Luigi XIII muore nel 1643, lasciando un erede al trono di soli 5 anni e la consorte Anna, figlia del re di Spagna Filippo III, alla reggenza del regno. Anna è stata educata allo sfarzo e ai divertimenti, ama il teatro e gli eventi mondani e, appoggiata dal suo colto e raffinato consigliere italiano Giulio Mazzarino, trasforma una corte, ancora a lutto e senza fissa dimora in un luogo di divertissements e sofisticati intrattenimenti.
La regina porta con sé il retaggio spagnolo dell'arte della danza e del grande teatro barocco di Lope della Vega e di Calderon della Barca, apprezzando e sostienendo anche i drammaturghi francesi a lei contemporanei, tra cui su tutti brilla Pierre Corneille.
Anna trasmette i suoi gusti e la sua sensibilità al figlio primogenito, dal quale non si stacca mai, neppure per recarsi a teatro: insieme a Luigi crescono infatti anche il suo amore per lo sfarzo, il divertimento, il teatro, la caccia, e primo tra tutti, il balletto.
Le roi danse!
Istruito nella danza e nella musica, si dice che a otto anni il re danzasse già perfettamente ed eseguisse con maestria le figure coreografiche più complesse. Il piccolo Luigi compare spesso in ruoli fugaci all'interno dei ballet de cour frequentemente allestiti a corte per il diletto della madre, ma è in occasione del Carnevale 1653 che il sovrano debutta ufficialmente nelle vesti del sole nascente nel Ballet de la Nuit: accanto a lui danza anche il ventenne italiano naturalizzato francese Jean Baptiste Lully, maestro di musica della Garand Madamoiselle.
Da quel momento i destini del giovane artista e del sovrano saranno indissolubilemnte legati e Lully saprà fare della passione del suo re non solo un'occasione di ostentato sfarzo e sontuosità mai visti prima in Europa, ma anche un raffinato strumento politico e propagandistico.
Insieme al coreografo Beauchamp e allo scenografo ed architetto Vigarani, Lully studia gli allestimenti più indicati e i ruoli più adatti ad esaltare le doti fisiche e tecniche del sovrano e a rappresentarlo come una divintà antica o un eroe della mitologia classica, contribuendo a diffondere tra i contemporanei e presso i posteri l'aura di grandeur che ancora oggi avvolge la figura del Re Sole.
Gli allestimenti dei balletti diventano molto più curati e frequenti rispetto a quelli organizzati per il padre, ed accompagnano tutti i momenti salienti della vita di corte: sarà un balletto di Jean Baptiste Lully, incastonato nell' opera Ercole Amante di Francesco Cavalli, a celebrare nel 1660 i festeggiamenti del matrimonio di Luigi con l'infanta di Spagna Maria Teresa, sempre un suo balletto, le Temple de la Paix, a suggellare nel 1685 la firma del trattato di Regensburg e ancora un evento danzante, Le Ballet d'Alcidienne, ad allietare lo storico incontro tra Anna d'Austria, Cristina di Svezia e la regina inglese Enrichetta Maria di Borbone.
Lully soddisfa appieno ogni richiesta del sovrano, trasforma il suo piccolo ensemble di archi, “ I Petites Violons”, nella prima grande orchestra stabile della storia e rende le celebrazioni mondane nella neonata reggia di Versailles le più chiacchierate ed invidiate d'Europa: dal canto suo Luigi XIV ricompensa il “fedele servitore” insignendolo del prestigioso titolo di sovrintente alla musica, conferendogli uno degli stipendi più alti del suo entourage.
