Filippo Parodi
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in scultura barocca
Filippo Parodi nacque nel 1630 a Genova, in età non più giovane fu mandato a far il garzone da un falegname. Appassionato al lavoro gradualmente migliorò la tecnica dell’intaglio per eseguire opere di pregio, introducendo nelle cornici pomi, testine e mascherine. In ambito lavorativo incontrò Domenico Piola che forniva i disegni delle opere e ne divenne amico seguendo la sua guida. Benché trentenne e per l’epoca anziano aveva l’ambizione di andare a Roma e ci riuscì grazie alla sorella che frequentava classi altolocate.
Studiò tre anni a Roma ma non gli bastarono e solo grazie alla generosità del cavallier Sauli potè tornarci per affinar la tecnica scultorea, fu allievo del Bernini e studiò i classici Greci e Buonarroti. Dopo quattro anni di intensi studi ritornò a Genova per realizzare la statua di San Giambattista posta in San Maria di Carignano.
La maestria di quest’opera lo resero famoso e le commissioni aumentarono, realizzò così l’assunzione della Vergine per l’altare di S.Luca, un Ercole per il cortile dei signori Mari in Campetto e il portone del giardino dei Brignole all’inizio di strada nuova. Sua è anche la Madonna del Carmine in marmo bianco posta in S. Carlo.
In seguito si trasferì a Venezia invitato dal signor Moroxini che gli affidò delle comissioni fra le quali realizzare un effige al valoroso Giambattista Moroxini. Ne ebbe buona pensione ed ogni attenzione fino alla fine dell’opera che risultò tanto ammirata che i monaci di S. Giustina di Padova lo chiamarono per lavorare nella chiesa e adornare una cappella con un Cristo in croce, la Vergine addolorata e San Giovanni.
Alla fine del lavoro tornò a Genova senza più trasferte proseguendo nel suo mestiere realizzando: il Cristo alla colonna per il conservatorio Brignole, l’altare maggiore della Nunziata di Savona, per Marcello Durazzo scolpisce Bacco e poi Adone e Amore. Ultima opera è la statua di Sant’Agata in Bisagno.
Si spense nel 1702 ed ebbe sepoltura in S.Teodoro, così recita l'effige:
D.O.M.
Iacobo Philippo Parodio
Dominicus et Ioannes Baptista
Patri optimo
Filii Mestissimi
vix(it) ann(os) LXXII
Quantus sculpendo fuerit,
Aequa Posteritas dicet,
Ob(iit) XXII Iul(ii) An(no) MDCCII
Caratteristica del Parodi è non solo la tecnica sopraffina nel plasmare il marmo ma anche la morbidezza e la grazia che da alle opere sempre eleganti e ben proporzionate seguendo la via tracciata dal maestro Bernini.