Nostra signora degli amori. H. Walpole
Le origini di una cortigiana
Anne de Lenclos detta Ninon, nacque a Parigi il 15 maggio 1620. Il padre, Henri de Lenclos, era un militare di carriera, affascinante e un po’ guascone, senza un soldo ma appartenente alla vecchia nobiltà. Dopo aver militato al servizio di diversi principi, era diventato il braccio destro del maresciallo de Saint-Luc, che l’aveva promosso da luogotenente a capitano. Di carattere impusivo e rissoso, era un buon soldato senza però avere le caratteristiche del guerriero. Nelle feste che Saint-Luc dava nella sua casa in Place Royale, non mancava mai il liuto del cavaliere de Lenclos; strumento che anche sua figlia imparerà a suonare alla perfezione. Henri aveva sposato, per la sua buona dote e per la sua inossidabile virtù, Marie Barbara de La Marche, una borghese la cui famiglia aveva ricevuto un piccolo titolo nobiliare.
Marie Barbara aveva dato a suo marito un primogenito maschio, morto in fasce e un secondo figlio maschio che morì, giovanissimo, per una polmonite.
Anne la terzogenita, chiamata affettuosamente Ninon dal padre, crebbe a Parigi in un palazzo nel Marais, un quartiere all’epoca, molto amato dai parigini perché nuovo ed arioso. Presto, per volere del padre, imparò a cavalcare e a tirare di scherma. A Loches nel maniero di campagna della zia paterna, la baronessa Christine de Montague, ricevette lezioni di teologia e filosofia e conobbe il futuro duca de La Rochefoucauld.
A diciassette anni Ninon rimase orfana di madre. Il padre che aveva ucciso in un duello il marito della sua amante, fuggì e si rifugiò in Olanda dove gli venne offerta dal Cardinale Richelieu, la possibilità di lavorare come osservatore; rivedrà sua figlia solo molti anni dopo. Ninon si ritrovò, così, sola e senza un soldo, con il misero vitalizio della madre lasciatole provvisoriamente dai parenti. All’inizio, la Lenclos si ritirò in convento ma poi il suo spirito libero e mondano ebbe la meglio. Decise di riprendere possesso della sua casa e di vivere sola con due domestici, cosa inaccettabile per i benpensanti, continuando i suoi studi di filosofia con l’abate Puy. L’amicizia con la duchessa de La Ferté diede una svolta alla sua vita. Grazie all’amica Ninon fu ammessa nel salotto di Madame Rambouillet ed entrò ufficialmente in società.
Il salotto della Marchesa de Rambouillet
Donna di spirito e di gran talento, Catherine de Vivonne Marchesa de Rambouillet non era una bellezza ma univa al suo fascino uno speciale mélange di spirito e di alterigia; era una gran signora che da tempo non frequentava più la corte perché non sopportava la grossolanità dei nobili e delle dame. Per contro ne aveva creata una tutta sua nella suo palazzo; aveva tracciato lei stesse su due fogli di carta il disegno della sua dimora con quella grande scalinata laterale che la rendeva unica. Nella sua stanza da letto, la Camera Azzurra, riceveva le sue amiche e anche qualche visitatore. Gli inviti della Marchesa erano ricercatissimi perchè la padrona di casa gli estendeva spesso al mondo intellettuale e politico. Il Cardinale Richelieu, il filosofo Saint-Evremond, il Duca de La Rochefoucauld, il poeta Scarron, Voiture, Racat e i più bei nomi dell’almanacco nobiliare di Francia frequentavano il salotto Rambouillet. Celebri cortigiane, come Marion Delorme e aristocratiche signore, le ben note “Preziose” come Madeleine de Scudery, Henriette de La Suze, la duchessa Cécile de La Ferté, Julie d’Angennes, Madame de La Sablière avevano creato con la Marchesa il primo nucleo di femministe ante-litteram.
Quel salotto, fu per molti anni primo e unico a Parigi, nato sotto la spinta di idee e ribellioni come l’emancipazione femminile, e il diritto delle donne a non sottoporsi al servaggio matrimoniale. Gli inviti della Marchesa erano preceduti da una rigorosa selezione che non riguardava la nascita e il censo quanto l’esprit, un dono raro e complesso che non tutti potevano possedere.
Fu probabilmente in questo salotto che il Preziosismo divenne un fenomeno sociale, linguistico e letterario. I Preziosi e le Preziose si proponevano di raggiungere la più grande raffinatezza nei sentimenti, ricercando il grazioso, il piccante, l’inatteso e il sopraffino,alle volte raggiungendo eccessi ridicoli. Soprattutto le dame, le précieuses di Parigi e della provincia, divennero oggetto di satira.
