La villa veneta
Scritto da Laura Savani. Pubblicato in la villa barocca
Quando la stagione teatrale veneziana subiva un arresto fra luglio ed ottobre, i nobili e i ricchi sciamavano nelle loro ville sulla terraferma le più sontuose delle quali erano disseminate lungo le rive del Brenta, sullo sfondo d'uno scenario naturale di incomparabile bellezza.
A progettarle e decorarle erano chiamati gli architetti, gli scultori e i pittori più in voga. Esse eguagliavano e spesso superavano in magnificenza, grandiosità e dovizia di arredi i fastosi palazzi sul Canalgrande.
I parchi, i giardini all'italiana popolati di statue, cascate, peschiere, fontane, tritoni facevano di queste dimore veri e propri paradisi terrestri.
La vita dei loro inquilini non era meno brillante e sfarzosa di quella cittadina, le feste si susseguivano ad un ritmo ancora più frenetico, e il lusso si faceva più ostentato ed insolente: maggiordomi in polpe, cocchieri in livrea, carrozze cesellate, guarnite d'oro e d'avorio, cavalli impennacchiati con frontali di velluto, collari di seta, borchie d'argento.
Ai balli e ai banchetti s'alternavano gite in campagna, battute di caccia, partite a carte, giochi di società. Il momento più solenne della giornata era quello del caffè, che veniva servito alle cinque del pomeriggio. Se ne faceva un tale scialo che il suo acquisto assorbiva buona parte del bilancio domestico.