Il flute a bec
Scritto da Irene Marone. Pubblicato in musica barocca
Il flute a bec è uno degli strumenti a fiato più rappresentativi e caratterizzanti della musica dei secoli XVI e XVII e della musca barocca.
Consta di due parti fondamentali:
-l'imboccatura, che consta di un canale e di un'apertura piatta
-il corpo, che consiste in un cilindro con 8 fori, 7 sul davanti, di cui gli ultimi due doppi, e uno sul retro
Le due parti sono separate e si montano insieme ad incastro: di solito la giuntura delle due parti era rivestita con sughero o feltro, per migliorare l'aderenza e non permettere fuoriuscite d'aria.
Veniva tradizionalmente realizzato in legno che, a seconda dell'albero di provenienza, dava il timbro e l'impronta tipici dello strumento, ma anche la stabilità, la tenuta e la dolcezza del suono : in bosso per gli strumenti solisti, in acero, pero o altri legni di alberi da frutto per gli strumenti destinati alla musica d'insieme.
Le dita della mano sinistra chiudono i fori superiori, quelle della mando destra i fori inferiori, anche se questa non è una regola generale. Esistono infatti numerose “diteggiature”che si sono avvicendate nei secoli, diversificate anche a seconda dell'area geografica.
E' uno strumento cromatico che copre di norma un'estensione di due ottave. Esistono anche versioni da due ottave e mezzo, ma spesso i flute a bec utilizzati negli ensemble rinascimentali e protobarocchi avevano anche estensioni inferiori alle due ottave.
A seconda della dimensione dello strumento e del range di estensione possiamo distinguere i flute a bec in: soprano, alto, tenore e basso.
L'origine di questo strumento rimanda al MedioEvo e ai musicisti e giullari girovaghi che non mancavano mai di portarlo con loro, in quanto leggero e maneggevole. Alcuni di questi antichi strumenti sono giunti fino a noi, come quello rinvenuto sotto le fondamenta di una casa del XIV secolo a Dordrecht, nelle Fiandre.
Nel corso dei secoli lo strumento si è continuamente evoluto: nel Rinascimento compaiono le prime versioni diversificate in misura e timbro, impiegate simultaneamente nella musica d'insieme, ma è nel XVII secolo che il flute a bec acquisisce la dignità di strumento solista.
All'inizio del '600, inoltre, cambia considerevolmente anche la fisionomia dello strumento, ampliandone l'estensione armonica e le possibilità tecniche.Vine realizzato non più in due, bensì in 3 parti, per meglio garantire la tenuta del suono e l'aderenza dei profili delle giunture, che si sono fatte più complesse e articolate.
Nel nord Europa il protagonista è il flauto soprano, mente in Italia è più popolare l'alto.
Diventa oggetto di una vasta produzione musicale dedicata e specifica ad opera dei più illustri compositori di tutta Europa: da Marcello a Haendel, da Vivaldi a Bach.
Il flute a bec è descritto ampiamente anche nell'Encyclopedie di Diderot e D'Alembert.
Dopo la metà del XVIII secolo il flute a bec non puo' competere con le potenzialità e la sonorità del faluto traverso e viene progressivamente abbandonato. Viene riscoperto agli inizi del '900 e conosce una stagione di rinnovato interesse intorno agli anni '60, attraverso l'interesse e lo studio della musica antica.