La borghesia
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in uomo e società
Lo sviluppo di una haute bourgeoisie fu incoraggiato in Francia dal sistema di appalto delle tasse, che assicurò indubbiamente profitti enormi a un numero ristretto di famiglie e individui ricchi. Negli ultimi anni del periodo l’immensa espansione del commercio coloniale francese seguita alla pace del 1763 fece entrare nelle sue file un numero sempre crescente di famiglie di grandi mercanti, come i Gradis e i Bonnaffé di Bordeaux o i Roux di Marsiglia. In Inghilterra come in Francia, in ogni modo, questa classe dovette quella ricchezza che la rese così importante quasi esclusivamente al commercio, soprattutto con l’oltremare, e alle attività finanziarie di vario genere.
Su scala inferiore si osserva in qualche altra regione europea — Toscana, Genova, alcune città della Germania dell’ovest — lo sviluppo di una classe dell’alta borghesia simile a quella dell’Inghilterra e della Francia. Altrove essa mancò quasi del tutto. I paesi prevalentemente agricoli con poche città, piccole marine mercantili e scarso capitale, come la Prussia, i possedimenti asburgici, la Polonia e la Russia, non potevano dare niente del genere.
Non bisogna credere che l’importanza delle città in questo periodo consistesse unicamente nell’aver prodotto una ricca borghesia. Questo gruppo sociale non solo era limitato, come si è già detto, a poche grandi città dell’Europa occidentale, ma spesso non era neppure in grado di dominarle. Così a Londra i mercanti minori, i bottegai e gli artigiani, che avevano il controllo del consiglio comunale e eleggevano i quattro membri del parlamento che rappresentavano la città, erano generalmente ostili ai magnati cittadini, che per i loro stretti rapporti con il governo e l’aristocrazia li riempivano di diffidenza e di invidia. Un ancor più lampante esempio di tensione tra una ricca oligarchia e un corpo di piccoli mercanti o artigiani invidiosi e frustrati si osserva nella repubblica di Genova. La sua storia, in tutto questo periodo, fu punteggiata da richieste di una maggiore distribuzione del potere tra i cittadini, richieste che culminarono nel 1768 e nel 1782 in gravi esplosioni di violenza.
La Francia era l’unico paese europeo in cui una classe media urbana composta da mercanti, professionisti e anche industriali, fosse abbastanza numerosa per rappresentare un elemento veramente potente e insieme del tutto esclusa dal potere politico. Nelle Province Unite il governo aveva cessato da un pezzo di essere dominato dalla nobiltà, benché le maggiori famiglie di mercanti di Amsterdam e di altre città formassero una sorta di aristocrazia che suscitava parecchie invidie e risentimenti nelle famiglie che si trovavano un po’ più in basso nella scala sociale. In Inghilterra un borghese, se era abbastanza ricco, finiva con l’essere accettato più o meno come un eguale dalla nobiltà terriera. Le grandi città e gli interessi che le dominavano potevano sempre far sentire la propria voce alla camera dei comuni. In Francia, invece, la società e la struttura politica avevano ancora un tono prevalentemente aristocratico, e non esistevano, o quasi, le valvole di sicurezza per l’invidia e il risentimento borghesi che c’erano in Inghilterra.
L’ultima di queste generazioni, anzi, vide approfondirsi e allargarsi l’abisso che separava i nobili dai borghesi e accrescersi l’arroganza e l’esclusivismo della nobiltà; si aggravavano così le frustrazioni connaturate alla struttura della società francese. Diventò sempre più difficile per i mercanti o i professionisti, a meno che non fossero veramente molto ricchi, comprare cariche di governo di reale importanza. Tutti gli intendenti di Luigi XVI furono nobili: sotto di lui a un Louvois o un Colbert sarebbe stato impossibile arrivare alle stesse alte cariche cui erano arrivati sotto Luigi XIV. Intanto i livelli più elevati della noblesse de la robe andarono costituendo sempre più un gruppo esclusivamente ereditario. L’accesso dei bourgeois ai quadri superiori dell’esercito fu sempre più limitato, soprattutto da un decreto del 1781. La chiesa, un tempo via di promozione sociale per i non nobili capaci, già molto prima della rivoluzione si era fatta esclusivamente aristocratica nei ranghi più alti. Lo scontento della borghesia e la sua disponibilità al cambiamento furono accentuati dal fatto che negli ultimi decenni del secolo il livello medio d’istruzione si era elevato rapidamente e anche dalla sempre crescente importanza dei gruppi professionali urbani di recente apparsi, abbastanza colti e aperti alle nuove concezioni e alle ambizioni politiche . I vecchi gruppi di questo genere, gli ecclesiastici e i giuristi, avevano costituito in generale un’influenza conservatrice.
In questo periodo le città di molti stati dell’Europa occidentale, anche se non erano indipendenti come le città libere tedesche o le città-stato italiane, continuarono a godere di considerevole autonomia nei rapporti con il governo centrale. Perciò la loro organizzazione interna continuò ad avere autentica importanza politica e sociale; essa variò enormemente, ma fu in generale complessa e intesa a evitare ogni concentrazione di potere reale nelle mani di un individuo o di un gruppo ristretto di individui. Inoltre, i diritti e i privilegi municipali variavano, come si può immaginare, in maniera complicatissima e irrazionale. La straordinaria varietà dei sistemi con cui in Inghilterra venivano eletti alla camera dei comuni i rappresentanti dei boroughs, le circoscrizioni, o la distinzione che si faceva in Scozia tra i royal burghs, fondati per privilegio reale, e i semplici bur,ghs o! barony, sono esempi evidenti di questa varietà: e così la distinzione legale che si faceva spesso in Francia tra la città originaria, chiusa nei suoi confini medievali, e i /aubour,gs che si erano formati intorno ad essi. In ogni modo le città europee ebbero caratteristiche in comune. In quasi tutte un’importante funzione di governo era riservata alle corporazioni. A Strasburgo, per esempio, le venti corporazioni eleggevano undici membri ciascuna al consiglio dei trecento nonché, cosa che aveva maggiore importanza da un punto di vista pratico, un membro del senato. Nella maggior parte delle città francesi l’organo di governo era composto principalmente o esclusivamente dai rappresentanti delle corporazioni artigianali e mercantili. Benché ci fossero importanti città tedesche, per esempio Francoforte, nelle quali l’influenza della corporazione sul governo era trascurabile, le corporazioni erano pur sempre potenti e spesso predominanti. Praticamente, insomma, durante questo periodo ogni città dell’Europa occidentale ebbe tendenza, quale che fosse la sua costituzione, a essere retta da una oligarchia dei cittadini più ricchi, generalmente a carattere ereditario.