Il Clavicembalo strumento del barocco
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in musica barocca
Il nome di questo strumento deriva dal latino clavis, il meccanismo che tramite tasto aziona la leva che pizzica la corda, e cymbalum, un antico strumento a corde pizzicate simile all’arpa.
Il clavicembalo precede storicamente il pianoforte che tutti conosciamo, a differenza del quale le corde vengono pizzicate e non colpite. Della famiglia dei clavicembali fanno parte anche i virginali e la spinetta.
Funzionamento del clavicembalo
La tastiera trasmette il movimento ad un salterino composto di plettro, linguetta e smorzatore. Come si vede in figura la linguetta è una leva che basculla nel salterino ed in cui è inserito il plettro che saltando in altopizzica la corda facendola vibrare. Rilasciando il tasto il salterino scende e la linguetta si piega per non urtare la corda. Sopra il salterino c’è uno smorzatore in feltro che smorza la corda quando il tasto non è premuto.
Per arricchire la gamma timbrica i clavicembali, come per gli organi, possono avere uno o più registri, difficilmente più di tre. I registri semplicemente consentono di avere per le stesse note suoni diversi, più squillanti o morbidi dando possibilità al clavicembalista di modulare il pezzo a seconda dell’interpretazione necessaria.
Un clavicembalo può avere da una a tre corde per ciascuna nota, e in alcuni casi anche di più. Le tastiere a singolo manuale sono comuni, specialmente negli strumenti di fattura italiana, mentre in molti altri paesi la tendenza era di produrre strumenti a due manuali.
Storia del clavicembalo
Secondo le fonti il primo clavicembalo appare in epoca medioevale verso il 1300 ed in quel periodo la meccanica di costruzione aveva raggiunto una maturazione sufficiente per innestare una tastiera su uno strumento detto salterio simile all’arpa.
Il clavicembalo più antico è italiano e fu costruito da Gerolamo Bolognese a Roma 1521, oggi è conservato al Victoria and Albert Museum di Londra, la tradizione italiana per questo strumento fu particolarmente rinomata e peculiare del suono emesso, con tono debole ma dal suono dolce ottimo per l’accompagnamento. Il clavicembalo italiano è relativamente leggero e pratico da trasportare, generalmente dotato di una sola tastiera e con cassa in cipresoo; nel tempo si è arricchito di filettature e decorazioni in madreperla, argento ed ebano donando allo strumento rara e ricercata bellezza. L’abilità italiana in questo strumento arriva anche a produrre per esperimento l’archicembalo, conservato al museo civico di Bologna: si tratta di uno strumento la cui divisione tonale non si limita a suddividere l’ottava in toni e semitoni ma la ripartisce ulteriormente con ben quattro tasti per intervallo; l’ottava così ripartita è composta da ben 32 stati per ottava invece di 12 come di consueto.
Al clavicembalo italiano si affianca il clavicembalo fiammingo che, dotato di corde più lunghe dalla maggior tensione e di cassa armonica in abete rosso, è caratterizzato da un suono più brillante e potente. Lo strumento si affina maggiormente in Francia dove viene perfezionato aumentando l’estensione a 5 ottave. In terra tedesca il modello Francese subisce ulteriori migliorie aumentando la gamma sonora tramite l’uso di corde di diversa lunghezza.
A proposito della fattura delle corde così dice il gentilissimo maestro calvicembalista Fernando De Luca: "L'incordatura delle corde variava a seconda dei tipi di clavicembalo ad esempio:gl'Italiani, Spagnoli, Portoghesi e gran parte dei tedeschi erano incordati in ottone mentre per i Francesi Fiamminghi e Inglesi le ottave basse fino a quasi il do sotto quello centrale o poco di più ottone e il resto ferro dolce. Adesso viene usato anche l'acciaio armonico, ha maggior resistenza ma il suono per paradosso è meno armonico".
Negli ultimi decenni la musica barocca suonata con strumenti originali ha un notevole riscontro di interesse, nei conservatori si studiano gli antichi strumenti e non manca il plasuso del pubblico che assiste appasionato ai concerti d'epoca barocca per ascoltare i famosi repertori dei musicisti dell'epoca moderna.
A fianco dell'attività artistica è fiorita anche l'attività artigianale per la costruzione di cembali, virginali e spinette seguendo le precise indicazioni dei maestri artigiani di epoca barocca con piacere indico il sito del cembalaro Andrea Di Maio che presenta la sua attività artigianale.
Con l’avvento del pianoforte il clavicembalo perde il suo primato e viene dimenticato fino agli inizi del secolo scorso quando viene riscoperta la musica antica e barocca nelle sue esecuzioni originali.
Tuttora il clavicembalo viene insegnato in tutto il mondo e costruito secondo le antiche tradizioni che consentono il particolare suono e la leggerezza dello strumento.
Virginale e spinetta
Si tratta sempre di clavicembali ma dalla dimensione ridotta adatti all’uso domestico o da studio. Sono più semplici del clavicembalo, più piccoli e dal volume più ridotto.
Il termine virginale è di origine inglese e probabilmente deriva dal fatto che lo strumento fosse usato principalmente dalle ragazze. In genere erano costruiti senza gambe per essere appoggiati sui tavoli oppure costruiti in verticale per occupare meno spazio.
Il clavicembalo è considerato lo strumento barocco per antonomasia usato a corte a teatro in casa ed a cui i compositori hanno dedicato le maggiori opere. Rispetto gli strumenti dell’epoca rivestiva un ruolo chiave nella musica come più tardi sarà per il pianoforte. Con l'invenzione del pianoforte di Cristofori il clavicembalo venne dimenticato per poi risorgere agli inizi del novecento per la necessità di eseguire con strumenti originali i brani dei compositori, in principal modo, del periodo barocco. Agli inizi vennero costruiti clavicembalo moderni seguendo nuove linee costruttive ma con scarsi risultati, in seguito recuperati gli scritti e dopo approfonditi studi i clavicembali hanno ritrovato la forma e la struttura primitiva ricca di suono e voce.
Il calvicembalo oggi è uno strumento insegnato al conservatorio e tuttora costruito da valenti artigiani in tutto il mondo. Addirittura ne è stato cotruito uno con il lego e qui potete vederlo e sentirlo.
di Piero Todino, Milano, Castello Sforzesco
di Albert De Lin verso, 1750
Milano, Castello Sforzesco
Parigi, Museo Nazionale di Musica