Alessandro Magnasco, detto il Lissandrino, nacque a Genova nel 1667. Dopo avere ricevuto la prima educazione artistica da suo padre Stefano, si trasferì a Milano giovanissimo dal 1680 al 1682, dove frequentò la bottega di Filippo Abbiati; in un primo momento si dedicò ai ritratti (oggi perduti) che ottenero un certo successo.
Bivacco di briganti, 1718
L'incontro con Sebastiano Ricci, che divenne suo amico, arricchì la sua cultura ed egli elaborò la sua arte con precise predilezioni stilistiche ricalcanti la tradizione genovese.
Abbandonato definitivamente il genere del ritratto, prese a dipingere vaste scene ambientate in cupe foreste o in interni tenebrosi, popolati da minuscule figurine guizzanti, dalle movenze vivacissime e disarticolate; corpi macerati di eremiti in penitenza, in paesi misteriosi, sotto cieli lividi; lunghe processioni di monaci che si snodano tra alberi enormi e frondosi nell'oscurità di boscaglie, tra subitanei e tremuli bagliori; bivacchi di zingari, accampamenti di straccioni, baccanali e scene di tortura compongono una visione di volta in volta patetica, ironica, tormentata e disincantata, di una umanità allucinata ed inquieta. Le figure immateriali, corrose dal tocco nervoso del pennello che suggerisce le forme ma allo stesso tempo le distrugge, sono come fantastiche e inquietanti apparizioni disposte secondo esigenze ritmiche.
Nel 1711 fu al servizio del Granduca di Toscana e in seguito soggiornò lungamente a Milano. Non abbandonò più il genere e i temi prediletti ma li approfondì dandone un'interpretazione sempre più amara e visionaria, con una incredibile libertà di mezzi espressivi in spazi che non hanno più limiti certi.
Nella sua intensa attività il Magnasco ebbe numerosi collaboratori ma nessun "erede". Fu, in un certo senso, anticipatore dell'impressionismo ma solo Goya e Turner possono essere a buon diritto considerati suoi eredi spirituali.
Tra i suoi dipinti citiamo: Il corvo ammaestrato (Firenze, Uffizi); Cantastorie (Museo di Varsavia); Frati pellegrini (Milano, Brera), Don Chisciotte (Detroit, Institute d'art). Notevoli le tele dipinte tra il 1720 e il 1725 per il conte Girolamo Colloredo, raffiguranti la Dottrina nel Duomo di Milano, la Sinagoga, il Refettorio del Convento, i Frati in biblioteca, il Refettorio dei frati e la Festa in una villa di Albaro.
Morì a Genova nel 1749.
L'esorcismo delle onde