I proprietari terrieri
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in uomo e società
La struttura, la consistenza e l’influenza della classe dei proprietari terrieri variavano nelle diverse parti d’Europa. La classe nobile godeva di importanti privilegi, ad eccezione che in Inghilterra e nelle Province Unite. In molti stati c’erano barriere legali all’acquisizione di « terra nobile » da parte dei borghesi. Nelle regioni orientali e centrali del continente la superiorità giuridica dei proprietari terrieri era forte. In Polonia essi conservarono fino al 1768 poteri di vita e di morte sui servi, e in Ungheria riuscirono, nel 1731, a affermare il diritto di non pagare affatto tasse.
Nella maggior parte dei paesi europei l’aristocrazia era nata come classe di cavalieri con importanti funzioni militari; e nel diciottesimo secolo le tradizioni e le ambizioni militari occupavano ancora un posto importante nelle vedute di molti suoi membri. Nel diciottesimo secolo nessun esercito europeo poteva permettersi di basare la propria organizzazione esclusivamente su una classe o di escludere completamente i non nobili dalle file degli ufficiali. Questo creò in molti stati un implicito conflitto tra efficienza militare e quello che molti membri della classe privilegiata, in special modo quelli più poveri, consideravano un proprio diritto al monopolio dei brevetti d’ufficiale.
In Francia un editto del 1750 conferì nobiltà ai borghesi che avessero raggiunto il grado di generale nonché a tutte quelle famiglie i cui membri maschi avessero servito per tre generazioni nell’esercito con grado di ufficiale inferiore a quello di generale.
La nobiltà ebbe una funzione indispensabile nella conduzione dei rispettivi apparati amministrativi. In Prussia gli junker si trasformarono in una classe di funzionari statali ereditari, situazione simile si ebbe in Russia.
In Francia la noblesse de l’épée si mostrò sempre meno in grado di amministrare uno stato dominato da complessi problemi sociali e finanziari, e perciò fu integrata e fino a un certo punto rimpiazzata da una nuova nobiltà di funzionari, la noblesse de la robe. D’altro canto, essendo composta soprattutto di borghesi che avevano comprato le cariche governative
che comportavano patenti di nobiltà, o dei loro discendenti, la noblesse de la robe era generalmente guardata dall’alto in basso dalle famiglie di più antica nobiltà, e alcuni storici l’hanno considerata semplicemente come lo strato più alto della borghesia francese. Né essa aveva facile accesso o influenza a corte o nella cerchia invulnerabile immediatamente vicina alla famiglia reale. Le sue stesse capacità, in qualche misura, le nuocevano; infatti la cultura e i genuini interessi intellettuali sembravano a molti francesi qualità dei non nobili, e tali che un vero aristocratico potesse farne tranquillamente a meno.
Anche in Inghilterra l’influenza dell’aristocrazia e della piccola nobiltà terriera degli squires sui governo e sui sistema amministrativo fu profonda. Per tutto il secolo la camera dei lord conservò un’autorità politica e una posizione nella stima popolare di poco, seppure, inferiore a quelle godute dalla camera dei comuni. Quest’ultima in ogni caso era formata quasi esclusivamente da proprie tari terrieri: i suoi membri erano spessissimo legati a quelli della camera alta e dovevano il seggio al denaro e all’influenza di qualche pari.
In altre parti d’Europa i proprietari terrieri avevano sulla vita delle rispettive zone un controllo ancor più assoluto che in Inghilterra. In Ungheria e in Polonia questo controllo era totale, incontestato e incontestabile. Nelle Due Sicilie l’influenza locale della nobiltà, basata sui diritti giurisdizionali e economici sui contadini e la disponibilità di uomini armati, era enorme. Nonostante i tentativi fatti tra il 1730 e il 1750 da Carlo IV e dai suoi ministri per ridurre questi poteri ormai superati e pericolosi essa rimase grandissima per tutto il secolo.