Fu frequentando palazzo Rambouillet che Ninon cominciò a capire come funzionava un salotto dove gli uomini si trovavano bene al di là del fatto di desiderare la padrona di casa. Affascinante e spegiudicata riuscì a sedurre il Cardinale Richelieu e strinse amicizia con la Delorme.
Marion Delorme
Marion Delorme era la figlia del barone di Baye, era davvero molto bella, con un viso singolare e piena di fascino, una vera cortigiana devota ai suoi amanti e libertina.
Era diventata per Richelieu una sorta di spia. Amante del Conte de Cinq-Mars favorito di Luigi XIII, e follemente innamorata di lui, lo avrebbe involontariamente tradito causandone la caduta.
Anche lei aveva un salotto, un salotto sul quale incombeva spesso il pericolo dell’eccesso, e Ninon cominciò a frequentarlo su suo invito.
La Delorme divenne per Ninon un modello di gusto e di comportamento ma a differenza di Marion, La Lenclos non era una vera cortigiana, ma semplicemente una donna libera che voleva vivere come un uomo, scegliendosi gli amanti che le piacevano al di là di ogni considerazione e pregiudizio.
Il salotto dell’enfant gaté du Marais
Decise di aprire un salotto anche lei, ma per farlo avrebbe avuto bisogno di denaro che non aveva. Accettò quindi un contributo da parte del consigliere Jean Coulon, suo devoto amico, di cinquecento livres che le permisero di arricchire i suoi inviti a cena e di comprare vini scelti per i suoi ospiti.
Cominciò ad invitare gli amici e ad intrattenersi con quelli che avevano tempo di restare. La sua tavola però, non era mai affolata; la Lenclos odiava il chiasso. Molti si fecero avanti offrendole il loro aiuto con cambiali; l’aiutavano senza pretendere nulla in cambio, paghi di far parte della sua cerchia e di godere della sua compagnia.
Nel suo salotto Ninon si diede a “costruire” il piacere dell’amicizia fra uomo e donna senza per questo rinunciare all’amore. Amava gli uomini e allo stesso tempo ne era amica. Era disponibile ad ascoltarli e a consigliarli tenendo la massima segrettezza sulle loro confidenze. Il salotto di Ninon divenne in un certo senso il primo harem maschile della storia di Francia. Ma non per questo la Lenclos disdegnò le amicizie femminili. Coltivò le amicizie con Madame de La Sabliére, con Madame de La Suze e con Mademoiselle de Scudéry della quale fu una fervente lettrice. Continuò a frequentare palazzo Rambouillet e Marion Delorme nel cui salotto conobbe Gaspard de Coligny, suo grande amore.
Ritratto di una cortigiana
La prima a tratteggiare un ritratto di Ninon, fu Masemoiselle de Scudéry nel suo romanzo Clelia: Clarice (il nome da Preziosa di Ninon) ha un’amabile miscuglio di gaiezza spontanea e di pensosa malinconia. La prima diviene, talora deliziosa malizia, la malinconia invece la mette in simpatia immediata con gli amici che hanno un motivo di tristezza. Ama gli scherzi innocenti e ride volentieri, ma sa piangere ed essere presente quando l’amicizia lo richiede.
Angélique Petit la dipinse invece esteriormente: “ Nessuno balla meglio di lei e suona il liuto da incantare. Ha un timbro di voce tenero e delicato, più armonioso di tante voci che vanno per la maggiore. Una certa timidezza le impedisce di esibirsi spesso, ma quando lo fa il suo canto ha un’ammirevole perfezione di toni.”
I suoi contemporanei, o quelli venuti immediatamente dopo, sono comunque contradditori nel parlare di lei.
Era una delle donne più affascinanti di Parigi anche se non era certo la più bella. Aveva gli occhi distanti e il naso lungo, era un po’ scarsa di petto e portava i capelli corti e ricciuti; per contro aveva un bel collo e delle bellissime spalle.
La Bruyère la definì: “ Una bella donna che ha le qualità di un galantuomo è quel che di meglio c’è al mondo: riunisce i meriti dei due sessi.”
In una lettera Ninon stessa espresse al meglio il segreto del suo fascino: “ La filosofia si addice ai godimenti dello spirito. Ma la saggezza non basta: bisogna anche piacere.”
La Marchesa di Sévigné
Grazie alla duchessa di Loungueville, Ninon fu ricevuta a corte al ricevimento in onore di Louis d’Enghien, che divenne anche lui suo amante,e qui cantò con la sua voce da contralto accompagnandosi al liuto , alla presenza della regina Anna d’Austria divenuta reggente, del cardinale Mazzarino e della corte tutta.
