Maffeo Barberini nacque a Firenze nell'aprile 1568, si formò a Roma, presso il Collegio Romano, dove completò gli studi umanistici e di diritto. Presto fu nominato Referendario; Clemente VIII lo nominò Governatore di Fano e, nel 1604, Protonotaio Apostolico e arcivescovo di Nazareth; sempre nello stesso anno lo troviamo Nunzio Apostolico a Parigi. Nel 1606 fu elevato al cardinalato da Paolo V, protettore della Scozia nel 1607, arcivescovo di Spoleto nel 1608, Prefetto della Segnatura Apostolica di giustizia nel 1610, Legato Pontificio presso la città di Bologna dal 1611 al 1614. La sua brillante carriera venne coronata dall'ascesa al soglio pontificio il 6 agosto 1623, dopo neanche un mese di conclave apertosi alla morte di Gregorio XV. Il cardinale Barberini scelse di chiamarsi Urbano VIII.
Politica Estera
Geloso della propria autorità fu sostenitore del potere temporale del papato e si adoperò per la sua restaurazione con la forza delle armi combattendo per ventuno anni la Guerra dei Trent'anni. All’inizio appoggiò la politica imperiale perché questa favoriva la restaurazione del cattolicesimo in Germania, ma quando comprese che Spagna ed Impero, diventando troppo potenti, minacciavano di turbare l'equilibrio europeo e potevano nuocere all'autorità del papato, Urbano VIII passo dalla parte della Francia.
In Italia espanse i confini dello Stato della Chiesa annettendo ai territori pontifici il ducato di Urbino. Quando Federigo Ubaldo, unico erede di Francesco Maria II Della Rovere, morì, Urbano VIII con abilità costrinse il vecchio duca a riconoscere i diritti della Santa Sede sul ducato di Urbino ed il 1° gennaio 1625 incaricò Berlinghiero Gessi di assumere il governo del ducato. Nel 1631, alla morte dell'ultimo Roveresco, l'annessione fu completa. Si inserì anche nella guerra di successione dei Gonzaga a Mantova, coronata con la conclusione della Pace di Ratisbona nel 1627, con la successione del Duca di Nevers, contro le pretese degli Asburgo, dei quali temeva la preponderanza.
Fu l'ultimo Papa ad estendere il territorio dello Stato Pontificio.
Il nepotismo
Diversi membri della sua famiglia vennero arricchiti dai suoi favori: nominò il fratello Carlo Generale della Chiesa e duca di Monterotondo comperandogli da don Filippo Colonna il principato di Palestrina; nominò Francesco Barberini suo primo ministro; cercò di dare al nipote Taddeo, cui assegnò una rendita annua di 60.000 scudi, il ducato d'Urbino e, fallito il disegno di sposarlo con Vittoria della Rovere, gli diede in sposa Anna Colonna. In compenso essi i suoi parenti lo coinvolsero in una guerra di parecchi anni con il ducato di Parma e Piacenza. Era qui feudatario il duca Odoardo Farnese che per la rovinosa guerra contro la Spagna e per le spese pazze si era ingolfato di debiti, ipotecando nei Monti di pietà romani le rendite del suo ducato di Castro. I Barberini avevano proposto al duca di sollevarlo dalle strettezze finanziarie in cui si trovava purché avesse ceduto loro il ducato di Castro e avesse dato in sposa a suo figlio Ranuccio, una figlia di Taddeo; ma il Farnese rifiutò le proposte e questo fatto costituì il primo germe di odio tra le due famiglie che portò ad una completa rottura quando Odoardo, recatosi a Roma, fu sicuro di non essere stato ricevuto con i dovuti onori dal pontefice e richiamò dallo Stato Pontificio il suo rappresentante diplomatico. Le rappresaglie pontificie non tardarono a venire; infatti il 20 marzo del 1641, violando i privilegi accordati ai Farnese da Paolo III, si vietò con un editto la raccolta del grano dal ducato di Castro, che era formato dai paesi di Nepi, Capodimonte, Vesenzo, Teseo, Signeno, Morano, Ronzano, Arlena, Civitella, Valerano, Corchiano, Fabbrica, Borghetto e Acquasparta. All'editto papale Odoardo Farnese rispose fortificando Castro. Urbano VIII allora gli intimò con un primo monitorio di sospendere i lavori di fortificazione e poichè il duca non accennava ad obbedire, gli inviò una seconda intimazione fissandogli un termine di trenta giorni e minacciandolo di scomunica. Scomunicato e dichiarato decaduto da tutti i feudi. sul suo ducato veniva lanciato l'interdetto. Questi Odoardo aveva iniziato delle trattative con il Richelieu, non andate a buon fine e, sostenuto dalla Lega formatasi il 31 Agosto 1642 tra i Veneziani, il granduca di Toscana e il duca di Modena, aveva invaso con un esercito la Romagna sgomentando con i suoi successi la Curia Romana. Il Pontefice cercò di stornare dai suoi Stati il nemico e nel medesimo tempo di ingrandire il patrimonio a spese della Spagna.Qui non è chiaro: ma poi si allea con Odoardo Farnese? Vedi pure parte in Inglese a proposito… Per mezzo del Cardinale Spada propose alla Francia un'alleanza in cui dovevano essere inclusi il Farnese, il Granduca, Modena e Venezia. Scopo della lega doveva essere la cacciata degli Spagnoli dal Napoletano; a impresa compiuta, Odoardo Farnese avrebbe avuta la corona di Napoli, la Chiesa si sarebbe estesa fino a Gaeta, sul trono di Parma e Piacenza si sarebbe posto Taddeo Barberini, alla Toscana si sarebbero date le città marittime vicine, e parte del ducato di Milano sarebbe stato del duca di Modena e della Repubblica di Venezia, il resto sarebbe andato alla Francia. Ma non se ne fece nulla.