Dalla Comèdie-Ballet all'Opera francaise
Lully, influenzato dall'usanza italiana inaugurata dai Bardi di mescolare danza, canto e teatro, crea con Jean Baptiste Poqueline detto Moliere, commediografo ed altro grande protetto del re, una nuova forma sperimentale: la comèdie-ballet “debutta” nel 1661 con la messa in scena de Le Facheux a Vaux le Vicomte. Lo spettacolo era costituito da momenti recitati e cantati in lingua francese, inframmezzati da coreografie di Beauchamp. La collaborazione tra i tre artisti culminerà nel capolavoro del Borghese Gentiluomo e suggellerà la comèdie-ballet come genere distintivo dei caratteri musicali francesi, per la sobrietà del cantato e la scelta di temi satirici, storici o di “attualità”, in contrapposizione al ridondante teatro italiano di ispirazione mitologica e classicheggiante.
Le comèdie-ballet vengono rappresentate esclusivamente per il diletto del re, che ha ormai abbandonato le scene come ballerino, e per la corte di Versailles, dove Lully non ha più rivali ed è signore assoluto degli intrattenimenti regali.
Tuttavia nei teatri di Parigi furoreggia Pomone, un'opera lirica in francese scritta da Pierre Perrin e musicata da Robert Cambert, uno dei rivali storici del musicista fiorentino. L' innovativo spettacolo, finanziato dal marchese di Sourdeac, è particolarmente apprezzato dal pubblico metropolitano, che finalmente può comprendere i testi e la trama del dramma, e desta anche la curiosità degli intellettuali e del sovrano stesso: Lully, che per dieci anni aveva ritenuto il francese poco adatto per un melodramma di stampo italiano, vide il suo monopolio artistico minacciato e non tardò a sfruttare il credito di cui godeva presso M.me de Montespan, favorita del re, e alcuni dissapori sorti tra Perrin e Cambert a suo vantaggio. Si fece concedere un privilegio unico, controfirmato dal sovrano, ascrivere, rappresentare e pubblicare opere in francese che prevedessero musica e danza, sbaragliando tutti i concorrenti e danneggiando l'antico amico e collaboratore Molière. Questi tentò di evitare la bancarotta chiedendo l'aiuto del musicista Marc Antoine Charpentier, famoso per la sua produzione sacra ma non nuovo all' ambiente tatrale, avendo musicato alcune parti della Medèe di Pierre Corneille. Dal sodalizio dei due nacque la comèdie-ballet Le malade imaginaire, allestita tra le continue irruzioni in teatro di Lully e dei suoi attendenti per effettuari tagli ai testi e all'allestimento e per sequestrare strumenti ed apparati scenici non autorizzati: fortemente provato nella salute, Molière ebbe un malore e morì in scena durante la prima rappresentazione, il 17 febbraio 1673. Al suo collaboratore non toccò sorte migliore: dopo aver tentato di concorrere come maestro della cappella di Versailles, ma sempre ostacolato da Lully, troverà favore a corte solo con l'avvento di M.me de Maintenon, sostenitrice del suo stile sobrio e severo e accanita detrattrice dei malcelati libertinismi del compositore fiorentino.
L'ultimo stralcio della carriera di Lully e le ultime attenzioni di cui lo degnerà il sovrano, stanco dei suoi atteggiamenti amorali e pretenziosi e influenzato dal giudizio della sua nuova amante M.me da Mainteinon, sono segnati da una munifica produzione di opere in lingua francese (13 in tutto) e di musica sacra di circostanza, proposta nell'inutile disperato tentativo di riconquistare il favore di una corte piombata in un'austerità e in una morigeratezza che nulla aveva più a che vedere coi tempi dei balletti e dei divertissements royale.
Ed è proprio dirigendo un Te Deum per la convalescenza del re che Lully ha un incidente: si trafigge il piede con la punta del bastone con quale scandisce il tempo e, rifiutando l'amputazione dell'arto, muore di cancrena qualche tempo dopo, il 22 marzo 1687, liberando Versailles e il panorama musicale francese dal suo monopolio e dalla sua stretta accentratrice.
