Francesco Bacone
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in filosofia barocca
Francesco Bacone fu un personaggio misterioso e molte leggende ed aneddoti circondano la sua vita, si dice che fosse figlio naturale della regina Elisabetta I e perfino il segreto autore delle opere attribuite a Shakespeare. Naque a Londra il 22 gennaio 1561, studiò a Cambridge e trascorse alcuni anni a Parigi al seguito dell'ambasciatore di Francia. Tornato in patria intraprese la carriera politica, conseguendo incarichi sempre più elevati. Fu un uomo spregiudicato, tanto da diventare accusatore pubblico del suo protettore e mandarlo a morte per tradimento. Divenne avvocato generale nel 1607, procuratore generale nel 1613, lord guardasigilli nel 1617 e lord cancelliere nel 1618. La fortuna nel 1621 gli voltò le spalle, accusato di ricevere denaro da una delle parti che doveva giudicare, fu sospeso dalle funzioni e condannato a un'ammenda e al carcere. Grazie al favore di cui ancora godeva presso la corona, riuscì ad aver condonate entrambe le pene, ma dovette ritirarsi a vita privata, finché lo sorprese la morte nel 1626.
Tra le prime opere importanti di Bacone vanno ricordati i Saggi e il Temporis partus masculus, dove inizia la critica alla tradizione filosofica antica e medioevale per la ricerca di un nuovo sapere scientifico. Altre opere sono: Sull'utilità e il progresso del sapere umano e divino, i Cogitata et visa, la Redargutio philosophiarum, il De sapientia veterum. Nel 1620 pubblicò la sua opera più nota, il Novum Organum, che si oppone al vecchio Organum di Aristotele. L'opera é redatta in forma di aforismi e Bacone pubblica la parte preliminare e la prima parte, costituita dalla traduzione latina ampliata dello scritto sull'utilità e il progresso del sapere del 1605, il De dignitate et augmentis scientiarum. Agli ultimi anni della sua vita appartiene anche La nuova Atlantide, che si inserisce nel filone utopico già intrapreso da Tommaso Moro e da Campanella.
La filosofia di Bacone
Il metodo baconiano é totalmente privo di quel legame con la matematica e con l'analisi quantitativa dei fenomeni che costituisce una delle condizioni imprescindibili della scienza moderna. Bacone é legato all'analisi formale e qualitativa dei fenomeni come nella tradizione aristotelico - scolastica, che peraltro combatte con tutte le sue forze. La contiguità di Bacone con la nuova temperie culturale e scientifica determinatasi in quegli anni é rappresentata dalla consapevolezza del valore e della possibilità della scienza non più intesa in chiave puramente teoretico - conoscitiva, ma pratica e tecnica.
Per alcuni versi Bacone é lontanissimo dalla rivoluzione scientifica, ma ci si avvicina nell’intento di trovare un metodo d’indagine che azzeri il pensiero tradizionale. Il "discorso sul metodo" di Bacone é indubbiamente il Novum Organum. Bacone risulta essere ancora più legato alla rivoluzione scientifica per quel che riguarda il carattere operativo della scienza: essa é legata alla tecnica e la tecnica é legata alla scienza, nel senso che un maggiore sviluppo tecnologico permette alla scienza di conseguire risultati più apprezzabili, ma un maggiore sviluppo scientifico consente la creazione di strumenti sempre più precisi; la conoscenza vale nella misura in cui consente all'uomo di operare sulla natura per migliorarne le condizioni. Viene così a cadere la concezione del sapere fine a se stesso.
Ciò che lo allontana dalla rivoluzione scientifica é invece il totale rifiuto della matematica: già Platone e i Pitagorici si avvalevano della matematica. Bacone invece si colloca a riguardo su un ramo parallelo: teorizza molto, ma non fa alcuna scoperta. Accomuna la matematica alla logica perché anch' essa esula dalla realtà. Partendo da una critica alla logica aristotelica e alla matematica in quanto troppo astratte, finisce però per aderire a posizioni essenzialmente aristoteliche: rifiutando la matematica non può esaminare gli aspetti quantitativi della realtà e finisce quindi per esaminare quelli qualitativi.
