La moda femminile dal 1550 al 1600
Scritto da Irene Marone. Pubblicato in moda
La moda femminile viene influenzata, come anche quella maschile, dalla spinta controriformista, che impone la figura di una dama copertissima e castigata, dal portamento composto e misurato, senza vezzi e concessioni alla femminilità.
La donna "negata"
Spariscono le scollature, gli strascichi e le trasparenze rinascimentali per lasciare il posto a costrittivi corsetti in legno o metallo, che abbassano la vita fin sotto i fianchi e stravolgono le proporzioni naturali. Gli abiti sono confezionati in stoffe pesanti, spesso scure, riccamente ricamati sul busto e imbottiti sulle spalle. L'ampia gonna è sostenuta da una sottogonna in lino rigido di forma conica che poi, verso la fine del 500 si allargherà ulteriormente trasformandosi in un bizzarro sostegno a tronco di cono detto “verdugado” (o vertugadin), indossato solo dalle dame di altissimo rango. Il verdugado, ampliando la superficie della gonne spesso realizzate in tessuti preziosissimi ricamati a mano con filo d'oro e perle, ha lo scopo di mostrare la disponibilità economica della dama, che non bada a spese e non risparmia materiali per il suo abbigliamento.
Non dappertutto si imporrà questo uso: nell'indipendente repubblica di Venezia ad esempio le donne si rifiuteranno sempre di indossare il verdugado, ricorrendo a più pratiche e leggere imbottiture.
Alle soglie del XVII secolo si diffonde anche la moda di indossare gonne aperte sul davanti, che lasciano intravvedere un'altra gonna sottostante realizzata con una stoffa a contrasto: questa usanza avrà molto successo e rappresenterà l'elemento fondativo di tutta la moda femminile tra '600 e '700.
Gli accessori e le scarpe
Le donne di rango, come gli uomini, indossano le imponenti gorgere, colletti inamidati che costringono la dama a tenere il collo sempre rigido e lo sguardo fieramente ieratico. I capelli non sono mai sciolti in segno di sconveniente femminilità, ma sempre raccolti e arricciati, fermati con fermagli di perle o piume, cuffie rigide in tessuti inamidati sostenuti da complesse intelaiature oppure piccoli cappelli. Per raggiungere la stessa altezza del cavaliere che l'accompagna, le calzature femminili si dotano di scomode zeppe in legno o sughero (sempre nascoste sotto le gonne) che hanno anche lo scopo di preservare i piedi dal fango e da altre sporcizie di cui le strade dell'epoca traboccavano.
La “moda”, un concetto barocco
Alla viglia del XVII secolo la sartoria si sta codificando non solo come una necessità ma come una vera arte, come una professione da apprendere e tramandare. Nasce la figura del sarto professionista, che con tocchi di gusto personale e originale, diventa anche un po' stilista ed inizia ad interpretare le eccentricità e le esasperazione coreografiche che saranno tipiche del barocco.
Alla fine del '500 vestirsi non è già più solo un modo di coprirsi o dimostrare il proprio rango, è un modo di stupire, meravigliare, sperimentare.
E' l'epoca dei primi grandi trattati di sartoria, come quello scritto da Juan de Alcega e pubblicato a Madrid nel 1589, che codifica tutti i caratteri e i modelli della così detta moda spagnola...in una parola tutta quanto ci fosse di più “fashion” alla fine del '500. Seguirono trattati e veri e propri cataloghi illustrati pubblicati a Venezia, Genova e in altre città italiane dalle quali le corti d'Europa acquistavano gli accessori e le stoffe più belle e più preziose.