Con l'inizio del XVII secolo si aprì l'epoca d'oro della pittura spagnola: con il fenomeno dell’isolamento culturale della Spagna dal resto d’Europa, con l’identificazione quasi eccessiva della nazione nella religione e con lo sviluppo del naturalismo prima e del barocco poi quali linguaggi dell’espressione plastica, la pittura spagnola raggiunge il suo apice in quanto a personalità e indipendenza, assimilando, interpretando e personalizzando in modo inconfondibile i modelli e le tendenze che, come sempre, provengono dall’Italia e dalle Fiandre.
La lezione di Caravaggio, accolta precocemente in Spagna, si innestò sulla vigorosa tradizione realistica dell'arte iberica, con le opere di Francisco Ribalta, seguito da Juan de Ruelas e da Josè de Ribera, lungamente attivo a Napoli come pittore di corte del vicerè.
È naturale sottolineare il carattere fondamentalmente religioso della pittura spagnola del Seicento. La chiesa, ma soprattutto gli ordini religiosi, sono i committenti quasi esclusivi degli artisti; la nobiltà invece dimostra un maggior interesse per i pittori italiani e fiamminghi piuttosto che per quelli spagnoli.
I centri nevralgici di sviluppo artistico sono essenzialmente tre: la corte, Valencia e l’Andalusia. La corte, stabilitasi a Madrid dai tempi di Filippo II, diviene il principale centro e comprende una vicina scuola locale, quella di Toledo, che
vive un effimero momento di splendore nei primissini anni del secolo.
Madrid, oltre alle esigenze di palazzo, costituisce di per sé un ampio mercato, poiché per tutto il secolo vi si costruiscono e si decorano moltissimi conventi e fondazioni pie nobiliari.
Fra i più famosi pittori di scuola spagnola a Madrid sono da ricordare Vicente Carducho, Juan van der Hamen y Leon, Francisco Herrera, Claudio Coello, Francisco Rizi.
Nell'ambito dell'attivo ambiente artistico andaluso, nella bottega sivigliana di Francisco Pacheco de Rìo si forma Velàzquez che, trasferitosi a Madrid fin dal 1623, divenne rapidamente uno dei massimi protagonisti della pittura del Seicento in tutta Europa. Tra i suoi allievi furono Juan de Pareja, Juan Bautista Martìnez del Mazo e Juan Carreno de Miranda.
A Siviglia e in altri centri andalusi furono attivi nel corso del secolo numerosi artisti di primo piano, come Francisco de Zurbaràn e Bartolomé Murillo, accanto ai quali vanno ricordati Juan Sànchez Cotàn, Alonso Cano, Antonio del Castillo e Juan de Valdés Leal.
La retrograda siuazione sociale spagnola si riflette nell’opera e nello status dei pittori, riuniti in corporazioni a carattere artigianale, con botteghe familiari a struttura quasi
medievale e tra i quali non è difficile trovare ottimi artisti analfabeti. La clientela borghese istruita è quasi inesistente, ma soprattutto è raro riscontrare tra i possibili mecenati o tra i pittori il gusto per le lettere, la familiarità con la mitologia appresa da fonti classicheche: questo stato di cose influenzerà profondamente le tematiche della pittura spagnola del Seicento, riducendo l'esperienza del Naturalismo e del Verismo ad un piano più "metodologico" che di "soggetto"
Durante la prima metà del XVIII secolo si assistette al progressivo esaurirsi e immiserirsi della grande tradizione secentesca; solo l'attività di artisti stranieri come Giaquinto, Tiepolo e Anton Raphael Mengs portò in Spagna un totale rinnovamento del gusto che si indirizzò, dopo la creazione dell'Accademia di San Fernando e la sua rapida ascesa, verso le forme neoclassiche.