La rivalutazione dell'Asia
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in società barocca
Il crescente interesse per le cose orientali si manifestò in varie maniere. Esso, infatti, contribuì a nuove ipotesi circa la possibilità di scoprire un passaggio a nord-ovest, una rotta praticabile che unisse l’Atlantico e il Pacifico intorno alla costa settentrionale dell’America. Il suo risultato più importante furono le scoperte fatte dal capitano James Cook nel suo ultimo viaggio nel 1776-79. Portò anche a nuovi tentativi di estendere l’influenza europea agli stati dell’Asia sud-orientale. Ma nessun tentativo di espansione in Oriente fatto dall’Inghilterra o dalla Francia ebbe grande successo fuori dell’India. Gli stabilimenti commerciali cominciarono ben presto a decadere. I trattati firmati con i sovrani indigeni furono violati o mai applicati. Inoltre negli ultimi decenni del secolo si ebbe, nella politica coloniale dei due stati, un cambiamento che avrebbe avuto importanti implicazioni per il futuro di grandi regioni del mondo. L’idea che l’America fosse la più grande regione di una espansione europea d’oltremare si scontrava ormai con la consapevolezza delle occasioni offerte dall’Oriente.
Le relazioni dell’Europa con il resto del mondo nel diciottesimo secolo influirono non solo sulla politica e sull’economia ma anche sulla vita intellettuale e artistica del continente. L’esplorazione e la colonizzazione, la pubblicazione di descrizioni sempre più complete e dettagliate delle nuove regioni scoperte, davano agli europei il senso della varietà delle abitudini e dei costumi umani. In particolare il contatto con le grandi civiltà dell’Oriente scosse in molti la sicurezza nella superiorità del loro continente.
Importazioni dall’Asia
Le importazioni dell’Europa dall’Asia erano importanti, ma diffenti dalle Americane. Dall’est e dall’ovest venivano materie prime per le sue industrie: cotone, seta, zucchero e spezie, tè, tessuti, sete e porcellane. Queste importazioni erano limitate come quantità ma avevano un’importanza psicologica e artistica senza confronti con la loro consistenza materiale. Migliaia di europei che non avevano mai messo piede in Asia si fecero da quei prodotti un’idea (spesso sbagliata) dell’Oriente. La loro bellezza e la raffinatezza dell’esecuzione stimolarono l’emulazione delle fabbriche europee, che alla fine, sotto certi aspetti, li superarono.
Tuttavia ci sono ancora molte domande a cui gli studiosi non sono riusciti a dare alcuna risposta. Certo è che alcuni stati europei ricavassero dei profitti dalle attività commerciali e dai possedimenti d’oltremare. Non è però possibile sapere se questi profitti abbiano fornito il capitale necessario per dare la prima spinta alla rivoluzione industriale. E’ inoltre da ricordare che se le colonie già costituite potevano aumentare le risorse di capitale della madrepatria, le colonie in via di formazione tendevano invece invariabilmente a sfruttarle.
La Cina
L’interesse per la Cina aveva cominciato a svilupparsi alla fine del diciassettesimo secolo. Le informazioni che si moltiplicarono così abbondantemente in questo periodo, si basavano però su una conoscenza limitatissima e spesso completamente errata del paese come l’idea che vi predominasse il pensiero razionale e illuminato, invece del misticismo e della superstizione. Ma la Persia e l’India non ebbero grande influenza intellettuale sull’Europa. Questo perché se da una parte erano più accessibili della Cina, dall’altra erano tutti politicamente deboli.
La vita artistica dell’Europa fu influenzata dall’esempio della Cina. Alcuni dei più importanti pittori del secolo trassero ispirazione dall’arte cinese. I motivi cinesi o pseudo-cinesi diventarono comuni nell’architettura europea. L’immensa popolarità della porcellana, « il tipico materiale del rococò », fu il risultato dell’importazione di ceramiche cinesi e delle imitazioni europee. Mai l’Europa aveva ricevuto uno stimolo artistico così potente da un altro continente.