Abile ed intelligente, introversa ed incline alla malinconia e alla solitudine, volitiva e dotata di grande spirito d'iniziativa, non bella ma ricca di fascino, seducente, pur non facendo ricorso alle armi femminili, com'era consuetudine per le donne settecentesche, Rosalba Carriera, celebrata come la più grande ritrattista dell'epoca per la grazia e la versatilità dei suoi dipinti, fu contesa dalle corti più illustri ed ottenne fin da giovane fama internazionale, dividendo la sua esistenza fra Venezia e Parigi, le due capitali del bel vivere settecentesco. Celebre non solo nell'arte del dipingere (esordì come miniaturista, ma ben presto si dedicò all’arte del ritratto, in cui eccelse), stimata da sovrani e grandi artisti come Watteau, fu anche eccellente violinista (amica di molti musicisti, come Antonio Vivaldi, Jean Philippe Rameau) molto legata all’eclettico e colto Alessandro Marcello, noto compositore veneziano e uomo di ampia cultura, filosofo, matematico, pittore e poeta, adepto dell’Arcadia con il nome di Eterio Stinfalico, e a suo fratello Benedetto, che nel 1721 fece scalpore con il suo libello “Il teatro alla moda”, contro gli eccessi moderni dell’opera) e cantante. Rosalba fu la prima donna cui la società colta dell'epoca aprì le porte di corti reali e palazzi nobiliari e consentì di competere alla pari con gli altri pittori.
La vita
Rosalba Carriera nacque a Venezia il 7 ottobre del 1675 da Alba Foresti e da Andrea.
Narra un biografo anonimo del 1755: "Era il padre cittadino di condizione, ma di scarse fortune, e molto inclinato a disegnare, benché legista di professione. Imitando adunque il padre suo, non ancora giunta all'anno quattordicesimo di sua età, incominciò a pigliare da sé solo la penna, e senza direzione né assistenza di alcuno si mise a disegnare".
Rosalba non trovò ostacoli alla propria vocazione, ma fu, anzi, incoraggiata dall'amatissimo padre; nutrì grande amore non solo per il padre, morto nel 1719, che l'avviò alla pittura, sotto la guida dei migliori artisti del tempo, come il Lazzari e il Diamantini, e gli affermati Balestra e Steve, che l'iniziarono all'arte della miniatura, ma per tutta la famiglia, per le sorelle Giovanna, pure pittrice, mancata nel 1737, e Angela, sposata col pittore Giovanni Antonio Pellegrini.
Ben presto la sua fama cominciò a diffondersi, e Rosalba, finissima ritrattista, dotata di tecnica sciolta e tocco delicato, virtuosa del pastello (tecnica a lungo abbandonata e ritornata in auge proprio ai suoi tempi, ben adatta alla grazia leziosa del nuovo clima culturale, al quale approdò come folgorata e che finì per rendere disciplina esclusiva), delicata ed elegante nelle miniature (con le quali continuò a farsi strada, imponendosi prepotentemente sulla scena artistico- mondana italiana ed internazionale, contesa da nobili e borghesi, richiesta sia dai galanti e spensierati signori veneziani che dagli stranieri, che divennero i suoi migliori clienti, unendo ai successi culturali ed artistici (celebrata, come ci testimonia una lettera, nel 1703, da Giuseppe Maria Crespi, come una sorta di sposa ideale di Guido Reni, e lodata, quando due anni dopo inviò una Fanciulla con colomba come saggio all’Accademia di San Luca a Roma, dall’inglese Christian Cole, che così scrisse: “bianco su bianco: meglio, luce su luce…”) anche quelli mondani poiché, raffinata conversatrice e, come scrisse uno dei suoi biografi: “Donna, e delle più seducenti, sotto molti aspetti..”
Ritratti e miniature le furono richiesti dal duca di Mecklemburgo, da Federico IV di Danimarca, dal principe Augusto di Sassonia, dai duchi di Modena, dalla corte di Vienna, dove eseguì tra l'altro il ritratto del Metastasio.
Molto ricercata fu alla corte di Dresda, da dove si allontanò, poi, nel 1720, in compagnia delle sorelle e del cognato pittore, per trasferirsi a Parigi, dove soggiornò diversi mesi, ospitata, così come raccontato nel suo diario, dal collezionista parigino Crozat, in un edificio con un grande giardino (del parco divenne, poi, proprietario il marito della Pompadour, Le Normant d’Etioles) e dove rimase fino al 1721, ritraendo Crozat, i nobili più autorevoli del tempo e persino il re Luigi XV che, allora in età giovanissima, regnava sotto la reggenza di Filippo d’Orléans e del cardinale Guillaume Dubois.
La sua fama era all'apice e scriveva di lei il Sensier: Si può dire che tutti i signori del tempo si misero ai suoi piedi. I suoi pastelli facevano furore...Luigi XV, allora bambino, fu uno dei primi a posare per lei.
Ma Rosalba non si fece abbagliare dal successo e dalla vacuità dell'ambiente e, incline all'introversione, alla malinconia e all'isolamento, e bisognosa degli affetti familiari, ritornò a Venezia, dalla quale si mosse nuovamente solo per un breve viaggio a Modena ed un soggiorno a Vienna.
Continuò a lavorare intensamente, affidandosi sempre meno all'intuizione e al gusto per la rappresentazione dei volti, approfondendo l'indagine psicologica delle fattezze ritratte, ed aprendosi anche a temi allegorici e mitologici.
Tra i più importanti ritratti di uomini si ricordano quello del Conte Nils Bielke ( Stoccolma) e quello di un Gentiluomo (Londra); tra quelli femminili: Barbarina Campani (Dresda) e di Caterina Barbarigo (Dresda).
