Premesse ambiziose
Henri de la Tour, visconte di Turenne, era stato insignito del titolo di primo gentiluomo di camera di Enrico IV e nel 1592 era stato nominato Maresciallo di Francia, forse la più alta onorificenza militare in assoluto. Aveva inoltre acquisito il ducato di Buillon dal primo matrimonio con Charlotte de la Marck.
Prende in seconde nozze Elisabetta di Nassau, figlia di Guglielmo I il Taciturno, sovrano d'Olanda e capostipite della prestigiosa dinastia degli Orange.
Da questa unione nasce l'11 settembre 1611 Henri, che fu allevato in ambiente protestante ma che presto si convertì al cattolicesimo su consiglio del predicatore e teologo Jacques Bènigne Bossuet. Ciò gli permise di accedere alle più alte cariche e di entrare nelle grazie della corte di Luigi XIII, retta dal cardinale Richelieu.
Un indisciplinato salvatore della patria
Durante la Guerra dei Trent'anni, si distinse nella battaglia di Friburgo, dove nell'agosto 1644 riuscì a strappare un' importante fortezza lungo il fiume Reno al controllo dell' esercito bavarese di Von Mercy, e l'anno successivo presso Nordlingen, al finco del principe Luigi di Borbone- Condè.
Le forze di Turenne erano state ricacciate indietro delle truppe imperiali, ma il giovane principe di sangue futuro trionfatore di Rocroi, venuto in loro aiuto, le sostenne in battaglia contribuendo sensibilmente alla vittoria.
Il generale imperiale Von Mercy cadde in battaglia, ma anche le truppe vincitrici di Turenne e Condè subirono delle ingentissime perdite, facendo di Nordlingen una delle più terribili carneficine della Guerra dei Trent'anni.
La vicinanza e il cameratismo che lo avevano legato al principe di Condè lo portarono ad appoggiare il principe dissidente nella Fronda del 1648, ma Mazzarino, ricordandogli la tradizionale fedeltà della sua famiglia alla corona, riuscì a ricondurlo a più miti consigli e a metterlo a capo delle armate reali.
Con un condottiero di tale abilità ed esperienza, gradito ai nobili e al popolo, Condè perse ogni speranza di riuscita e fu definitivamente sconfitto da Turenne presso Blènau il 7 aprile 1652.
Questo atto eroico, che testimoniava una totale abnegazione alla causa della corona di Francia, spinse il giovane Luigi XIV a concedere al comandante il suo perdono per aver partecipato ai movimenti frondisti della prima ora e ad onorarlo della carica di Maresciallo di Francia.
Trionfi e disfatte
Nell'ambito della guerra franco-spagnola, Turenne difese ancora l'onore della corona contro l'antico amico fuoriuscito Condè, alla guida delle truppe spagnole, sconfiggendolo nel 1658 nella battaglia delle Dune, presso Dunkerque.
Partecipò alle numerose campagne militari che Luigi XIV portò avanti nelle Fiandre, con risultati alterni: nel 1673 fu battuto dalle truppe imperiali del generale Montecuccoli, ma l'anno successivo si prese la rivincita presso Sinzheim, dove impedì il ricongiungimento degli imperiali con dei rinforzi. La vendetta di Turenne per la sconfitta subita nel '73 fu terribile: attraversando la regione tedesca del Palatinato, la mise a ferro e fuoco, abbandonandosi ad ogni tipo di abuso e violenza.
Questa vittoria schiacciante e questo sfoggio violento di superiorità militare valse in patria al Maresciallo il soprannome di Grand Turenne.
Sconfisse nuovamente le truppe imperiali in Alsazia nella battaglia di Entzheim, ma per le ingenti perdite subite e la sproporzione numerica fu costretto a ritirarsi su Saverne e Hagenau, permettendo agli imperiali di acquartierarsi per l'inverno in una posizione molto favorevole.
Un capolavoro strategico
Durante l'inverno del 1674, arrivati ad una situazione di stallo nel conflitto contro l'Impero e contrariamente alle usanze del tempo, Turenne ebbe l'ardire di attaccare durante la stagione fredda e da una posizione considerata svantaggiata.
Gli imperiali si erano stabiliti in una valle dei Vosgi e il Maresciallo li sorprese scendendo dai monti. L'offensiva fu preparata presso il castello di Engelburg (poi successivamente fatto radere al suolo da Luigi XIV) in una località che ancora oggi è nota come Camp Turenne: il 5 gennaio 1675 le truppe francesi scesero a precipizio a valle, cogliendo il nemico di sorpresa e mettendolo in fuga dall'altra parte del Reno.
Impressionato da questa audace e mirabolante vittoria, il Re Sole gli riconfermò il comando della campagna del 1675, dove Turenne si sarebbe di nuovo trovato faccia a faccia col suo antico e acerrimo nemico Montecuccoli.
Nascita di una leggenda
La campagna contro Montecuccoli fu condotta da Turenne con abilità e perizia, non senza che il generale imperiale, anch'egli grande stratega, desse del filo da torcere al Maresciallo di Francia.
Ma quando, dopo la vittoriosa battaglia di Salzbach, le operazioni sembravano giungere ad una svolta positiva e definitiva per i francesi, Turenne muore colpito da una cannonata in pieno petto durante una ricognizione di routine il 27 luglio del 1675.
Luigi XIV gli concesse l'onore sontuose di esequie pubbliche e di essere seppellito nell'Abbazia di Saint Denis, accanto agli antichi re di Francia, ove rimase fino a quando Napoleone Bonaparte, grande ammiratore del Maresciallo, lo fece traslare nella chiesa Des Invalides.
Turenne aumentò e potenziò la professionalità e la preparazione dell'esercito francese, introducendo nuove tecniche di addestramento e nuove manovre tattiche considerate impensabili prima di lui.
La sua precisione, meticolosità, intransigenza in battaglia, accanto ad un cameratismo e ad un profondo rispetto umano mostrato non solo nei confronti dei pari grado, fecero di Turenne una vera e propria leggenda militare, alimentata dai resoconti emozionanti e lusinghieri del duca di Malborough, che aveva preso parte alla campagna d'Olanda sotto il suo comando, e dalla celebre lista di Napoleone I, dove tra i sette più grandi comandanti della storia Turenne figurava come unico francese degno di quell'onore.