Sacro e profano
L'ultimo periodo del regno di Luigi XIV è caratterizzato dalla presenza a corte di compositori di musica sacra e dall'esplosione dell'Opera française, rappresentata nel teatro privato di Versailles come nei teatri parigini, rinati dopo “l'embargo” imposto da Lully. Charpentier rimane molto apprezzato, soprattutto come compositore di motets, e ottiene il prestigioso incarico di maestro di musica presso la Sainte-Chapelle. Accanto a lui emerge la figura dell'ecclesiastico Andrè Campra: maestro di cappella presso Notre Dame e compositore di alcuni melodrammi di grande successo all'epoca, sarà chiamato a dirigere il teatro di Versailles dopo la morte di Luigi XIV.
La cappella assurge a luogo più frequentato dalla corte, a seguito della devotissima Maintenon e dell'anziano sovrano, e il ruolo di organista diventa quello più ambito dai musicisti del tempo: nel 1693 ci sono addirittura tre musicisti che si contendono l'ambito ruolo, rivestendolo a turno per un quadrimestre. Tra questi c'è Francois Couperin, che subito si distingue per la sua bilità virtuosistica. Gli viene affidata l'educazione musicale del “delfino”, nipote del re e futuro Luigi XV e diventa il maestro di clavicembalo più ambito e pagato dalla nobiltà. Fu uno dei primi musicisti ad operare un decentramento artistico stabilendo la sua attività di insegnamento a Parigi e rifiutandosi di risiedere a Versailles, ove il titolo di clavicembalista reale era stato a attribuito a Jean Baptiste Anglebert, figlio del famoso virtuoso Henry. Quest' ultimo era stato nominato maestro della musica da camera del re nel 1664, quando ancora a corte regnava il controllo assoluto di Lully, ma la sua sincera stima per lo stile dell'italiano e le meravigliose trascrizioni clavicembalistiche di opere lulliane lo avevano risparmiato dalle epurazioni toccate ad altri concorrenti.
Nell' ambiente di corte, finalmente libero dal monopolio lulliano, emerge Marin Marais, unvirtuoso dell'orchestra dell'Académie royale de musique formatosi con Monsieur de Sainte Colombe, uno dei più grandi violisti del tempo alla cui figura si ispira il romanzo di Pasqual Quignard Tutte le mattine del mondo. A Marais viene conferita la carica di «joueur de viole de la musique de la Chambre» nella Musique du roi, dove resterà per 30 anni, e in seguito ai successi delle sue opere liriche Alcyde (scritta in collaborazione con il figlio di Lully) e Alcyone,è nominato direttore dell'orchestra dell'Opèra tra il 1704 e il 1706. Accanto a Marais, spicca un altro virtuoso della viola, Antoine Forqueray, che si era esibito come bambino prodigio davanti al re e che era spesso convocato a corte per eseguire improvvisazioni e assoli d'effetto durante le occasioni di rappresentanza. Una particolarità legata a questo personaggio: in vita non pubblicò nulla, poiché asseriva che “imparare da pagine stampate era cosa per musicisti pigri”. Dobbiamo la trascrizione e la diffusione di molte delle sue opere al collega Marin Marais, che le apprezzò e ne intuì il valore.
E' l'inizio della grande stagione dell'Opera Royale, rappresentata nei teatri metropolitani come a Versailles in numerosi spazi espressamente dedicati a questo genere: M.me de Maintenon ama l'opera e la ritiene un diversivo rispettabile e sobrio, richiedendo spesso degli allestimenti privati nel Trianon. Ed èproprio in una di queste occasioni, nel 1697, che viene rappresentata l'opera Isseè di Andrè Cardinal Destouches: il re rimane impressionato ed afferma di gradire la musica del giovane compositore quasi quanto quella di Lully, insignendolo pochi anni dopo della carica di “ispettore generale dell'Acadèmie Royale de Musique”. Tuttavia Destouches conoscerà il vero successo solo sotto Luigi XV ed aprirà la strada ad un nuovo modo di fare musica più intimista e “salottiero”, non più esclusivamente legato alla reggia di Versailles ma anche alla città e già proiettato verso i caratteri di quello che successivamente sarà detto “rococò”.
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