La condanna a Galileo
Sotto il pontificato di papa Urbano ebbe luogo il famoso processo che portò alla condanna definitiva di Galileo Galilei; questo processo va inquadrato in una serie di interventi che il papa attuò per ridare il giusto potere al Tribunale dell'Inquisizione che, oltre Galileo, aprì processi contro M.A. de Dominis, C. Cremonini (nomi per intero?) e Tommaso Campanella; quest'ultimo, molto stimato dal papa, fu però da questi personalmente liberato dalla sua prigionia in Castel S. Angelo.
Il XIII giubileo
Il 29 aprile del 1624 fu indetto il nuovo giubileo con la bolla 'Omnes Gentes plaudite manibus'. I cardinali furono esortati a riordinare le loro chiese e a seguire la buona condotta del clero. Anche all'interno del Vaticano furono allestiti vari e lussuosi appartamenti per ospiti illustri. Solenne fu l'apertura della Porta Santa il pomeriggio della vigilia di Natale annunciata con il suono delle campane per tre volte al giorno nei tre giorni precedenti.
Durante questo Giubileo il Papa vietò ai sacerdoti di fiutare tabacco in chiesa e, il 28 gennaio 1625, con la bolla 'Pontificia sollicitudo' concesse di lucrare l'indulgenza giubilare anche a quanti erano impediti di recarsi a Roma, nonché ai carcerati e agli ammalati. Stabilì anche che i pellegrini che giungevano a Roma potevano vedere le opere di sistemazione della nuova basilica di san Pietro mentre il Bernini stava lavorando al Baldacchino sull'altare della confessione. Il 30 gennaio con il breve 'Paterna dominici gregis cura', dato il pericolo del colera che veniva dalla Sicilia e da Napoli, sostituì la visita della basilica di San Paolo con quella di Santa Maria in Trastevere alla quale concesse l'apertura di una Porta Santa sul fianco sinistro, tuttora conservata; e concesse la visita alle chiese di santa Maria del Popolo e san Lorenzo in Lucina in sostituzione di quelle di san Sebastiano e di san Lorenzo, situate fuori le mura.
Il giansenismo
Sotto il pontificato di Urbano VIII 85 vescovi di Francia chiesero la condanna dell'Augustinus di Giansenio; il libro fu inserito nell'Indice dei testi proibiti con un decreto del 1641. L'anno successivo lo stesso pontefice si espresse con la bolla di condanna "In eminenti"; questo fu il primo atto ufficiale contro il Giansenismo e ciò, tuttavia, non me impedì lo sviluppo.
Politica ecclesiastica
Nel governo della Chiesa si attenne scrupolosamente al Concilio di Trento. A lui si deve la riforma del breviario e del clero romano.
Favorì l'attività missionaria, specie in Asia e in Africa. A tale scopo eresse, con la bolla "Immortalis Dei Filius" del 1° agosto 1627, un Collegio de Propaganda Fide, sotto la protezione dei santi Pietro e Paolo, dandogli il proprio nome 'Urbanum'.
Procedette alla regolamentazione del culto dei beati e dei santi determinando che solo le persone beatificate o canonizzate dalla Sede Apostolica potevano essere oggetto di venerazione: per le persone da accettare come sante prima del suo decreto del 1634 si richiedeva un culto di almeno cento anni; per quelle venute dopo il 1634 si richiedeva un duplice processo, prima locale, fatto dall'Ordinario del luogo, poi quello Apostolico. Il processo sulle virtù doveva essere corredato, inoltre, anche da due miracoli rigorosamente provati.
