Detto il Cappuccino o il Prete Genovese, Bernardo Strozzi nacque a Genova nel 1581. Avviato agli studi letterari, li interruppe a quindici anni in seguito alla morte del padre. Decise allora di dedicarsi alla pittura sotto la guida di Pietro Sorri, modesto manierista toscano, ma attento soprattutto alle opere d'arte che da altri centri affluivano numerose a Genova e all'attività genovese di maestri provenienti in particolare dalle Fiandre e dalla Lombardia.
Banchetto nella casa di Simone (1630) Gallerie dell'Accademia, Venezia
Divenuto frate cappuccino nel 1598, poco più tardi, stanco della vita conventuale, si fece prete. Nel 1630, dopo essere stato imprigionato in circostanze poco chiare, pare in seguito al rifiuto di rivestire l'abito talare, abbandonò definitivamente la città natale e si stabilì a Venezia.
I primi dipinti, devote tavoline piuttosto inerti e monotone dal punto di vista del colore, mostrano tuttavia, nella voluta semplicità della composizione, l'intenzione del giovane artista di distaccarsi decisamente dall'enfasi della locale tradizione tardomanieristica.
Già nel primo decennio del Seicento, stimolato soprattutto dall'esempio del Baroccio e quindi di Rubens, il pittore arricchì sempre più la materia pittorica delle sue opere, con stesure cromatiche dense e calde, maggior luminosità e ricerca di atmosfera, scioltezza e sicurezza di tocco.
Santa Caterina d'Alessandria (1610-1615)
Di questo dipinto esistono numerose versioni autografe; la versione originale fu acquistata un secolo fa da Charles A. Loeser ma durante la Seconda Guerra mondiale l'opera fu trafugata dai nazisti e di essa se ne persero le tracce. Riapparso nel 2009 il dipinto è oggi al c'entro di un complicato pasticcio burocratico
Tali qualità, già evidenti negli ultimi dipinti genovesi, trovarono in terra veneta, a diretto contatto con le opere dei massimi maestri veneziani del Cinquecento, il terreno più adatto a un rigoglioso sviluppo.
Strozzi, sempre mantendendo l'inclinazione a volgere anche i soggetti sacri in scene di genere, seppe rendere acora più accesa, fastosa e splendente la sua gamma cromatica, più libera e costruttiva la pennellata, inserendosi da protagonista nel processo di rinnovamento della tradizione pittorica veneta.
Vanitas, la Vecchia civetta (1637)
Tra le sue opere maggiori ricordiamo: la Visitazione (Varsavia, Museo Nazionale), San Sebastiano (Venezia, San Benedetto), La Carità di San Lorenzo (Venezia, San Niccolò dei Tolentini), Il Pifferaio e La Cuoca (Genova, Galleria di Palazzo Rosso).
Morì a Venezia nel 1644.