Durante il periodo della Fronda (1648), la Lenclos decise di ritirarsi in convento presso le Orsoline aspettando che le ribellione a Parigi si calmassero. L’anno dopo riabbracciò dopo, quasi quindici anni di assenza, il padre tornato dall’Olanda.
Fu durante il periodo della Fronda che il destino della Lenclos si intrecciò con quello di una dama di costumi irreprensibili e da tutti molto ammirata: Marie de Rabutin-Chantal, marchesa di Sévigné, donna di grande spirito e molto bella. Ninon stessa avrebbe voluto averla come amica. Suo marito, il marchese Henri de Sévigné, divenne l’amante di Ninon. Era un libertino che fece della Lenclos una bandiera della sua vanità. Sfoggiava la sua conquista in ogni occasione. Tante lodi finirono per annoiare Ninon che dagli uomini pretendeva soprattutto lo stile. Fu per questo che gli diede il benservito. La marchesa era ovviamente al corrente di tutto ma molto indulgente e più nota per il suo spirito che per le sue passioni continuò a mantenere la sua fredda indifferenza.
Ninon e la marchesa non si erano mai incontrate ma si conoscevano per interposta persona, perché la Sévigné era una delle Preziose più ammirate che frequentavano Palazzo Rambouillet. Mademoiselle de Scudéry scrisse di lei: “ Clarinzia (il nome da Preziosa della Sévigné) ha una stupenda capacità di comprendere tutte le cose belle, non ho mai visto riunite tanta amabilità, tanta gaiezza, tanta innocenza e tanta virtù.”
Il marchese de Sévigné, scaricato da Ninon, passò a corteggiare la signora di Gondrand amante del cavaliere d’ Albret. Per una futile provocazione, Sévigné e d’Albret si affrontarono in duello e Sévigné colpito al cuore, morì.
Ci fu chi incolpò la Lenclos di quanto era accaduto perché Ninon aveva lasciato il marchese quando questi era ancora innamorato di lei. Ma era un’accusa ingiusta tanto più che il marchese aveva alle sue spalle molti duelli.
Ninon e la marchesa, malgrado tutto continuarono a stimarsi; la Sévigné le perdono di essere stata l’amante di suo marito e di suo figlio poi, anzi brigò molti anni dopo perché il nipote fosse accolto nella sua scuola di galanteria.
Il marchese di Villarcieux
Louis de Mornay, marchese di Villarcieux fu sicuramente l’uomo più importante nella vita della Lenclos. Era ricco, sposato e padre di quattro figli. Passionale ma non libertino, fu introdotto anche lui nel salotto di Ninon con la quale iniziò presto una relazione che durò quasi tre anni. Per lui Ninon lasciò Parigi e si trasferì a Rueil e poi a Vexin. Da questa unione nacque un figlio, Louis Francois che venne riconosciuto legalmente dal padre ma crebbe lontano dalla madre.
La regina Cristina
Ninon tornò a Parigi dopo tre anni di assenza ma venne rinchiusa poco dopo in un convento perché si ravvedesse e si salvasse l’anima. Erano state le insistenti e ripetute proteste di tre piissime dame d’onore della regina Anna d’Austria a segnalare il nome della Lenclos alla Compagnia del Santissimo Sacramento. Così il 5 agosto 1655 Ninon venne arrestata senza processo e condotta nel convento delle Madelonettes.
Presto la Lenclos venne trasferita presso le benedettine di Lagny perché alcuni suoi ammiratori cercarono di scavalcare le mura del convento per poterla incontrare.
Il convento delle benedettine aveva una regola meno restrittiva e a Ninon era permesso anche di ricevere visite. Molti suoi amici sfilarono nel parlatorio delle suore a cominciare da Boisrobert, quindi d’Elbène, il marchese de Crequi e ovviamente il suo grande amico Saint-Evremond.
Ma la visita più inaspettata fu quella dell’ex regina di Svezia, Cristina, che da quando aveva abdicato, viaggiava in lungo e in largo per l’Europa. Cristina, attratta dalla fama di Ninon, di donna libera che viveva come un uomo, volle personalmente conoscerla.
La regina promise alla Lenclos che avrebbe chiesto la sua liberazione a Luigi XIV. Una promessa che mantenne. Anche se Luigi non osò mettersi apertamente contro la Compagnia del Santissimo Sacramento diede ordine che la Lenclos venisse rilasciata.
Il nuovo salotto di Madame de Lenclos
Tornata a Parigi, Ninon fissò la sua dimora in una casa di rue des Tournelles, nel cuore del suo amato Marais.
Dopo l’ingiusta detenzione in convento, la Lenclos era diventata il simbolo della nuova Parigi libera e mondana.
