Il gusto dell'eccesso
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in neobarocco
Le epoche statiche lavorano sul centro e sul limite; le epoche dinamiche, rivoluzionarie, lavorano sull’eccesso ossia sull’abbattimento del limite.
L’epoca neobarocca è più complessa perché lavora su entrambi i fronti, limite ed eccesso, mantenendosi in precario equilibrio. Non è veramente rivoluzionaria perché l’eccesso riguarda soprattutto aspetti esteriori e formali che non arrivano a sgretolare i principi su cui si basa la società.
Le avanguardie sono rivoluzionarie, il neobarocco no.
L’eccentrico è colui che agisce ai limiti di un sistema ordinato, senza minacciarne la regolarità. Semplicemente, pone il suo centro alla periferia del sistema. È il regno della moda, delle rockstar e di chi entra nel guinness dei primati mangiando un chilo di cavallette vive in un minuto. Le imprese folli sono state ormai industrializzate in varie trasmissioni televisive, a dimostrazione (se ce ne fosse bisogno) della loro scarsa portata rivoluzionaria.
L’eccesso vero e proprio provoca un abbattimento del confine. Se nelle epoche classiche l’abbattimento è provocato dal barbaro che irrompe dall’esterno del sistema, nelle epoche barocche è generato dall’interno. Ma siccome l’eccesso barocco riguarda le forme più che i contenuti, finisce per essere accettato dal sistema e l’abbattimento del limite provoca un semplice spostamento delle frontiere.
Un esempio di eccesso barocco è l’estetica del brutto, già presente nel barocco storico: il cinema crea volentieri scene di sesso estremo, violenza e orrore sempre più macabre e particolareggiate.
Un altro esempio comune al barocco storico è la dismisura e il gigantismo: se nel Seicento Bernini creava giganteschi apparati effimeri per le processioni religiose, oggi assistiamo a megaraduni rock con palchi chilometrici e centinaia di maxischermi, grandi expo universali con milioni di visitatori che rimandano a quelle di fine ‘800, isterismi di massa, matrimoni faraonici delle star o dei principi ereditari, maratone di spettacolo non stop per beneficenza o altro motivo meno nobile.