Le calze nel diciottesimo secolo
Scritto da Irene Marone. Pubblicato in moda
Le calze sono un accessorio di cui raramente si parla negli scritti del periodo rococò e del settecento, e pochissime sono superstite nei musei; si vedono spesso ritratte nei quadri, soprattutto quelle maschili, ma ben poco si può dedurre su com'erano davvero fatte.
Calze in stoffa, che scomodità!
Le calze potevano essere realizzate in casa a maglia, oppure in tessuto, feltro o addirittura cuoio.
Nonostante la maglieria e le tecniche correlate fossero note da secoli, sembra che il tessuto (fatto con trama e ordito e quindi non elastico) sia stato preferito in un primo momento.
Le calze di lana grossa erano elastiche e facili da fare, ma di certo non erano molto fashion; quelle in lana filata sottile come fili di tessuto erano anch'esse abbastanza elastiche, ma costose, difficili da lavorare e assolutamente poco resistenti per le tecniche di lavaggio aggressive dell'epoca.
Le calze tagliate nella stoffa avevano però molti inconvenienti: era difficile che calzassero bene, fossero adeguatamente aderenti e comode e non scendessero fino ai calcagni ad ogni passo.
Erano realizzate in due parti: una che abbracciava tutta la gamba, il tallone e la parte superiore del piede e un'altra che costituiva il resto della pianta. Il punto di congiunzione tra il tallone e il pezzo della suola era rafforzato con un cuneo di tessuto (detto “clock”), di solito di colore contrastante, che proseguiva lateralmente sulla caviglia con motivi ornamentali. Spesso la natura di questi decori era l'unica distinzione tra calze da donna e da uomo, che erano per il resto assolutamente UNISEX.
Calze in maglia, una moda antica ancora attuale
Per evitare questa lavorazione molto difficoltosa e la scarsa vestibilità delle calze di stoffa, già nei primi decenni del '700 furono messe a punto delle rudimentali macchine per maglieria che resero le calze a maglia in filo di cotone o di seta molto più accessibili e popolari.
Tuttavia all'epoca la lavorazione circolare a maglia continua non era ancora nota (o comunque non veniva utilizzata per questo tipo di confezioni) e le calze a maglia erano sempre realizzate in due parti. Rimaneva obbligatoria la cucitura sul retro della gamba, ma non c'era più necessità del clock, che invece continuò ad essere simulato poiché era diventato molto alla moda.
Il clock e la cucitura sul retro rimasero un tratto distintivo delle calze femminili fino ai primi del '900, quando le calze erano ormai realizzate in un pezzo unico e anche in tessuti sintetici. Ancora oggi esistono calze in nylon dal sapore old fashioned che simulano la cucitura sul retro.
Vita dura in un mondo senza elastici!
Indipendentemente dal loro materiale o lavorazione, la calze del 18° secolo tendevano inesorabilmente a scivolare verso il basso.
Sia uomini che donne indossavano giarrettiere in tessuto o in cuoio con una piccola fibbia per cercare di tenerle su...ma l'operazione non era affatto facile! Di solito venivano fermate nella parte più stretta della gamba, immediatamente sotto il ginocchio.
La lunghezza della calza era di certo un fatto di gusto personale ma possiamo dedurre da alcuni dipinti che prima del 1750 le calze fossero piuttosto lunghe, almeno due palmi sopra il ginocchio. Gli uomini a volte le portavano rimboccate sopra l'orlo dei pantaloni, ripiegandole due volte.
Le calze, erotismo e feticismo
Alcune rappresentazioni piccanti ci presentano donne con calze lunghissime, quasi inguinali, e giarrettiere portate ben sopra il ginocchio: con ogni probabilità quelle erano licenze di scenette erotiche che, dovendo mostrare quante più possibili nudità, si discostavano parecchio dalla realtà dell'abbigliamento.
Molte sono le scene di toilette o di bidet in cui le calze aggiungono piccantezza all'insieme, ora arricchite di fiocchi e pizzi, ora cadenti e languidamente abbassate su tornite gambe di porcellana.
Il filone feticistico delle calze annovera anche pezzi di erotismo d'autore: uno di questi è la famosa altalena di Fragonard, dove la protagonista ostenta sotto la gonna svolazzante una gamba fasciata in una lunga calza e una vezzosa giarrettiera rosa ben sopra il ginocchio.
Oppure i bidet e la Toilette di Boucher, dove con gesto civettuolo la protagonista allaccia la giarrettiera sulla coscia.
Nemmeno questi due grandi artisti del rococò si sottraggono a queste scene di genere che all'epoca erano molto ricercate ed apprezzate, soprattutto perchè la qualità del prodotto artistico e del nome giustificava e “moralizzava” il soggetto apertamente erotico.