Una gran festa segnò la riapertura del salotto che riuniva gli uomini che a Parigi contavano ma che non erano attratti dalla corte, fra cui alcuni membri dell’Accademia di Francia e delle numerose accademie di eruditi.
Il salotto della Lenclos si allargò con nuove entrate: il conte de Lude, Marigny e Francois de Beauvilliers, letterati come Ménage e La Rochefoucauld, pittori come Mignard, che la fece posare per un ritratto. E insieme a loro, due donne che diedero al suo salotto un pizzico di effervescenza: Madame Scarron e Madame de La Suze. Madame Scarron, al secolo Francoise d’Aubigné, la futura Madame de Maintenon, aveva sposato giovanissima il poeta Scarron, amico della Lenclos, ormai ridotto a poco più che un rottame.Francoise era molto intelligente e volitiva e piacque subito a Ninon, che le diede qualche consiglio in fatto di moda.
La contessa Henriette de La Suze, era una bellezza strana e di umore variabile, soggetta a crisi di pianto. Aveva avuto due mariti e due amanti. Risorta dalle sue ceneri libertine, divenne un’impeccabile Preziosa che però soffriva della mancanza d’amore. Ovviamente sulle tre amiche non mancarono i pettegolezzi e non si seppe mai se quelle dicerie avessero un fondamento di verità ma sicuramente andarono ad alimentare il mito della Lenclos.
Nel suo salotto si discuteva di tutto, non solo di letteratura e di filosofia, di poesia e di politica, ma anche di attualità e di scandali pubblici e privati. Ninon era ciò che oggi si definisce una vip, un personaggio della cronaca mondana. Ogni battuta, ogni sua assenza ingiustificata erano rese note dal Mercure galant o dalla Gazette e la sua leggenda si arricchi nel tempo.
La scuola di galanteria
Nel 1664, la Lenclos concepì l’idea di aprire una vera e propria scuola di galanteria e così una volta alla settimana, le porte del suo salotto si aprivano per ricevere i giovani che volevano imparare a gestire se stessi e il loro rapporto con le donne. Erano perlopiù giovanotti dell’aristocrazia, timidi e goffi che parlavano male e vestivano peggio e che delle donne sapevano pochissimo, inviati nel salotto di Ninon da padri e madri che non ignoravano l’eleganza e la fama della Lenclos.
Erano circa una decina gli allievi, la scuola durava tre mesi e chi non aveva potuto accedervi poteva sperarlo per il futuro. Ninon insegnava loro ad aver tatto e disinvoltura, ad avere gusto nel vestire, a saper scegliere profumi adeguati, ad avere rispetto per le donne e a non sopraffare mai la volontà femminile. Erano delle vere e proprie lezioni teoriche e alle volte anche pratiche sull’arte della seduzione e della galanteria nonché sul galateo e sull’eleganza.
Gli ultimi anni
Gli ultimi anni della sua vita, Ninon gli trascorse appartata nel suo salotto, frequentato ormai solo quattro o cinque amici fedeli. Era diventata una vecchia signora che usciva di rado su una portantina. Dopo un tormentato percorso interiore aveva deciso di abbracciare la fede, proprio lei che aveva sempre dato molta importanza alla forza della ragione. Le lettere ormai erano diventate la sua realtà quotidiana. La morte della sua cara amica, la pia Madame de La Sablière e dell’amico di sempre, Saint-Evremond, morto a Londra e sepolto fra i grandi nell’Abbazia di Westminster che non vedeva da quarantanni ma con il quale non aveva mai cessato di corrispondere, furono sicuramente i dolori che la fecero riavvicinare alla fede.
Morì il 17 ottobre 1705, all’età di ottantacinque anni, dopo tre giorni di sofferenze, e venne sepolta nella chiesa di Saint-Paul alla presenza del nipote di Gourville, del curato Brunet e di pochi altri intimi.
Aveva dettato il suo testamento al notaio Arouet, che per tutta la vita era stato suo consulente ed amico. Nelle sue volontà non dimenticò nessuno: destinò una somma ai suoi domestici, la sua casa al nipote di Gourville in ricordo dell’amicizia con il nonno, cinquemila franchi ai poveri della parrocchia e per il suo funerale solo dieci scudi più cinquanta franchi per le messe in suffragio. Aggiungendo una postilla: mille franchi al piccolo Arouet perché si comprasse dei libri; fu forse la prima ad intuire il genio di colui che sarebbe diventato Voltaire.
Dopo la sua morte apparvero sotto il suo nome raccolte di lettere, quasi tutte apocrife. La Correspondance authentique fu edita soltanto nel 1886.