. Particolarmente bella la Chiesa dei santi Nicolò e Cataldo, all'interno del cimitero: fu edificata per volontà del re normanno Tancredi nel 1180 ma la facciata venne ristrutturata ed arricchita da stupende statue in pietra leccese dal Cino.
Si segnalano, tra le altre, anche la Chiesa di Santa Chiara, la Chiesa di San Matteo e la Chiesa di Santa Irene.