Il madrigale, la forma di musica vocale più in voga in Europa tra il 300 e i primi del ‘600, deve molto alla Francia: deriva infatti dalla tradizionale chanson, i cui caratteri semplici e popolari sono stati resi più raffinati e complessi dall’incontro con la tradizione polifonica italiana.
Ancora sotto il regno di Enrico IV queste forme evolute di “chanson”, che tuttavia mantengono il carattere originario di linearità e la fedeltà a certe sonorità di sapore occitano, sono i brani più eseguiti dai musici di una corte che, itinerante e frammentata, è ancora molto più simile a quelle medioevali che all’apparato sfarzoso ed organizzato che suo figlio, ed ancor più suo nipote, creeranno stanziandosi tra il Louvre e Versailles.
Dal “Grande” al “Giusto”
La musica che risuona tra le spesse mura dei freddi castelli rinascimentali tra i quali si sposta Enrico “il Grande” è ben lontana dal carattere galante ed aristocratico che acquisirà già solo pochi decenni dopo e non è ammantata da altre valenze se non quelle meramente d’intrattenimento: i nobili e il suo seguito non sono dei “trend setter” e dei beneficiari di divertimenti esclusivi, come toccherà ai loro nipoti di Versailles, ma si divertono praticamente come il popolo, danzando tutti in fila mano nella mano gli antichi branle tipici di diverse regioni della Francia.
L’espressione air de cour appare per la prima volta nel 1571 in una raccolta di Adrian Le Roy e indica composizioni che possono prevedere, come la chanson e il madrigale, un voce solista accompagnata da liuto, o anche una struttura polifonica a 4 o 5 voci, accompagnate o meno da strumenti.
Tuttavia questa espressione acquista significato solo con l’ascesa al trono di Luigi XIII e con i cambiamenti che subisce la vita di corte sotto il suo regno: pur senza una sede stanziale, la corte si muove secondo spostamenti stagionali fissi, scanditi degli interessi e dai divertimenti del sovrano, a cui per la prima volta viene dato uno spazio più autonomo e centrale nell’organizzazione generale della vita della sua famiglia e del suo seguito.
Divertimenti reali
Luigi XIII ama sopra ogni cosa la caccia e gli spostamenti da una regione all’altra sono studiati sulla base delle stagioni più adatte per predare questa o quella specie nelle numerose tenute regali disseminate nel paese; inoltre dimostra uno spiccato interesse ed una predisposizione per la musica, che studia secondo l’uso rinascimentale di erudire i sovrani nelle arti del trivium e del quadrivium, ma soprattutto sin da giovanissimo si appassiona al balletto, cheintorno al 1608 comincia a comparire come genere autonomo nelle raccolte di air de cour.
Nasce così il genere del ballet de court, un allestimento in cui, ispirandosi a modelli italiani introdotti in Francia da Maria de' Medici, ogni ballerino riveste un ruolo preciso commisurato al suo rango all’interno di una storia, quasi sempre a tema mitologico o classicheggiante,narrata da musica e movenze. Una forma di divertimento galante a cui prendono parte, oltre al re, i membri della corte e ballerini “professionisti”, in un apparato scenografico che diventerà via via sempre più ricco nei costumi, nelle ambientazioni e negli effetti speciali.
Il ballet de cour è anche un momento d’incontro tra i nobili e tra loro e il sovrano ove, tra coreografie codificate e galanterie d’improvvisazione, si intrecciano rapporti, favori, rivalità, alleanze e tutta una serie di “messaggi subliminali” che diventeranno imprescindibile background socio politico per i balletti di Luigi XIV e Lully. Il ruolo di un certo nobile, la sua vicinanza o lontananza dal re sul palcoscenico, le movenze di una dama dicono sulla loro condizione e reputazione a corte molto più di mille parole, incarnando l’equazione tutta barocca tra finzione effimera e realtà trasfigurata.
Queste rappresentazioni si susseguono sempre più frequentemente e diventano l’epicentro della vita mondana di corte: Luigi XIII nel gennaio del 1617 al Louvre interpreta il demone del fuoco nel Ballet de la délivrance de Renaud tratto dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso e nel febbraio del 1625 è tra gli interpreti, sempre al Louvre, del Ballet des fées des forêts de Saint-Germain. L’anno successivo, sempre in febbraio, danza come “solista” a fianco di ballerini professionistinel Ballet de la douairière de Billebahaut.
Il re, ottimo compositore dilettante, coniuga il suo amore per la caccia e per la danza, componendo nel 1635 un balletto a tema venatorio: La Merlaison , che nella sua struttura divisa in“scene”, pur contenendo ancora elementi rinascimentali come il branle d’apertura (che diventerà tradizionale in tutto il balletto francese del XVII secolo), anticipa in modo più sobrio moderato la costruzione e le atmosfere dei grandi balletti per cui rimarrà noto il suo successore.
Caratteri e volti dell’air
La musica non è un evento d’eccezione, ma allieta quotidianamente il seguito di “Louis Le Juste”: la giornata non è ancora scandita in modo rigoroso da momenti musicali specifici come sotto il “regno artistico” di Lully, ma sono frequenti le occasioni in cui risuonano le note di un’air de cour per voce sola e liuto, eseguite personalmente da qualche musicista dell’entourage di corte.
Antoine Boesset, figlio del soprintendente alla musica di Enrico IV, ricopre la stessa carica paterna presso Luigi XIII e domina la scena musicale francese della prima metà del 600, imponendosi come modello imprescindibile per tutti i suoi successori.
Le linee vocali delle sue composizioni, comparate a quelle dei maestri italiani del nascente “recitar cantando”, appaiono più sobrie e meno articolate, dotate di minor tensione drammatica e meno predisposte ai virtuosismi e agli eccessi di fioriture: questo carattere più misurato e languido sarà uno dei motivi distintivi dell’opera “alla francese”, in contrapposizione alle emozioni forti e ai mirabolanti vocalizzi di quella in stile “italiano”.
Erano inoltre attivi a corte come stimati compositori di airs Etienne Mouliniè, direttore della musica di Gastone di Orleans, fratello del re, ed insegnante privato di sua nipote M.lle de Montpensier, e Michel Lambert, che molta fortuna avrà ancora sotto Luigi XIV come maestro di cappella e come collaboratore di Lully, a cui darà in sposa sua figlia Madleine.