Beatificò e canonizzò molti santi, tra questi i più noti sono: Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Luigi Gonzaga, Filippo Neri, Andrea Avellino, Gaetano da Thiene, Felice di Cantalice, Francesco Borgia, Giacomo della Marca, Elisabetta regina di Portogallo. Inoltre, in seguito a numerose richieste dei vescovi francesi e germanici, con la bolla "Universa per orbem" del 24 settembre 1642 provvide a regolare un nuovo calendario di giornate festive: furono fissate 31 feste di precetto; a queste 31 si aggiungevano le domeniche, le feste dei patroni, le feste delle diocesi e quelle delle varie nazioni. Ai vescovi fu vietata l'introduzione di nuove giornate festive.
Nel 1631 soppresse le Dame Inglesi, un'associazione di Gesuite fondate nel 1609 dalla nobile inglese Maria Ward, in stretta aderenza alla Compagnia di Gesù, per l'educazione della gioventù femminile, (non si capisce bene il soggetto: sempre le dame inglesi? Vedi anche parte in inglese) abolita in seguito a intrighi avversari e ad una sua pretesa di ribellione.
Sostenne molto la stampa, non ancora molto diffusa, ampliando la Stamperia Poliglotta Vaticana.
Il barocco
Sotto il suo pontificato videro la luce: palazzi, mura, monumenti, statue, ma anche quadri, arazzi e mosaici imponendo tasse: "Urbano VIII dalla barba bella, finito il giubileo, impone la gabella", commentava Pasquino. Fu colto e abile scrittore di versi in latino: una sua collezione di parafrasi delle Scritture e diversi inni di sua composizione sono stati frequentemente ristampati. Per le sue doti di poeta e per le tre api che ornavano il suo stemma gentilizio, venne denominato dai contemporanei l''Ape attica'.
Nel 1625 iniziò la costruzione del Palazzo Barberini ad opera di Carlo Maderno e Gian Lorenzo Bernini. Al Maderno il papa affidò anche l'incarico di dirigere i lavori della ricostruzione del palazzo sforzesco delle Quattro Fontane, le cui sale vennero ornate di pregevoli pitture tra le quali quella di Pietro Berretini che rappresentò l'apoteosi di Maffeo Barberini. Al Bernini, entrato particolarmente nelle sue grazie, il papa commissionò lavori molto diversificati, tra i quali il Collegio Urbano e la Fontana del Tritone. Inoltre Urbano riuscì a patrocinare anche altri artisti come Nicolas Poussin e Claude Lorrain, pittori, e l'erudito professore gesuita Athanasius Kircher. Sotto il suo pontificato Giovanni Bollando iniziò la monumentale opera dei Bollandisti, l''Acta Sanctorum', e l'archeologo Antonio Bosio gli dedicò la sua celebre opera di 'Roma sotterranea'.
Nel 1623, appena eletto papa, diede subito inizio ai lavori di trasformazione dell'antica residenza Savelli nel Palazzo Pontificio e nell'annessa villa Barberini a Castel Gandolfo, scegliendo il sito dell'antichissima acropoli di Alba Longa, su cui i Gandulphi avevano costruito la loro rocca; era una zona che conosceva bene, perchè qui aveva già trascorso le sue vacanze da cardinale. L'incarico fu affidato al Maderno, coadiuvato da Bartolomeo Breccioli e Domenico Castelli.
Nel 1626 il papa partì per la sua prima villeggiatura nel rinnovato edificio. Nel 1659 il Bernini ebbe l'incarico di sistemare la piazza con la fontana e di erigere la chiesa di S. Tommaso. Durante il suo pontificato pensò che Roma dovesse aver bisogno di una nuova cinta muraria lungo il fianco del Gianicolo; già il colle di per sé agiva da roccaforte naturale, poiché da occidente sovrastava l'intera città, ma il vecchio confine edificato da Aureliano quasi quattordici secoli prima non era in buone condizioni, e non avrebbe più rappresentato una valida difesa.
Merito di Urbano VIII è sia la costruzione del Baldacchino in San Pietro in Vaticano sia della fontana detta 'Barcaccia', la fontana a forma di barca in piazza di Spagna. La morte, avvenuta dopo quasi ventuno anni di pontificato, colse papa Urbamo il 29 luglio 1644, accellerata, si disse, dal dispiacere per i risultati della guerra intrapresa contro il Duca di Parma. Le sue spoglie riposano in san Pietro, sotto il solenne mausoleo funebre, commissionato da lui personalmente al Bernini. Il monumento è dinamico, e grazie alla varietà cromatica dei marmi e del bronzo è fastoso. Urbano VIII è ricordato come il simbolo del fasto barocco.
Costume e società nella Roma barocca Roma e il barocco Roma, capitale del barocco: papi e nepotismi Il caso Galileo Galilei