Cenni biografici
Nato a Venezia nel 1671 in una ricca famiglia di mercanti, Tomaso Albinoni entrò presto a far parte dei “dilettanti” italiani e fu, forse, allievo di Legrenzi; ammiratore di Vivaldi, violinista e cantante, fu direttore di una famosa scuola di canto.
La sua prima opera, Zenobia regina de' Palmireni venne rappresentata a Venezia nel 1694 e da allora compose numerose opere teatrali e strumentali fino al 1740, anno in cui, pare, sia cessata la sua vena creativa.
Grazie alla moglie, la cantante d'opera Margherita Raimondi, Albinoni iniziò la sua attività di cantante nel 1722, alla corte dell'Elettore di Baviera.
Dai suoi contemporanei venne apprezzata unicamente la sua produzione teatrale, mentre i posteri ne rivalutarono anche l'opera strumentale, che attualmente gode di rinnovato interesse. Bach stesso si servì di alcuni suoi temi.
Morì a Venezia nel 1750.
L'opera
L'opera di Albinoni appartiene alla stagione barocca e comprende: 12 sonate Sonate a tre (1694), 6 Sinfonie e concerti a cinque (1707-1722), 6 Sonate da chiesa per violino e violoncello (1704) e 12 Trattenimenti armonici (sonate) per camera per violino e violoncello (1711); alcune sue composizioni, come le 6 Sinfonie a quattro, sono manoscritte.
Concerto Op.9 N.2 per oboe, archi e basso continuo
Contemporaneo di Benedetto Marcello e di Vivaldi, Albinoni si avvicina più al primo per la fedeltà alla tradizione e per la derivazione diretta dall'opera di Corelli, pur seguendo al tempo stesso Vivaldi nelle sue innovazioni.
Secondo il Torrefranca, fu il primo ad introdurre nella sinfonia il minuetto.
Egli presentì le novità implicite nel romanticismo musicale e, come Vivaldi, fece uso dell'omoritmia conferendo ai suoi temi una plasticità originale; le innovazioni formali da lui effettuate contribuirono all'evoluzione dello stile sinfonico. (1)
L'Adagio, falso d'autore
Albinoni non avrebbe mai immaginato di essere coinvolto, secoli dopo la sua morte, in un clamoroso e peraltro bellissimo falso musicale, né di assurgere, proprio in virtù di questo falso, a una grandissima popolarità.
Non tutti sanno che il famoso Adagio a lui attribuito non è che un arrangiamento del compositore e musicologo milanese Remo Giazotto, il quale, utilizzando un “basso numerato”, ovvero una parte di accompagnamento ritrovata nei meandri di qualche biblioteca musicale, nel 1945, imbastì il famosissimo tema che tutti conoscono.
In realtà è un po' esagerato chiamare falso l'Adagio di Albinoni, dal momento che Giazotto praticò un procedimento molto in voga ai tempi del compositore veneziano: usare ed elaborare senza tanti complimenti spunti musicali di altri compositori. È quindi meglio parlare di una coproduzione, di una sorta di tandem a cavallo dei secoli.
L'originale trovato da Giazotto faceva probabilmente parte di un concerto grosso (una sorta di sinfonia ante litteram): preceduto e seguito da due Allegri (oggi perduti), aveva la chiara funzione di calmarne il movimento convulso creando un momento di estasi contemplativa.
L'Adagio in sol di Albinoni-Giazotto ha avuto anche il merito di richiamare l'attenzione del grande pubblico su un musicista quasi sconosciuto e di stimolare una sorta di gara per riportare alla luce i capolavori nascosti nelle polverose biblioteche musicali fin dai tempi in cui nobili come Alessandro (l'autore delle musiche utilizzate per il film Anonimo Veneziano) e Benedetto Marcello, o personaggi dell'alta borghesia, come lo stesso Albinoni e Francesco Bonporti, si dilettavano di musica.
Fonti: Remo Giazotto Tomaso Albinoni, musico violino dilettante veneto
Cit: (1) Fausto Torrefranca