Nascita da una nobile famiglia della Loira
Il cardinale Richelieu nacque a Parigi il 9 Settembre del 1585. Si chiamava Armand Jean du Plessis de Richelieu. La sua famiglia era originaria della Francia occidentale a nord della Loira, tra le regioni della Turenna e del Poitou: una terra di confine che ha visto innumerevoli battaglie, tanto che la pianura di Faye la Vineuse è detta “dei morti”.
La nobiltà della sua famiglia risaliva al XIII secolo; era tenutaria di feudi e cariche, ma non ricca. Il padre François fu un uomo vigoroso e fiero, servì Enrico III re di Valoise, dando l'esempio traghettò molti nobili sotto il regno dei Borbone determinando il successo della nuova dinastia.
Un fanciullo cagionevole ma dal carattere di ferro
Richelieu rimase orfano di padre a cinque anni e fu cresciuto dalla madre e dalla nonna. La madre subì severi traumi e tutti i figli ne risentirono pesantemente; il futuro cardinale, oltre a essere epilettico, fu sempre malaticcio e addirittura aveva crisi di pazzia. L’epilessia formò anche il suo carattere, rendendolo estremamente incisivo e raffinato nell'esprimere la sua volontà, riuscendo a spuntarla poiché riusciva a instaurare un rapporto così stretto con quelli con cui lavorava da renderli succubi.
La salute di quest’uomo e' una determinante della sua azione politica. Prostrato da un fisico malato, seppur molto bello e piacente, dedicò tutta la vita alla la gloria della Francia, dominato da una volontà di ferro tanto che riuscì a piegare la malattia e guidare le sorti del Paese. Per la ragion di stato era disposto a tutto: non assistette ai funerali della madre, mise Luigi III contro Maria de Medici, e compì i più efferati delitti fingendo che fossero opera del re.
Studiò sempre parecchio, assaporando le glorie dell'antico Impero Romano che poteva rivedere nelle rovine e opere architettoniche presenti in Francia. L’ammirazione per l’antica Roma lo spinse a perseguire l'idea di un grande stato assolutista e centralista, contro i tanti poteri e particolarismi in cui la Francia era ancora divisa.
Da ragazzo aveva una passione per le armi, e i suoi studi militari furono molto utili per farsi apprezzare dal re, dimostrando coraggio e risolutezza nelle decisioni.
Inizia una brillante carriera ecclesiastica
La sua famiglia era anche titolare del vescovado di Vandea, e a 17 anni Richelieu ne divenne erede indossando l'abito talare. La sua devozione negli studi fu ammirevole, tanto che venne nominato vescovo a Roma a soli 22 anni, falsando la sua data di nascita poiché l’età minima per la nomina era fissata a 24. La sua abilità oratoria era tale che fu il prediletto di Papa Paolo V Borghese. A Roma imparò tantissimo sull'arte della politica e della dissimulazione.
Inflessibile vescovo di Lucon ed ambizioso politico a Parigi
Come vescovo di Lucon aveva in mano molto potere, ma non gli bastava. Trattava con diplomazia i protestanti che tenevano in pugno La Rochelle, mentre era duro con i suoi sacerdoti, che lo odiavano. Scrisse molti libelli e lettere e fu apprezzato da Enrico IV. Alla morte di questi, Richelieu approdò a Parigi a tentar fortuna. Nel 1614 si riunirono gli Stati Generali: nobiltà, clero e monarchia. Grazie al suo intervento e appoggio alla corona riuscì a uscirne da vincitore, evitando una rivoluzione che sarà rimandata al 1789. Il suo appoggio alla corona era totale perché si sposava con il suo obbiettivo politico, e sapeva che era l'unica strada di successo.
Segretario di Stato della Guerra e degli Esteri
Nel 1616 riuscì a vendicarsi del principe di Condé: questi venne arrestato e il suo esercito neutralizzato, non essendo più libero di dettar legge sul suolo francese. Con un altro balzo di carriera, Richelieu divenne Segretario di Stato della Guerra e degli Esteri sotto il patrocinio di Maria de Medici e del Concini. Il suo compito era gravoso, ma vi si dedicò intensamente giorno e notte, scrivendo ai suoi emissari e spie in tutta l'Europa e leggendone i rapporti. Abilmente riuscì a tenere a bada la temutissima Spagna e tutti i nemici di una Francia ancora divisa e tutta da costruire. Altrettanto abilmente seppe trattare i potenti di corte, piegandoli al suo volere ed estromettendoli uno ad uno.
Il legame con Luigi XIII e la nomina a Cardinale
Passò un brutto momento quando il re fece assassinare il Concini ed esiliò il cardinale e la madre. In quel frangente, Richelieu rischiò di rimetterci la testa. Tuttavia nel 1619 il partito della reggenza (quello che voleva dare il potere alla madre del re) ritornò forte, e il sovrano richiamò Richelieu. Egli riuscì a mediare, legandosi così a Luigi XIII che lo nominò quindi cardinale. Alla fine Richelieu tradirà la regina madre che gli aveva dato il potere, nonostante gli avesse giurato fedeltà.
Il legame col re era indissolubile: il cardinale capì che Luigi era l'uomo giusto per il suo disegno, e il re era conscio di recitare in secondo piano poiché era il cardinale ad avere la capacità necessaria per gestire il potere. A corte ebbe molte nemiche: non solo la regina madre tradita ma anche molte dame, di cui ricordiamo la famosa Chevreuse che lo combattè accanitamente. Alla fine fu costretta a sfuggirgli attraversando a nuoto il fiume Somme e rifugiandosi in Inghilterra.