La filosofia politica
Parallelamente all'indagine scientifica e alla pubblicazione dei numerosi libri, intraprende anche la carriera politica finché non arriva l'accusa di corruzione e l'allontanamento. E’ stato dunque un politico corrotto, ma un uomo dalle idee politiche positive, che emergono soprattutto dalla Nuova Atlantide. Bacone prende spunto dal mito di Atlantide e da Platone tratteggiando un nuovo stato ideale. Platone a capo del suo stato aveva messo i filosofi, Bacone gli scienziati, dotati di un sapere pratico capace di trasformare la realtà e assicurare una vita migliore. Il tema centrale della Nuova Atlantide é da cercarsi nel potere che deriva all'uomo dalla scienza. Il fine della ricerca scientifica stessa é "l'allargamento dei confini dell'impero umano" attraverso la conoscenza delle cause e dei moti delle cose. Al centro dell'intera società utopica Bacone mantiene la famiglia.
Allontanato dalla vita politica, non può far altro che rifugiarsi in una costruzione statale che sa bene inattuabile, ma che egli desidera. Immagina di approdare a Bensalem, il nome della città sull'isola ideale, in seguito ad un naufragio che porta lui e i suoi compagni di viaggio a contatto con una cultura più avanzata, una civiltà che conosce tutte le altre, ma dalle altre non é conosciuta e che ha sempre saputo rimanere "pura". Per questo in un primo tempo si mostra riluttante ad accogliere e a far sbarcare gli stranieri, ma poi non esita ad aiutare l'intero equipaggio. Non a caso uno degli "ambasciatori" che si reca sulla nave dice: "Non sbarcate, nessuno di voi; anzi, affrettatevi a lasciare queste rive entro sedici giorni [...] Da parte nostra non mancheremo a nessun dovere pietoso". E' una società radicalmente diversa rispetto a quelle allora conosciute, tuttavia ha qualcosa in comune: le lingue che si parlano a Bensalem, ad esempio, sono il greco, l'ebraico, il latino e lo spagnolo; la divinità che essi adorano é la stessa.
Tutto ciò che gli abitanti di Bensalem vedono intorno lo attribuiscono a Dio: gli scienziati che reggono la città possono trasformare, alterare, imitare la realtà in quanto la conoscono secondo il suggello su di essa imposto da Dio; il mondo stesso é agli occhi di Bacone a totale disposizione dell' uomo: "Il mondo é stato fatto per l'uomo, e non l'uomo per il mondo" si racconta che egli fosse solito dire al suo cameriere. Bensalem é qualcosa di più che una città: pare essere un laboratorio scientifico il cui fine é “la conoscenza delle cause, movimenti e forze interne alla natura, e l'estensione dei confini del potere umano ad ogni cosa possibile", il tutto senza l' apporto della matematica. Nasce l'idea che il sapere non sia frutto di un singolo individuo, ma un fatto cumulativo il lavoro del singolo scienziato non é altro che un tassello da aggiungere all'intera indagine scientifica.
La visione filosofica
Bacone è considerato il padre dell’empirismo filosofico inglese, ed il creatore del moderno metodo induttivo.
Nel Temporis partus masculus si addentra nella questione di come la scienza debba essere un lavoro di equipe e possa centrare i suoi obiettivi solo col passare del tempo: sarà anche vero che noi siamo dei nani, ma siamo nani sulle spalle di giganti e finiamo quindi per essere più alti dei giganti stessi: ammettendo di essere a loro inferiori abbiamo comunque il vantaggio di poter vedere più lontano, di avere accumulato e fatto tesoro delle verità da loro scoperte.
Bacone intitola la sua opera logica Novum Organum proprio per presentare al mondo una nuova logica, radicalmente alternativa rispetto a quella di Aristotele. Quando nel 1700 i filosofi illuministi scriveranno l'Enciclopedia si richiameranno apertamente a Bacone per diversi motivi: in primo luogo anche loro saranno in favore di un sapere scientifico-tecnologico volto a far vivere meglio tutti; inoltre il carattere dell' Enciclopedia sarà divulgativo: proprio come insegnava Bacone, il sapere va trasmesso a tutti e non deve essere nelle mani di pochi.
