San Carlo Borromeo
Scritto da Irene Marone. Pubblicato in società barocca
Nacque ad Arona nel 1538, da Giberto Borromeo II e da Margherita Medici di Marignano, sorella di Papa Pio IV. L'appartenenza ad una famiglia così potente e la stretta parentela con il papa, resero la carriera ecclesistica del giovane Carlo tutta in discesa: a soli dodici anni gli viene affidata la gestione di un'abbazia, San Leonardo di Siponto presso Manfredonia, che gli frutta un ricco appannaggio; studia diritto canonico e civile a Pavia e all'età di 21 anni viene chiamato a Roma dallo zio pontefice assieme al fratello Federico per vestire la porpora cardinalizia. Con la morte improvvisa di Federico, la famiglia preme per una sua svestizione e per un matrimonio che possa garantire la prosecuzione della potente casata, ma nonostante il giovane Carlo sia cresciuto tra i nepotismi, gli intrighi e gli obblighi dati dal suo nome altisonante non solo decide di mantenere i voti , ma partecipa in modo attivo e propositivo all'ultima fase dei lavori del Concilio di Trento, che si era aperto il 13 dicembre 1545 per arginare gli stravolgimenti e l'ondata di scetticismo innescata dalla Riforma protestante di Lutero.
Dopo la conclusione del Concilio tornerà nella sua diocesi milanese, in cui applicherà in modo scrupoloso i dettami conciliari e vivrà secondo il motto humilitas, a diretto contatto con i malati e i più poveri, una vera rarità per un porporato dell'epoca. Durante la peste a Milano del 1576 assiterà personalmente gli appestati e fonderà numerosi ospedali e lazzaretti, un'opera di abnegazione e di totale dedizione all'altro che gli varrà la santificazione e l'elevazione a baluardo della rinata Chiesa controriformista.
Un protagonista "controcorrente" della Controrifoma
All'accusa che Lutero aveva mosso alla Chiesa ufficiale di aver perso di vista il pauperismo e il rigore morale delle origini, Roma risponde con il pugno di ferro: un concilio in cui vengono delineati nei minimi dettagli i canoni di una reazione dura, repressiva, che doveva incutere terrore ma al tempo stesso stupire, meravigliare, essere l'essenza stessa della magnificenza di Cristo. Tutto ciò che Lutero aveva portato sul banco degli imputati, ovvero la ricchezza delle Chiese, degli arredi, delle immagini sacre, vengono in risposta esasperati, teatralizzati al massimo come sul palcoscenico di un grande spettacolo: lo spettacolo della fede, della finitezza dell'uomo, del trionfo della morte che ricongiunge a Dio.
Anche Carlo, come tutti i quadri dirigenti della Chiesa di fine '500, sente l'urgenza di "riprendere le redini" di un mondo da sempre asservito ai dogmi di Roma che sembra essersi pericolosamente svegliato. Tuttavia la sua sensibilità genuinamente altruistica e la sua vocazione autentica lo portano ad essere un interprete più lungimirante e moderno di questo grande "giro di vite" che è la Controriforma: Carlo infatti intuisce che l'istruzione e l'informazione costante sin dalla tenera età sono le più importanti garanzie di una fede incrollabile. Per questo motivo è forse il più importante compilatore del Catechismus Romanus, la prima forma organica di "istruzione religiosa" per bambini, ragazzi e adulti "non addetti ai lavori".
Una delle prime sedi dove verrà sperimentato il nuovo catechismo (alle cui basi ancora oggi si ispira l'insegnamento della religione cattolica) sarà l'Almo collegio Borromeo, una struttura d'eccellenza che Carlo fonderà a Pavia nel 1564 per studenti poco abbienti ma molto dotati.
Carlo, un moralizzatore....
