Per avere un'idea di quanto fosse dilagante a Napoli il fenomeno dei castrati, basti dire che alcune botteghe esponevano fuori il cartello “qui si castrano fanciulli” e, nonostante questo non sia storicamente provato, è facile pensare che in una città piena di orfani, ragazze madri e famiglie indigenti la castrazione dei giovani fosse considerata un'occasione di carriera per loro e di speculazione per i parenti.
Quasi un quinto dei piccoli ospiti del Sant'Onofrio era costituito da castrati, bambini “scogliati”, come venivano chiamati in gergo dialettale, che presentavano spesso turbe psichiche, stati depressivi ed erano oggetto dello scherno o delle invidie dei coetanei. I castrati, spesso protagonisti di fughe o di gesti ancor più estremi, erano sottoposti a partcolare sorveglianza e vivevano separati dagli altri allievi del Conservatorio, in stanze più belle e più calde, consumando i pasti direttamente nel camerone che fungeva anche da dormitorio e da luogo di studio per evitare il freddo del refettorio, pericoloso per la loro salute e la voce.
Preziosi usignoli
Questi usignoli in gabbia erano infatti ritenuti preziosissimi per il sostentamento degli istituti e per il prestigio dei loro maestri che, facendoli esibire nei teatri cittadini, accrescevano la notorietà dei loro nomi.
Non è un caso che proprio presso il Sant'Onofrio, vero e proprio vivaio di castrati, abbia esercitato la sua attività di insegnante Nicola Porpora, che mise a punto un metodo vocale specifico per le loro voci ed elaborò gran parte delle sue composizione per alcuni di loro, particolarmente dotati.
E' infatti uno dei più importanti esponenti di quel genere operistico di maniera, ove il recitativo e la trama erno ridotto al minimo e le arie di bravura con “da capo” si avvicendavano turbinosamente per avvincere il pubblico e mostrare la preparazione dei cantanti. Quello stesso genere che, in Inghilterra, lo renderà così simile e al tempo stesso così rivale di Handel.
La scuola vocale di Porpora
La fama di Porpora nella formazione e nel “lancio” sulle scene dei castrati si diffuse in tutta Italia: fu questa a spingere la famiglia di Antonio Uberti a fargli lasciare Verona e a mandarlo a Napoli, ove divenne appunto noto con nome di Porporino, e Gaetano Majorano, detto Caffarelli, a sottoporsi al severo metodo di Porpora e a diventare uno dei più osannati cantanti napoletani.
La scuola vocale di Porpora si basava su alcuni fondamentali elementi, tra cui il raggiungimento della massima purezza e limpidezza del suono, la massima estensione e l'attenzione per le fioriture e gli abbellimenti virtuosistici, elemento imprescindibile nell'opera eroica e “modaiola” che a Napoli aveva la sua sede d'elezione.
Si dice che Porpora fece studiare il Majorano per cinque anni su un unico foglio sul quale aveva tracciato un complessa serie serie di scale, trilli, mordenti e appoggiature, ma al di là degli aneddoti è cosa risaputa che il Caffarelli fu uno dei più preparati cantanti del suo tempo e che a Napoli scatenò veri deliri tra i suoi ammiratori, oltre che a consacrare il suo maestro a imperitura gloria.
Farinelli
Altro illustre allievo di questa scuola fu Carlo Broschi, detto Farinelli, forse il personaggio simbolo di questa particolare categoria di “creature da canto”: nato ad Andria, fu mandato a studiare canto a Napoli e il suo maestro ottenne dal ragazzo risultati tecnici impensati e mai raggiunti da voce umana prima di allore. Quando Porpora ne organizzò il debutto nel 1720, nella sua serenata “Angelica e Medoro” su testo del giovane Metastasio, al pubblico di Napoli, ben avvezzo ai virtuosismi canori dei suoi beniamini, fu ben chiaro di trovarsi davanti ad un fenomeno unico e irripetibile. Da lì un'ascesa folgorante, che lo porterà in tutta Europa.
Napoli era considerata quindi un banco di prova decisivo per i castrati, che affollavano le audizioni e i teatri della città partenopea sperando di veder “decollare” la loro carriera o di trovare qualche mecenate influente. Ma era considerata anche una “mecca” musicale per l'apprendimento dell'autentico stile italiano e dei caratteri del melodramma dai compositori di tutta Europa.
Non è un caso infatti che Napoli ospiti, in momenti differenti delle loro carriere, anche due personaggi che saranno artisticamente legati da una matrice comune per molti anni: George Friedrich Handel, che visiterà la città in un giovanile viaggio in Italia e il castrato Francesco Bernardi detto Senesino che, acclamato dalle corti di tutta Europa, non poteva considerare la sua fama consacrata e la sua carriera conclusa senza un'esibizione a Napoli.
Dopo una stretta collaborazione con Haendel a Londra, il Senesino si recò nella città vesuviana nel 1740, esibendosi al teatro San Carlo nel Trionfo di Camillo di Porpora: fu uno degli ultimi idoli castrati, prima che questa moda tramontasse anche nel luogo che più l'aveva vista radicata e irrefrenabile.