Gli ultimi anni della sua vita furono segnati dalla morte dell'amata sorella e collaboratrice Giovanna e da una grave malattia agli occhi che la portò, dopo un iniziale miglioramento, alla cecità irreversibile.
Morì a Venezia il 15 aprile del 1757; celebrata già in vita come una delle massime figure artistiche del tempo, dopo la sua morte, e per tutto il resto del secolo, continuarono ad esserle tributati grandi onori.
Le opere
Interprete raffinata e squisita degli ideali di grazia della mondana società settecentesca artista che, come scrisse Roberto Longhi, “seppe esprimere con forza impareggiabile la svaporata delicatezza dell’epoca”, protagonista della stagione rococò veneziana, Rosalba Carriera fu autrice di una copiosa produzione artistica, a pastello e ad olio, opere spesso disperse, testimonianza della sua prolificità, soggetti mitologici, scene allegoriche e temi religiosi, galleria di volti del suo tempo, uomini di potere, aristocratici, esponenti della galante vita settecentesca, soggetti di genere, in cui raffigurò la vita quotidiana delle donne, ritratti femminili dai rosei incarnati ,“raccontati” con passo leggero, misura, distacco, garbo, eleganza e leggerezza, anche con una soffusa vena malinconica, senza enfasi, in disincanto, senza mai veramente credere in un ideale di bellezza così precario e malcerto.
Nonostante sia considerata un’esponente tipica di quel gusto rococò dall’eleganza sofisticata e fragile (non a caso suo emblema si può considerare la porcellana, preziosa ma effimera), Rosalba Carriera non cadde mai nella leziosità gratuita; eclettica e duttile, basò la sua pittura su una consistente ed equilibrata base disegnativa, e su una consistenza delle paste colorate, sì da offrire corpo e qualità non effimera alle figure.
Pur non essendo la prima ad usare in modo espressivo la tecnica del pastello, prediletto anche da grandi maestri come La Tour, Largillière, Nattier, Mengs, dal ginevrino Liotard, per la capacità di offrire speciali effetti di splendore, fragilità e trasparenza (come riconosciuto anche dall’Encyclopédie del tempo) fu lei ad offrirne le infinite possibilità creative, specializzandosi ben presto nell’ utilizzo di una sua tecnica non leziosa, soffice e luminosa, intrisa di luce, stendendo rapidi tocchi di bianco sopra gli altri colori per ottenere effetti di luce a forte carattere atmosferico, memore della lezione tizianesca (gli “sfregazzi”) ed anticipatrice di un modo tipico degli Impressionisti, in un uso del bianco assai simile a quello della biaccatura, in cui eccellente interprete fu Watteau, alla cui arte indubbiamente la pittrice fece riferimento.
R. Carriera, Allegoria dell’aria
Fra il 1744 e il 1746, concepita per Augusto III, Rosalba Carriera eseguì la serie delle Allegorie degli Elementi (Aria, Acqua, Terra, Fuoco), considerata uno dei capolavori della maturità per la grazia e per la padronanza tecnica.
Di particolare interesse l’Allegoria dell’Aria, per il cui volto allegorico la pittrice scelse non una bella dama del tempo, ma una popolana dalle fattezze ben caratterizzate. Eppure l’incarnato bianchissimo del volto, lo sguardo che segue il leggiadro uccellino in volo, quasi refolo di vento materializzato, la lieve smorfia delle labbra che s’incrociano col gesto della mano sinistra, il morbido panneggio delle vesti, avvolge di leggerezza e trasparenza la scena, contribuendo a rendere la rappresentazione palpitante di grazia e d amabile sensualità.
R. Carriera, Ritratto di Caterina Barbarigo
Caterina Barbarigo apparteneva ad una delle più celebri famiglie veneziane ed era famosa per la sua bellezza. Rosalba Carriera la ritrasse in lieve inclinazione del capo, sorriso appena accennato, in palese consapevolezza dell’elevata status sociale di appartenenza e dell’indiscussa avvenenza. La luminosità delle perle, in contrasto coi toni scuri del copricapo e delle vesti, contro il pallore dell’incarnato, contribuiscono ad accrescerne ed esaltarne il fascino.
R. Carriera, Ritratto di Augusto III
Augusto III, elettore di Sassonia e re di Polonia dal 1733, figlio di Augusto II, che nel 1722 in una grande pinacoteca a Dresda aveva già raccolto circa duemila opere, fu uno dei più fedeli e appassionati committenti di Rosalba Carriera, amante in genere dell’arte italiana.
Continuatore del tradizionale mecenatismo della sua famiglia, incrementò ulteriormente le collezioni di Dresda, acquistando molte opere della pittrice veneziana, tanto che nel 1765 il catalogo della sua galleria annoverava ben 103 dipinti. Coadiuvato dal primo ministro, il Conte Bruhl, inviò in giro una rete di diplomatici ed esperti d’arte per commissionare nuovi lavori a molti artisti, tra i quali, appunto, Rosalba Carriera.
Bibliografia
Arte, Storia universale, Leonardo Arte,1997, Milano
L’ARTE, Logos, 2004, Modena
I grandi pittori, vol. IV, De Agostini, 1988, Novara
La pittura italiana, Electa, 1997, Milano
Arte, Storia universale, Leonardo Arte,1997, Milano
L’ARTE, Logos, 2004, Modena
I grandi pittori, vol. IV, De Agostini, 1988, Novara
La pittura italiana, Electa, 1997, Milano.