L'intuizione del potere della cultura e dell'istruzione, ovviamente opportunamente somministrate e gestite, si accompagna in Carlo ad una propensione al rigore morale e al pauperismo che più di una volta lo mise in difficoltà. Nelle operazioni di riordino del Concilio di Trento ci fu anche quella degli ordini eccelsistici, a cui egli partecipò in modo attivo e propositivo. La situazione di degrado morale e di lassismo davanti a cui si trovò era totale: nelle diocesi la disciplina eccelsiastica era del tutto persa commenta e per sanare la situazione si trovò ad affrontare contrasti tanto grandi [...] et da persone tanto potenti che havriano impaurito ogni grand'animo. Molti ordini a cui aveva tagliato appannaggi e rendite e che aveva richiamato ad una condotta più sobria, come le Monache di Sant'Agostino e i canonici di Santa Maria della Scala, lo critricarono, lo dileggiarono o lo minacciarono di morte fino al caso dell'Ordine degli Umiliati, soppressi per ordine di un decreto tridentino a causa di posizioni filo protestanti e di uno stile di vita a dir poco disdicevole. Quattro membri dell'ordine ordirono una congiura e gli spararono un colpo di archibugio dietro la schiena mentre era raccolto in preghiera, ferendolo solo lievemente e facendo gridare tutti al miracolo.
Carlo si oppose a che i suoi attentaori fossero giudicati dall'Inquisizione, ma l'inviato del Sant'Uffizio a Roma procedette con la sentenza di condanna a morte e rese esecutiva la soppressione dell'Ordine, devolvendone la maggior parte dei beni ai Gesuiti.
...molto carnale
Per tutta la sua vita Carlo ebbe una salute di ferro e una foza fisica inusitata, che gli permisero di spendersi per i poveri e i malati con grande energia ma anche di sperimentare (e limitare!) quelli che erano gli appetiti e le esigenze della carne. Nonostante il suo stile di vita sobrio, consumò sempre pasti molto abbondanti seppur di pietanze considerate "povere" come legumi, pesce e pollame e non nascose mai di non rimanere indifferente alla bellezza femminile. Piuttosto fece di questa sua lotta per la morigeratezza un vero baluardo e un esempio per i suoi discepoli: cercava sempre di incontrare le dame cha affollavano le sue udienze in pubblico e di non indulgere in alcun atteggiamento equivoco, tanto da meritare l'appellativo di Castissimo nel processo di canonizzazione. Noti sono infatti gli episodi in cui aveva percosso un servo per avergli fatto trovare nel letto una donna nuda, pensando di fargli cosa gradita, e quello in cui, dopo aver visto l'effigie di Leobissa che si radeva i peli pubici, si propose di non parlare più per lungo tempo con alcuna donna, anche se sua stretta parente.
Barocco: istruzioni per l'uso
L'ultima fase del Concilio, che vede protagonista indiscusso l'innovatore Carlo Borromeo, è quella che di certo ha avuto più ripercussioni sul pensiero, sul modo di vivere e sull'ambiente dei fedeli del XVII secolo, effetti che sono visibili ancora ai nostri giorni e che hanno creato delle vere e proprie scuole e correnti di gusto: è infatti la fase in cui si dibatte sull'aspetto esteriore delle Chiese, sulle forme di rappresentazione artistica del divino, sulla celebrazione dei riti e delle festività tramite la musica e altre forme plastico-espressive.
La fase in cui vengono puntualmente messi nero su bianco i canoni del nascente barocco.
Gran parte di questi canoni sono esposti da Carlo stesso nell'opera Instructiones fabricae et supellectilis ecclesiasticae del 1577, un compendio di istruzioni pratiche sulla costruzione e l'arredo dei luoghi di culto, dalla scelta del luogo, che doveva preferibilmente essere elevato o innalzato artificialmente con scalinate, sino alla scelta delle vetrate, che dovevano essere non decorate per permettere alla luce di entrare in modo più diretto e naturale, creando effetti scenici spettacolari e rappresentando l'elemento del creato più riconducibile alla natura divina. Nessun dettaglio è lasciato al caso, ma è affrontato con dovizia di particolari e competenza da Carlo, che dedica anche un capitolo ad una edilizia più attenta alla sicurezza (consigliando ad esempio di sostituire i soffitti a cassettoni di legno, altamento infiammabili, con quelli affrescati) e un altro ai metodi per "riattare" Chiese più antiche ai rigidi dettami della controrifoma.
Ecco spiegato quel fiorire di "edicole", altari a muro e applicazioni in gesso di puttini che volteggiano spaesati sotto severe volte gotiche o romaniche visibili in tutta Italia e non solo: come nel caso della "barocchizzazione" del Duomo della sua Milano, che il cardinale ordina come perfetta applicazione pratica di questi consigli di "riconversione" da lui redatti.
Arte e Controriforma: la genesi del Barocco - Isola Bella Borromeo