Giacomo I
Sul trono d’Inghilterra, l’assolutismo fu un miraggio verso il quale tentò di dirigersi Giacomo I Stuart. Era figlio di Maria Stuart, regina di Scozia condannata a morte e giustiziata sotto Elisabetta I. Aveva regnato per trentasei anni sulla montuosa Scozia e giungeva già anziano alla corona inglese, per di ritto ereditario, con un grande desiderio di fare, possibilmente, a suo modo. Era tedioso e di carattere mutevole, desideroso di avere una regale maestà e incapace di acquistare ascendente sui sudditi. Per questo si rifugiava spesso in discorsi pieni di parole sonanti e si richiamava al « diritto divino ». La Magna Charta, il patto costituzionale concluso quattrocento anni prima fra il re e i maggiorenti della nazione inglese fissava i limiti ai diritti e ai doveri del sovrano e dei sudditi, e il Parlamento o la Corte di Giustizia andavano rispettati e ascoltati.
Giacomo ne provocò lo scontento. Si trovò inoltre coinvolto in controversie religiose: agli anglicani, da lui sempre appoggiati, e ai cattolici con i quali cercava una conciliazione, si contrapponevano i puritani, che volevano riforme più severe e addirittura l’abolizione di ogni gerarchia ecclesiastica e d’ogni rito. La Corona stentava a trovare appoggi, cioè denaro con tassazioni approvate dal Parlamento, e non aveva neppure un proprio esercito. L’ambasciatore della Repubblica di Venezia notava con stupore che « il re non ha né fortezze né guarnigioni; né guardie, neanche per la propria persona, che siano stranieri, ma solo di gente paesaria, cosi che non vi è principe che si trovi maggiormente di lui posto nelle braccia dei sudditi ». Giacomo si affidò a un primo ministro elegante e parolaio, spregiudicato e imprudente, intelligente e scaltro: George Williers duca di Buckingham.
Carlo I
A Giacomo, morto nel 1625, succedette il figlio Carlo I, più vicino a] popolo e più desideroso di servirlo; ma questi, trascinato da Buckingham in rischiose imprese all’estero, non riuscì a ottenere dal Parlamento i fondi necessari e lo sciolse. L’atto autoritario si ripeté ancora. I parlamentari più autorevoli presentarono un documento di richiesta di diritti Petition of Right, che era una limitazione della autorità regia. Carlo mise la censura sulla stampa e fece censurare anche le prediche nelle chiese, poi mise un’imposta sui traffici marittimi, concesse privilegi e monopoli per far denaro, riorganizzò lo Stato per avere una finanza e una giustizia indipendenti dal Parlamento. Fece dichiarare, dai vescovi stessi a lui fedeli, che « il re d’Inghilterra ha un potere sconfinato, come un tempo i re d’Israele, e assoluta supremazia su tutti gli affari ecclesiastici ». Anche per questo suscitò contro di sé l’avversione degli Scozzesi. Si arrivò al conflitto aperto fra i sostenitori del Parlamento e quelli del sovrano. Dopo alterne vicende, Carlo I fu sconfitto, imprigionato, dichiarato « tiranno, fellone, assassino, nemico pubblico », e sali con dignità sul palco del supplizio, innalzato proprio nella sala delle feste del suo palazzo. La sua testa rotolò nel paniere del boia alla presenza di migliaia di spettatori.
I borghesi proclamarono la repubblica ma, come spesso accade nella storia, la rivoluzione prese la mano ai suoi promotori e il popolo minuto, gli umili lavoratori e i contadini reclamarono gli stessi diritti goduti dalla borghesia più agiata. Allo stesso modo, il diritto alla libertà di coscienza produsse sette « eretiche » che si combattevano fra loro e contro la chiesa ufficiale. Un valente militare, Oliviero Cromwell, per riportare l’ordine s’impadronì di tutti i poteri e riuscì persino a trasmetterli a suo figlio; sotto il suo governo si ampliò la grande espansione marinara e coloniale inglese.
Carlo II e Giacomo II
Undici anni dopo la proclamazione della repubblica, il Parlamento richiamò la dinastia degli Stuart: sali al trono il figlio del re decapitato, Carlo II, anch’egli intenzionato a « salvare la nazione ». Riuscì a governare fra molti contrasti e a morire nél proprio letto (cosa rara, per uno Stuart!). Il fratello Giacomo II, che gli successe, fu accusato di favorire troppo i cattolici, e fu scalzato dal trono dal genero Guglielmo d’Orange, principe d’Olanda, che sbarcò con soli 15.000 uomini ma fu accolto dall’entusiasmo dei protestanti. Per la prima volta in Europa, fu il Parlamento a chiamare e a proclamare i nuovi sovrani dopo che questi avevano giurato di rispettare la costituzione e le antiche libertà dei cittadini. Nello stesso tempo, su1 continente imperavano le teorie dell’assolutismo e dei re che erano tali « per diritto divino ».