HOMO FUGIT VELUT UMBRA...(raccolta di madrigali per cinque voci e basso continuo)
Nato a Roma, Landi si trova a vivere il periodo di maggior impulso e rinnovamento musicale dell'Urbe, che ovunque palpita di celebrazioni, feste ed occasioni religiose e mondane ove il carattere pagano dell'antichità classicasi mescola con quello cattolico e controriformista. In ogni angolo della città sorgono strutture effimere, baldacchini e archi che fungono da meravigliosa scenografia alla grande festa barocca, ove convivono affiancati il sacro e il profano, il carnascialesco e il funesto, la vita pulsante e il gelo della morte. Una delle celebrazioni più sentite a Roma che meglio coniuga questo binomio è di certo il Carnevale, in cui al culmine del godimento e del festeggiamento, segue il rito delle ceneri, massima esemplificazione della caducità e della fragilità dell'umana esistenza. Landi , che aveva preso gli ordini minori, è indicato come direttore delle celabrazioni del Carnevale 1607, per il quale compone una pastorale e alcuni madrigali profani.
Sebbene questi ultimi risultino scritti in uno stile non molto originale e facilmente assimilabile alla produzione cinquecentesca, soprattutto nell'uso del basso continuo, il contenuto e la sensibilità che emanano può definirsi la sintesi stessa del protobarocco, nella sua apparente dicotomia di effimero e autentico, sfarzoso e lapidario, vivo e al tempo stesso già morto proprio perchè lentamente consumato dalla vita.
Sant'Alessio (dramma musicale, libretto di G. Rospigliosi), Roma, Palazzo Barberini ai Giubbonari, 2 marzo 1631 o 18 febbraio 1632; Palazzo Barberini alle Quattro Fontane, 1634. Aria- O morte gradita
Anche nella produzione sacra, ed in particolare nel Sant'Alessio (1632), la prima opera lirica a soggetto storico-sacro, si riscontra questo filo conduttore, in cui la morte, momento di elevazione e sublimazione della figura del Santo, diventa paradigma barocco della vita stessa. Figura onnipresente, come gli immancabili segni di marciscenza nelle frutta del Caravaggio, la morte da' senso ad ogni eccesso della vita, santificando e salvando , anche solo quando è rappresentata in un dramma o dipinta su una tela, secondo le logiche del grande palcoscenico barocco su cui va in scena la vicenda umana.