Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi
(I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni)
La dinastia
I Borbone -Condè erano principi di sangue reale discendenti dal re Luigi IX il Santo: i maschi primogeniti della famiglia prima di acquisire il titolo di principe assumevano alla morte del padre il titolo di Duca di Enghien. Ebbero già dal XIV secolo un peso notevolissimo nella politca della corona francese, ma di certo nessun esponente della famiglia ebbe tanto potere, tanti meriti e al tempo stesso tanta onta come Luigi II.
Dai campi di battaglia di Rocroi ...
La guerra dei Trent'anni è di certo il più sanguinoso conflitto che devastò l'Europa del XVII secolo: scoppiata nel 1635, si era consumata sui campi di battaglia delle Fiandre e della Germania con alterne vittorie delle potenze partecipanti, prime tra tutte la Francia, la Spagna e l'Impero asburgico.
Nel 1643 però si era giunti ad una fase di stallo e la piazzaforte di Rocroi divenne il teatro in cui si giocarono le sorti della guerra.
I Francesi, per evitare che giungessero rinforzi alle forze imperiali, presero l'iniziativa e con un'ardimentosa ed inconsueta manovra il duca di Enghien condusse la cavalleria alle spalle delle truppe ispanico-imperiali, sorprendendole e mettendole in fuga.
Solo i valorosi tercios spagnoli, corpi scelti formati da fanti veterani, resistettero fieramente agli urti guidati da Condè fino a quando quest'ultimo non decise di impiegare l'artiglieria per falciarli a breve distanza. Le perdite tra i tercios furono così ingenti che la resa fu inevitabile, ma quando il duca e gli ufficiali avanzarono per trattare le condizioni gli spagnoli aprirono il fuoco contro i più alti gradi dell'esercito francese.
Infuriato, il duca sferrò con la sua artiglieria un ultimo, ferocissimo attacco che sterminò definitivamente i superstiti dell'esercito ispanico.
E' la prima sconfitta dell'esercito spagnolo, che si scopre fallibile e la Francia, che fino a quel momento aveva vissuto momenti di grande difficoltà, diventa la potenza dominante del conflitto sino alla capitolazione degli Imperiale nel 1648 e degli Spagnoli stessi nel 1659.
... agli intrighi di potere del Palais Royal
Luigi ha solo 21 anni ed è già un baluardo della monarchia francese: la sua abilità tattica e l'incrollabile fedeltà alla corona lo fanno entrare nelle grazie della regina Anna, reggente del regno dopo la morte di Luigi XIII avvenuta il 14 maggio 1643.
Del suo consiglio di reggenza fanno parte, tra gli altri, Enrico II di Borbone, padre di Luigi, che lo introduce a corte e lo presenta al potente primo ministro Giulio Mazzarino, con il quale scatterà una epidermica antipatia.
Quando scoppierà la Fronda del Parlamento, ancora una volta diomstrerà la sua fedeltà alla regina e alla corona del giovane Luigi XIV: Mazzarino in persona lo richiama a Parigi dalle Fiandre per proteggere la famiglia reale.
Il re si è affezionato a quel giovane fiero e lo chiama “cugino mio” mentre la regina, che solo sotto la sua protezione si sente sicura, gli riserva un'accoglienza da vero eroe.
“Mi chiamo Luigi di Borbone e non farò nulla per minare il potere della corona dei Borbone” esordisce lui a colloquio con la regina: ma la rassicurazione si rivela presto fallace poiché quantifica chiaramente il prezzo della sua fedeltà in quei tempi così delicati. Vuole una signoria, la città di Clermont ed un'abbazia.
La regina concesse tutto per paura ma fu profondamente delusa dall'atteggiamnto interessato del duca d'Enghien che, dal canto suo, capì di poter esercitare un'ascendente praticamente illimitato sulla regina e di rappresentare un vero e proprio “ago della bilancia”.
Ribellione fatale
Il 18 agosto 1649 Condè avanza nuove richieste: vuol'essere nominato maresciallo di Francia e chiede una pioggia di cariche prestigiose per parenti ed amici.
Per la regina sono pretese inccettabili e Condè, irritato dal rifiuto, comincia ad avvicinarsi ai potentissimi principi di sangue Conti e Longueville, stringendo con loro una pericolosa alleanza.
Solo Mazzarino ha però intuito la pericolosa potenza di questo sodalizio e fa' arrestare improvvisamente Condè durante una visita alla regina presso il Louvre. Di lì a poco anche gli altri due congiurati saranno arrestati. La fronda dei principi era iniziata.
L'arresto preventivo di Condè, vero e proprio eroe e salvatore della patria, suscitò gran malcontento tra i nobili e venne percepito come un tale abuso della corona che Mazzarino dovette farlo rilasciare.
Ora era lui che capeggiava militarmente la rivolta contro la corona, guidando anche il Parlamento e coloro che avevano preso parte alla prima ribellione, proprio da lui soffocata.
“Mi avete costretto a sguainare la spada. Vedrete che sarò l'ultimo a rimetterla nel fodero” minaccia in un messaggio all'odiato Mazzarino.
Re per un giorno
Condè riuscì a guidare le truppe rivoltose sin nel cuore di Parigi, dove il maresciallo Turenne, antico compagno di battaglie, tentò di fermarlo.
Ma grazie all'intervento della Grand Mademoiselle, figlia del fratello del defunto re Luigi XIII e cugina di primo grado del futuro Re Sole, che fece sparare dalla bastiglia sull'esercito reale, le truppe di Condè presero possesso della città.
Era il 2 luglio 1652 e sembrava che il regno del giovane Luigi XIV fosse destinato a tramontare prima ancora di aver visto l'alba.
I mercenari spagnoli, tedeschi e polacchi assoldati dal principe si abbandonarono ad ogni genere di eccessi in città, provocando sgomento e perplessità anche tra i nobili rivoltosi, spaventati dallo strapotere del loro condottiero.
Inoltre Condè intimò al Parlamento di lasciare Parigi e pretese nuovamente le carica di Maresciallo e la possibilità di mantenere costantemente sul piede di guerra il suo esercito.
Presto divenne odiato da tutti e il suo esercito di saccheggiatori temuto ed esecrato. Nel 1652 tutti lo abbandonarono e la capitale tornò nelle mani dei seguaci del re.
Perdono reale
Dopo un discorso tenuto da Luigi XIV contro i suoi detrattori, il Parlamento, tornato tutto dalla parte del sovrano, promulga una condanna a morte per Condè, che per sei anni non metterà piede in Francia ma continuerà a combattere all'estero fino alla Pace dei Pirenei del 1659, che segnerà la fine della Guerra dei Trent'Anni con una schiacciante vittoria francese.
Tornato a Parigi, riceverà il “perdono” pubblico del re, intenzionato a dimostrare la sua magnanimità e la sua grandezza trionfale sulla Fronda come su ogni altra forza osi opporsi a lui. Senza nessun timore e piuttosto con gran pompa colui che sta diventando sempre più il “Re Sole” che tutti conosciamo reintegra Condè nelle sue funzioni e il principe ottiene per il suo re ancora le vittorie nella Franca Contea contro la Spagna e nella difesa dell'Alsazia minacciata da Montecuccoli.
Questo fu il suo ultimo incarico, dopo il quale si ritirò presso lo splendido castello di Chantilly, dono di Luigi XIV, dove si circondò di una colta e raffinata corte di intellettuali come Molière e M.me de Sevignè, e dove il maestro cerimoniere Vatel organizzò per lui sontuosissime feste e banchetti. Morì a Chantilly nel 1686.