La fisiognomica è l’arte di dedurre il carattere e il destino di un individuo analizzando la sua costituzione anatomica. I medici usarono questa disciplina ritenendo risalisse a Ippocrate, e Aristotele ne aveva codificato i principi essenziali che consistevano nel dedurre le inclinazioni, le abitudini e le passioni di un individuo esaminandone l’andatura, i gesti, il contegno, la bellezza o la bruttezza, la voce, la pinguedine, la forma e le dimensioni dei suoi organi.
Le regole della fisiognomica
l’affinità dell’aspetto esteriore con i caratteri psicologici e morali: un aspetto triste indica un temperamento triste, etc
l’analogia fra uomo e animale: l’individuo che assomiglia a una volpe è astuto come una volpe.
la differenziazione dei sessi: l’uomo che assomiglia a una donna è privo di caratteristiche virili e, al contrario, la donna che assomiglia a un uomo è priva di qualità femminili.
l’influenza dei diversi tipi di clima:che determinano, nei diversi paesi, tipi etnici differenti.
Aristotele aggiunse la regola sillogistica, che consentiva un’analisi e una deduzione logica basata su questi segni esteriori.
Giambattista della Porta
Il primo trattato sintetico sull’argomento è il De Humana physiognomonia (1586) di Giambattista della Porta. Egli fu un bambino prodigio che, a soli dieci anni, stupiva i professori con le sue straordinarie composizioni latine; dopo aver compiuto numerosi viaggi in vari paesi d’Europa fondò, a Napoli, l’Accademia dei Segreti cui erano ammessi solo gli studiosi che avessero intuito e svelato un segreto nel campo della medicina o della fisica. Questo scienziato, che fu anche un letterato di vasta cultura, scrisse quattordici commedie, di cui alcune rappresentate con successo. Giambattista della Porta definisce la fisiognomia in questi termini: « È un metodo che permette di conoscere le attitudini e la natura degli uomini interpretando i segni fissi e permanenti del suo corpo e i mutamenti che tali segni subiscono reagendo agli stimoli esterni».
La sua opera è divisa in quattro libri: il primo espone osservazioni di carattere generale volte a distinguere gli elementi utili per un corretto esame fisiognomico. In ogni individuo esistono segni specifici e altri comuni: i segni specifici sono fondamentali in quanto «hanno una precisa corrispondenza con le caratteristiche o le anomalie che rivelano». Il secondo libro, composto di cinquantacinque capitoli, analizza la testa, i capelli, la fronte, le sopracciglia, le tempie, le orecchie, il naso, le guance, le labbra, i denti, la lingua, la respirazione, il riso, la voce, le mascelle, il mento, il collo, le clavicole, le spalle, il torace, il ventre, l’ombelico, le braccia, le mani, le dita, le unghie, le cosce, le natiche, le ginocchia, i polpacci, i talloni, i piedi, l’andatura, etc. Il terzo libro è completamente dedicato agli occhi di cui si esaminano il colore, il taglio, l’ammiccare, le occhiaie, le palpebre, le diverse espressioni, le anomalie. Il quarto libro descrive i vari tipi umani: definisce cioè il volto dell’uomo giusto e quello del malvagio, dell’individuo fedele e dell’infedele, del prudente e del temerario, dell’uomo crudele, dell’idiota, dell’individuo geniale, dell’orgoglioso, dell’empio, del codardo, del subdolo e così via. L’ultimo capitolo è uno studio analitico dei segni particolari e delle macchie naturali. Il della Porta istituisce un confronto costante fra morfologia umana e morfologia animale. Concorda con Aristotele nel ritenere che l’uomo ideale debba assomigliare a un leone e aggiunge che la pantera «presenta forti analogie, nella struttura corporea e negli atteggiamenti, con la donna », ha infatti, come una donna che sia ben proporzionata, «il collo molto lungo e sottile, il torace dotato di costole minute, le natiche e le cosce carnose, il dorso slanciato, il ventre e il bacino lisci, privi cioè di protuberanze o cavità.»
