La chitarra barocca
Scritto da Irene Marone. Pubblicato in musica barocca
L'uso di pizzicare con le mani le corde sottese su una cassarmonica dotata di manico è molto antica e nella musica colta europea può essere fatta risalire al XV secolo, quando oltre al liuto si afferma soprattutto in area iberica la vihuela detta "de mano" per essere distinta dall'analogo strumento suonato invece con l'arco (detto anche viella). Aveva di solito 6 corde, di cui cinque doppie.
La cassarmonica della vihuela ricorda la forma di quella della chitarra, ma per poter usare questo termine dovremo aspettare la fine del '500 e la semplificazione dello strumento, che si riduce a 5 corde semplici. Nasce così la chitarra barocca, detta anche spagnola poichè in Spagna era avvenuta la sua massima diffusione ed evoluzione.
Subito questo strumento di derivazione popolare, maneggevole e tecnicamente alla portata di tutti si pone come l'antagonista del più complesso ed aristocratico liuto, che all'inizio del '600 conosce la sua età d'oro ma anche l'inizio di un processo di complicazione delle tecniche e delle intavolature che ne avrebbero di lì a 100 anni determinato la scomparsa.
La chitarra ha subito un grande successo anche negli ambienti della musica colta e molti illustri personaggi della Roma intellettuale, come il musicista e poeta Luigi Rossi, si dilettano a suonarla con brillanti risultati. La sua diffusione è testimoniata anche dalle opere del pittore ed appassionato di musica Evaristo Baschenis (1617-1677), che fu il più attivo "riproduttore" di chitarre barocche su tela: a lui infatti dobbiamo gran parte delle informazioni che abbiamo sull'estetica e le fattezze di questo strumento, che spesso era intarsiato e cesellato come una vera e propria scultura in legno.
In tutta Europa si susseguono le pubblicazioni di metodi facili per chitarra che, tramite serie di posizioni ed esrecizi illustrati mirano ad una rapida gratificazione degli allievi. Nel tempo in cui a mala pena si impara a mettere la mani sul liuto, con la chitarra si possono già eseguire semplici melodie soliste!
Uno dei più importanti tra questi è il metodo messo a punto nel 1674 dello spagnolo trapiantato a Napoli Gaspar Sanz: nel suo "Istruccion de musica sobre la guidarra espanolay mètodo...hasta tenerla con destreza", oltre alle posizioni per gli accordi e alle regole di accordatura, ci sono interessanti indicazioni per il tocco, le coloriture e i particolari effetti del trillo e del capotasto da realizzare col dito...insomma, il vero antesignano dei metodi moderni di tecnica, gusto e stile!
La chitarra si diffonde anche in Francia grazie a Francesco Corbetta, il più grande virtuoso delle 5 corde dell'Europa del tempo: è subito chitarra-mania alla corte del re Sole e tutti i signori e le dame più alla moda ricevono lezioni private nei loro appartamenti per poi esibirsi nei salotti e nelle feste.
Persino il re si appassiona allo strumento ed è proprio a lui che Corbetta dedicherà la sua opera più importante: "La Guitarre Royalle" del 1674. Il diretto successore nella prestigiosa carica di mestro reale di chitarra sarà occupata qualche anno più tardi da Robert de Viseè, altro grande virtuoso e munifico produttore di un superbo repertorio per chitarra barocca.
La fortuna di questo strumento prosegue nel XVIII secolo, dove l'approccio dilettantistico alla musica si diffonde e si estende anche ai ceti borghesi: l'antico e complicatissimo liuto si è ormai del tutto estinto ed ha lasciato spazio ad uno strumento che nel frattempo si è ulteriormente evoluto in leggerezza, maneggevolezza e ampiezza sonora (soprattutto grazie all'aumento delle dimensioni della cassarmonica e all'aggiunta della sesta corda).
Soprattutto inItalia e in particolare nell'area napoletana tutte le arie delle opere più in voga vennero trascritte e pubblicate per chitarra: inutile dire che tra le giovani rampolle dell'alta società istruite nella musica andavano a ruba!