Il Ducato di Modena
Il Feudo di Modena era governato dagli Este e dal 1697 vi regnava il duca Rinaldo che, alla morte del nipote Francesco, aveva rinunciato al suo abito cardinalizio per poter regnare sul Ducato. Era un uomo morigerato, colto e filoaustriaco ma dopo quattro anni di regno fu costretto a rifugiarsi a Bologna perché con la guerra di successione spagnola, gli eserciti francesi avevano invaso il territorio e solo nel 1707 rientrò in possesso di Modena.
Il Ducato aveva buone risorse agricole, scarse industrie e un artigianato attivo. Rinaldo trasformò Modena in una specie di convento: alle dieci di sera strade e piazze venivano abbuiate perché Rinaldo, che andava a letto presto, pretendeva che anche i suoi sudditi facessero altrettanto. Si faceva chiamare “serenissima padronanza”, vigilava su tutto e non ammetteva l’adulterio che faceva punire con la gogna e la prigione.
Era rimasto vedovo dopo quindici anni di matrimonio e non volle risposarsi; allevò con severità i figli e soprattutto il primogenito erede al trono Francesco. Non era comunque bigotto, amava la cultura, incoraggiò gli studi, protesse gli scienziati dagli attacchi del Sant’Uffizio, installò l’Accademia delle Scienze nel Palazzo Ducale e curò in maniera particolare l’Università. Le cattedre più prestigiose e le lezioni più frequentate erano quelle di chimica, botanica, medicina, fisica sperimentale, storia naturale e meccanica. Fu un sovrano in definitiva molto amato dai suoi sudditi.
Per il figlio Francesco scelse come moglie l'affascinante Carlotta d’Orleans ma la sua fu una scelta disastrosa: Carlotta aveva alle spalle un passato già burrascoso; il suo folle amore per il Duca di Richelieu aveva messo in subbuglio l’intera Versailles: quando il Duca fu rinchiuso alla Bastiglia con l’accusa di tradimento, Carlotta si recava ripetutamente a trovarlo travestita da cameriera. L’amante ricambierà facendole visita a Modena travestito da libraio.
La principessa aveva un debole per gli uomini, per il gioco e per il denaro;“ La più bugiarda e la più corrotta delle dame di Francia” la definì la nonna. Rinaldo non era al corrente di tutto questo; Carlotta gli era stata descritta allegra e vivace e, come tante altre ragazze della sua età, un pò capricciosa.
Carlotta lasciò Parigi con un seguito degno di una regina e il suo viaggio durò la bellezza di sessantacinque giorni perché la principessa ogni tanto faceva fermare le sue sessanta carrozze per organizzare interminabili partite a carte.
L’incontro tra l’erede Francesco e la capricciosa Orleans avvenne ai confini del Ducato. Il principe la trovò bellissima mentre Carlotta trovò Francesco deludente. A corte la principessa cominciò subito a spendere a piene mani, a fare i capricci, a litigare con il suocero e a rifiutarsi al marito barricandosi nella propria camera da letto. Solo dopo ripetuti richiami da parte del padre e del suocero ai suoi doveri di moglie si decise a concedersi a Francesco e a dargli un erede.
Nel 1737, a ottant’anni, Rinaldo morì e Francesco continuò la linea politica paterna. Era legato alla Francia per via del suo matrimonio ma di fatto manteneva stretti rapporti con l’Austria. Il suo sogno di uno sbocco al mare e lo realizzò con il matrimonio del figlio Ercole con Maria Teresa Cybo, erede del ducato di Massa.
Quando Carlo VI morì e scoppiò la guerra di successione austriaca, Francesco fu colto di sorpresa e non riuscì a destreggiarsi tra i vari contendenti. Gli austro-piemontesi invasero il Ducato e Francesco dovette rifugiarsi a Venezia con i figli e la moglie Carlotta che con l’età era diventata grassissima.
Il Duca rimise piede a Modena dopo la pace di Aquisgrana e la trovò devastata. Suo figlio Ercole aveva avuto un maschio morto prematuramente e per salvare la dinastia Francesco offrì la nipote Beatrice in moglie ad uno dei cinque figli di Giorgio II d’Inghilterra (che però rifiutò l'offerta) e poi all’arciduca Ferdinando d’Asburgo Lorena (vedi storia di Milano) figlio dell’Imperatrice Maria Teresa .