Paragona una scultura che rappresenta la testa di Platone a quella di un cane, una testa dell’imperatore Vitellio a un gufo, dimostrando come queste analogie morfologiche influiscano sui vari caratteri umani. Gli individui volubili assomigliano a uccelli, gli invidiosi sembrano creati per azzannare: « Le loro labbra inferiori sono molli e rigonfie attorno ai canini ». Tutte le sue osservazioni danno l’impressione di una commedia universale in cui ogni attore è perfettamente calato in una parte da recitare. Il della Porta descrive in termini plastici i golosi: « In loro, lo spazio che separa l’ombelico dalla parte inferiore del petto è più lungo di quello che divide quest’ultimo dalla gola». Gli impudichi: « Hanno il corpo inclinato sul lato destro e camminano con i piedi e le gambe ruotate, la loro capigliatura è folta ». Gli avari: « Hanno il collo ripiegato in avanti e le spalle ricurve sul petto; il corpo pare spezzato, i loro occhi sono umidi e hanno un’espressione fosca». Naturalmente non si deve giudicare un uomo da uno o due particolari isolati: «E opportuno ricordare che non si può dedurre la verità, né intuire quali siano le inclinazioni e l’indole naturale di un individuo da un unico segno particolare, neppure se accentuato: è necessario analizzarne molti e essenziali e, soprattutto, quelli che rivelano un’affinità e una coerenza nel loro complesso ». L’opera del della Porta sintetizza tutte quelle dei suoi predecessori che egli cita puntualmente, risalendo agli arabi come Rhazes. ed evita di esprimere il suo giudizio su un segno particolare, senza aver prima riferito tutto ciò che, in proposito, è stato affermato dagli studiosi che lo hanno preceduto. Ricordando, per esempio, che Aristotele aveva affermato che gli appassionati dei giochi d’azzardo «hanno capelli fitti, neri e lisci, la barba folta e le tempie coperte di peli irti », precisa: « Noi aggiungiamo che il loro sguardo è rivolto verso l’alto e i loro occhi sono grandi e leggermente arrossati».
Della Porta rivela inoltre un’audacia straordinaria in quanto parla degli organi genitali, sottolineando che la scienza non deve simulare falsi pudori. Il volto stesso suggerisce infatti la conformazione del sesso: «Le varie parti del corpo hanno una reciproca corrispondenza: il taglio della bocca e la carnosità o la sottigliezza delle labbra, per esempio, indicano con precisione la conformazione degli organi genitali femminili, esattamente come la dimensione del naso suggerisce quella del membro virile »‘. Il della Porta trae alcune deduzioni sull’individuo analizzandone il pube (« Se il pelo è chiaro, liscio e morbido, l’uomo non è né lussurioso né fecondo») e le dimensioni degli organi genitali, ma critica con decisione ogni forma di eccesso e di arbitrarietà nell’interpretazione di tali elementi: « E' opinione comune che l’uomo il cui membro sia inclinato sul lato sinistro, generi figli maschi, in quanto immette il suo sperma nel lato sinistro dell’utero e viceversa. Tale convinzione è condivisa anche da molti medici, mentre, personalmente, ho verificato che è assolutamente priva di fondamento ».