Diviene Primo Ministro e fronteggia le rivolte della fronda
Nel 1624 il cardinale entrò nel consiglio dei ministri. Fu subito evidente che sovrastava di una testa tutti gli altri, e il passo a Ministro del Re fu breve. Da primo ministro si mise subito contro l'impero: siccome non aveva appoggi a corte dovette occultare le sue mosse. Si servì del ministro delle finanze, del quale aveva scoperto che si era macchiato di concussione. Gli fece firmare un’autodenuncia e con questa lo tenne in scacco. Si appoggiò inoltre a un uomo eccezionale che gli fece da ombra in tutta Europa: padre Giuseppe ( Francois le Clerc de Tremblay), frate cappuccino, una vera eminenza grigia.
Appena ministro dovette fronteggiare le rivolte della fronda, anzitutto quella dei nobili che volevano sciogliere la sovranità centrale e regnare ognuno sui propri possedimenti (un po’ come avveniva in Germania, dove esistevano 343 sovranità); in più c’era la fronda dei protestanti.
I nobili furono battuti, nonostante l'esercito del re fosse composto di mercenari contro l'esercito ben piu' forte dei nobili. Richelieu ottenne la supremazia con stratagemmi e alleanze ardite e variabili, che avevano effetto e facevano finire il collo degli oppositori sotto la scure del boia. Le difficoltà tuttavia furono grandi, anche perchéMaria de Medici finanziava la rivolta.
La dura lotta contro i protestanti
Più difficile ancora fu piegare i protestanti, che avevano la loro roccaforte alla Rochelle, dove attraccavano più navi spagnole e inglesi che francesi. La Francia era isolata e in Europa godeva di poco prestigio, il cardinale aveva molti nemici che lo temevano perché conosceva i corruttori del regno e i finanziamenti che venivano dai nemici spagnoli. Solo Luigi XIII lo appoggiava e andava in suo soccorso con l'esercito, che vinceva solo se guidato dal re.
Per la gloria del re, il cardinale lottò 18 anni sopportando il dolore e dormendo poche ore per notte, costringendo il segretario a orari duri per scrivere le relazioni puntuali e preziose che poi passava al re.
Incitato dal papa a sconfiggere l'eresia, si teneva sempre nel giusto mezzo avanzando con prudenza; ma le sue doti di memoria, intelligenza e cultura riuscivano a elaborare piani di guerra complessi e vincenti.
Le sue vittorie alla fine portarono alla sconfitta degli eretici ugonotti aiutati dalla Spagna. Richelieu riuscì così a unificare il regno dando l'impronta alla Francia futura. Del suo lavoro beneficerà Luigi XIV.
Spietatezza di Richielieu contro i nemici
Nella sua lotta non si fece cruccio di tagliar a testa la nessuno. Nel 1626 fece condannare un favorito del re: la corte corse in aiuto del condannato rapendo il boia, col risultato che al sostituto inesperto occorsero 29 colpi d'ascia per giustiziarlo. Nel 1627 fece decapitare il conte di Bouteville colpevole di essersi battuto a duello, che era sì vietato, ma mai nessuno prima era stato condannato a morte. Il maresciallo Luis Marillac fu condannato al supplizio per peculato, e nel 1632 Henri de Montmorency governatore della Linguadoca, il sangue più nobile del regno, fu giustiziato per aver cospirato col fratello del re. Fece molto scalpore l'esecuzione del giovane favorito del re, Cinq-Mars, per avere attentato alla vita del cardinale. Egli arrivò al patibolo vestito di tutto punto; nella sua magnificenza recitò il Salve Regina, e si comportò con tanta fermezza e candore che impressionò il pubblico, facendo piangere le donne che lo amavano e tremare le mani al boia. Tutte le vittime di Richelieu furono condannate a morte con autoaccuse in cui si proclamavano colpevoli, secondo la sapiente e malvagia orchestrazione della raffinata mente del cardinale.
Una politica estera innovativa dominata dall'idea di patria-nazione
Uno dei suoi obbiettivi, oltre che battere la Spagna, era neutralizzare l'Austria: si mosse quindi per riuscire in un impresa molto ardita, riunendo contro di essa l’Inghilterra, i principati tedeschi - anche protestanti – e l’ Olanda. Ma i successi maggiori li ebbe finanziando il re di Svezia Gustavo Adolfo, un genio militare che riunendo i principati protestanti raggiunse il cuore dell'impero fino a Monaco.
Il cardinale non mancò di commettere errori: nel 1630, per poco non acconsentì al progetto del re di Svezia di creare un unico grande impero tedesco protestante. Solo il fido Giuseppe, l'eminenza grigia, si oppose mostrandogli quali pericoli ne sarebbero derivati alla Francia, come accadde due secoli dopo quando l'unificazione venne compiuta da Bismarck. Suo sogno era anche quello di creare un grande impero europeo a modello di quello romano e fare del suo re l'imperatore.
La sua fu una politica innovativa e moderna, in cui l'idea della patria-nazione veniva anteposta sentimenti religiosi, prefigurando così la futura Europa e le spinte rivoluzionarie dell'Ottocento che combatterono le guerre per l'unità degli stati nazionali.
Fine ed eredità del Cardinal Richielieu
Richelieu morì a cinquantasette anni, disfatto nel fisico troppo debole e provato, lasciando in eredità un regno forte e avendo elevato la politica ai livelli dei grandi ingegni dell'epoca, Galileo e Cartesio.
Fondò l'Academie Français e fu protettore degli artisti e degli ingegni. Fu anche abile scrittore, e il suo Testament Politique è al pari del “Principe” di Machiavelli.