Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti, detto il Pitocchetto, nacque a Milano nel 1698 ma la sua città di adozione fu Brescia.
Purtroppo quasi nulla si sa della sua vita, ma le molte opere pervenuteci indicano in lui il migliore dei pittori di quadri di genere attivi in Lombardia nel Settecento (Nature morte, Milano, Pinacoteca di Brera) e il più importante tra i pittori del tardo barocco italiano.
Erede in un certo senso del Caravaggio, il Ceruti fu però unico nel rappresentare la vita quotidiana del tempo, in particolar modo la vita dei reietti.
Ebbe infatti un particolare amore per la rappresentazione della vita dei mendicanti e dei poveri, donde il suo soprannome, Pitocchetto (Due pitocchi e Lavandaia, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) mettendo in queste sue opere una sentita empatia come mai nessuno prima aveva fatto.
La sua attività non si limitò ai quadri di genere; fu anche un ottimo ritrattista: Giovinetta con ventaglio, Bergamo, Accademia Carrara; Ritratto del conte Giovanni Maria Fenaroli.
Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto, I due disgraziati , 1730, Brescia, Pinacoteca Civica Tosio-Martinengo
Fu, anche se in maniera più modesta, autore di quadri sacri: Battesimo di santa Giustina (Padova, chiesa del Santo), Vergine e santi (Padova, Santa Lucia).
Numerose sue opere sono a Brescia, nel Palazzo del Pubblico e nella chiesa dei Cappuccini; da ricordare anche i dipinti a Padernello (Brescia) nella villa Salvadego.
Fu attivo anche in altre città italiane, come Padova, Venezia e Piacenza.
Morì a Milano nel 1767 e la rivalutazione della sua arte si deve a Roberto Longhi.