Marin Cureau de la Chambre
Molti furono gli studiosi di fisionomica del diciottesimo secolo. Tra questi, l’opera del medico Marin Cureau de la Chambre è ancora interessante: Art de connoistre les hommes (1659) è chiara ed espone un metodo per intuire i diversi temperamenti attraverso l’analisi dei segni specifici che essi imprimono sul corpo umano. Cureau de la Chambre adeguò la fisiognomia alla sua teoria delle passioni, che egli divideva in otto passioni semplici — quattro determinate dall’appetito concupiscibile (amore, odio, dolore, piacere), quattro dal l’appetito irascibile (perseveranza, scoramento, audacia, timore) — e in undici passioni complesse (dalla speranza all’agonia, che è un conflitto fra dolore, angoscia e coraggio). Dimostrò che la «perfezione naturale» è profondamente diversa nell’uomo e nella donna, poiché un atteggiamento che costituirebbe un difetto nell’uno diventa qualità nell’altra: « Come non si può considerare negativamente il fatto che una lepre sia timida, né che una tigre sia crudele, in quanto la loro stessa natura implica queste caratteristiche, non si devono considerare difetti, nella donna, la timidezza, la diffidenza, la volubilità, in quanto sono perfettamente naturali e adeguate al suo sesso, che risulterebbe imperfetto se ne fosse privo »
Kaspar Lavater (1741-1801)
Nacque a Zurigo e fu pastore e membro del concistoro supremo. Nel 1772 pubblicò a Lipsia la sua opera più celebre: La Fisiognomia, che ampliò e tradusse in francese intitolandola La Physiognomonie ou l’art de connaitre les hommes et de les faire aimer (1783). L’obiettivo di Lavater è morale e religioso: vuole fornire ai lettori uno strumento per scegliere amici buoni e costruttivi ed evitare le cattive compagnie. Il suo libro è composto da una « serie di frammenti », privi di ordine sistematico e rigoroso, caratterizzati da uno stile spesso liricamente mistico. Parlando della bocca, si abbandona ad affermazioni estatiche: «Ah! Se l’uomo capisse a fondo il valore e la nobiltà della sua bocca, profferirebbe unicamente parole divine ». Raccomanda di analizzare le due labbra separatamente, di esaminare la linea formata dal loro congiungimento, il centro del labbro superiore, quello del labbro inferiore e i due angoli esterni della bocca: "Dall’osservazione si deduce che esiste una perfetta corrispondenza fra le labbra e il carattere di una persona. Se il taglio della bocca è deciso o, al contrario, incerto e mutevole, il carattere dell’individuo è sempre assolutamente coerente e caratterizzato quindi da sicurezza o instabilità". Lavater, venerato dai medici francesi del Primo Impero, che gli dedicarono numerosi corsi all’Ecole de médecine di Parigi, ha avuto l’incontestabile merito di distinguere nettamente la patofisiognomia ( la scienza che studia i segni esteriori determinati dalle passioni ), la fisiognomia comparata, lo studio delle varie fisionomie in stato di quiete, le fisionomie strutturali, quelle nazionali e le fisionomie alterate da inclinazioni perverse o da cattive abitudini. Ha insegnato agli studiosi a osservare criticamente l’uomo, sottolineando che «la capacità di osservazione sembra una dote quasi istintiva, mentre è una qualità estrema mente rara». Invitava gli studiosi di fisiognomia a prendere in considerazione innanzitutto la statura, poi le proporzioni dell’individuo e, infine, ad analizzare, successivamente, ogni parte del volto: « Io esamino. separatamente. la fronte, le sopracciglia, lo spazio che separa gli occhi, la linea che segna il passaggio dalla fronte al naso e il naso stesso. Attnibuisco particolare importanza all’angolo caratteristico che la punta del naso forma con il labbro superiore, e che può essere retto, ottuso o acuto. Analizzo con estrema attenzione la curva formata dall’osso della mascella, che ha spesso un significato determinante. Quanto all’occhio, misuro innanzitutto la sua distanza dalla radice del naso, per poi osservarne la grandezza, il colore e, infine, il contorno delle palpebre ». Nonostante alcune intuizioni e acute osservazioni sulla struttura del cranio e sulle inclinazioni dell’individuo, si possono rim proverare a Lavater alcune lacune e approssimazioni. Ha avuto l'intuizione della grafologia, come rivelano i suoi studi dei caratteri fisiognomici basati sulla scrittura, ma non è riuscito a sintetizzarla sistematicamente. I suoi aforismi si rivelano spesso troppo categorici: « Se sulla guancia di un individuo che sorride si formano tre linee parallele e circolari, vi è nel suo carattere un fondo di follia», oppure: « Denti molto lunghi indicano timidezza e fragilìtà di carattere », o ancora: « Se la bocca ha una lunghezza pari al doppio di quella dell’occhio, il soggetto in questione è indubbiamente uno sciocco » e infine: « Un profondo solco al centro del mento caratterizza, immancabilmente, un individuo posato, assennato e determinato », etc.