Bacone propone una nuova logica e una nuova società utopica. Egli é convinto che siano presenti nella mente umana certe convinzioni, potremmo dire pregiudizi, che limitano la possibilità di conoscere in modo oggettivo la realtà; la mente umana non é altro che uno specchio che riflette ciò che c'é nella realtà: ma deve essere uno specchio liscio, senza pregiudizi, altrimenti finisce per deformarla. Per avere una percezione nitida della realtà occorre dunque estirpare questi pregiudizi. Bacone ne individua quattro tipi, che ci impediscono di avere con la natura un approccio puro: i pregiudizi della tribù, radicati nella mente dell'intera razza umana; i pregiudizi della caverna, con un fortissimo richiamo a Platone e al suo mito della caverna: per Bacone la caverna é la mente di ciascuno di noi, e benché vi siano pregiudizi in tutte le menti, ognuna ha la sua specificità e tende a vedere la realtà a modo suo. C’è poi il pregiudizio del foro o del mercato, chiamato così perché ha a che fare con il linguaggio, dove esiste sempre una discrepanza tra le parole e i significati ad esse attribuiti. Se tutti sanno che si parla in conseguenza di come si pensa, forse non tutti sanno che è vero anche l'opposto. Ma esiste un rischio ancora più grande di questo: le parole non sempre ritagliano in modo corretto la realtà; la funzione delle parole é di permetterci di comunicare, ma se uso parole che ritagliano male la realtà finisco per ragionare in modo scorretto. Infine c’è il pregiudizio del teatro, chiamato così perché è il pregiudizio indotto dalle diverse scuole filosofiche che Bacone, per sottolineare la loro lontananza dalla realtà, giudica rappresentabili sulla scena teatrale. E’ convinto anche che per conoscere e operare sulla natura servano le verità intermedie, le regole della natura, in ultima istanza le leggi fisiche: se voglio sortire un determinato effetto sulla natura, devo avvalermi di una determinata causa.
Le verità troppo generali non fanno presa sulla realtà, finiscono per essere teoricamente vaghe e praticamente inapplicabili. Nel “Novum Organum”, scritto in forma di aforismi, compare un'interessante metafora: Bacone paragona i tre tipi di scienziati esistenti a tre tipi di animali: gli scienziati che si limitano ad osservare la realtà sono paragonati alle formiche, che per tutta la buona stagione accumulano materiale: anche gli scienziati empirici si limitano ad accumulare materiale osservativo, convinti che da esso possa derivare la verità. Gli scienziati che non fanno esperienze ma lavorano solo in modo astratto sono paragonati ai ragni, i quali, con un processo tutto interno a se stessi, fabbricano ragnatele con le quali possono facilmente catturare gli sprovveduti: così questi scienziati fanno percorsi interamente mentali e hanno la pretesa che ciò che hanno nella loro testa sia la verità della natura. Infine ci sono gli scienziati che fanno incetta di dati osservativi e in più li rielaborano con la propria testa, arrivando così alle verità: essi sono paragonati alle api, che raccolgono materiali, li rielaborano e producono il miele: dopo un'accurata raccolta dati sentono l'esigenza di rielaborarli con metodo e di produrre il sapere.
Per il filosofo inglese l'esperimento non é altro che un esempio privilegiato, selezionato e ricostruito: la natura ci fornisce solo esperienze alla rinfusa che non ci porteranno mai a verità e a leggi fisiche: spetta a noi trasformare l'esperienza in esperimento. Per spiegare il concetto Bacone ricorre a un'immagine di tipo giuridico: concepisce l'esperimento come una tortura nei confronti della natura, come un obbligarla a dirci delle cose utili: essa infatti tende solitamente a darci solo spunti, esperienze casuali; bisogna instaurare un vero e proprio interrogatorio sotto tortura dove si costringe la natura a dirci ciò che ci serve. Se Bacone è il profeta della rivoluzione industriale del 1700 per quel che riguarda la concezione del sapere finalizzato a produrre, lo è anche quando sostiene che l'uomo debba dominare completamente la natura, violentandola e trattandola da donna: infatti é proprio a partire dalla rivoluzione industriale che sarà invertito il rapporto uomo-natura: fino ad allora l'uomo era dominato dalla natura e non poteva far altro che servirla; ma a partire dal 1700 il rapporto viene stravolto: é l'uomo che domina la natura.
Ci sono poi le cosiddette istanze magiche, casi in cui una causa minima ha un effetto clamoroso, tanto da apparire magico e inspiegabile. Questo non significa che Bacone metta fra le istanze magiche effetti inspiegabili. Le istanze fruttifere sono quegli esperimenti che portano immediatamente dei frutti, ossia che hanno un'immediata utilità pratica. Le istanze lucifere invece sono quegli esperimenti che non portano subito dei frutti, ma portano la luce, ci illuminano, ci danno delle conoscenze teoretiche senza risultati pratici.