Francesco nominò Ferdinando erede del Ducato con l’obbligo di assumere il cognome estense e l’impegno di tenere separato lo Stato modenese dall’impero e così anche questa dinastia si estinse trapiantandosi nell’albero genealogico degli Asburgo.
Gli ultimi Gonzaga
La dinastia dei Gonzaga si estinse nel XVIII secolo. Essa si divideva in tre rami: quello di Mantova, quello di Novellara e quello di Guastalla. L’ultima fronda del ramo mantovano, Ferdinando Carlo, non fece certo onore al suo casato.
La sifilide gli aveva tolto completamente la ragione, obeso, visionaro e megalomane, passava il suo tempo aggirandosi per la reggia brandendo una grossa spada dall’elsa tempestata di pietre preziose. Nel 1702, rimasto vedovo, decise di risposarsi per amore della dinastia. Il Re Sole gli propose due candidate: la brutta e attempata ma ricchissima Pricipessa di Condé e la giovane e bella ma spiantata Susanna di Lorena-Elbeuf ma Ferdinando Carlo sebbene anche lui spiantato, scelse la bella Susanna.
Quando nel 1707 i francesi assediarono Mantova, Ferdinando fu costretto a fuggire e a rifugiarsi a Vienna dove frequentò bordelli e taverne. Susanna invece tornò a Parigi facendo orecchie da mercante quando il marito la richiamò a se. Il duca morì nel 1708, ufficialmente per una caduta da cavallo ma furono in molti a sospettare che la morte fosse stata provocata da abusi di afrodisiaci o addirittura dal veleno.
Il secondo ramo della famiglia, quello di Novellara, fu il più longevo e degno di rispetto. I suoi rappresentanti rivelarono infatti una certa tempra: il duca Camillo governò con saggezza e con i pochi mezzi che aveva a disposizione, provvedendo, di tasca propria, alle spese di corte e dividendosi imparzialmente fra la caccia e il governo. Sposò Matilde d’Este, che gli diede tre figli e che in un eccesso di gelosia tentò di avvelenarlo con l’arsenico; Camillo per punizione la rispedì dal padre.Quandò il duca morì, il cordoglio dei sudditi fu sincero. L’erede, il figlio Filippo Adolfo, morì di tubercolosi l’anno seguente e vi fu un lungo interregno di quasi due lustri alla fine del quale salì al potere la sorella Ricciarda che governò con molto giudizio e che fece l’impossibile per ridare al ducato il suo antico splendore. Avrebbe voluto designare eredi i propri sudditi ma fu presa per matta. Quando morì, nel 1768, si estinse la dinastia dei Gonzaga-Novellara.
Il terzo ramo dei Gonzaga regnava a Guastalla che all’inizio del secolo era stata rasa al suolo dall’esercito spagnolo e imperiale. Quando il duca Vincenzo vi tornò, trovò solo macerie: dei vecchi tesori, gelosamente conservati non vi era più nemmeno l’ombra; gli archivi completamente svuotati, la reggia ridotta ad un bivacco. Il Duca non sapeva dove trovare i fondi per ricostruire il Ducato e la sua famiglia gli diede solo problemi. Il cugino di Mantova, il folle Ferdinando Carlo, non avendo eredi, minacciò di avvelenargli i figli, per paura che costoro lo spodestassero. Vincenzo, terrorizzato, li tenne richiusi giorno e notte in un castello, guardati a vista da guardiani armati fino ai denti e solo la morte lo liberò da questo tormento. L’edere, il figlio Antonio Ferdinando, era rozzo, ignorante e sciancato. L’unica sua preoccupazione era la caccia, passione questa che lo portò prematuramente alla morte: rientrato una sera da una battuta di caccia, stanco e fradicio per la pioggia, temendo una infreddatura, si spogliò e si fece frizionare il corpo con l’alcool; si avvicinò nudo al camino e prese fuoco. Morì dopo tre giorni di agonia. Il fratello, Giuseppe Maria, che gli successe, era completamente demente e mezzo paralitico, pieno di tic e manie, per un nonnulla scoppiava il lacrime; aveva il terrore di essere assassinato e per questo motivo non usciva mai dalla sua stanza. Morì nel 1746.
Il ducato passò all’Austria che ad Aquisgrana lo cedette a Parma.
In questo modo si estinse il glorioso ducato di Mantova vittima dei suoi titolari e del cinismo e dell’ingordigia delle grandi potenze.