Ingiustizia nella Roma barocca
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in politica barocca
Sotto il pontificato di Urbano VIII, Maffeo Barberini, nell'anno 1640 si creò un intreccio e conflitto di potere in seno allo corte di Roma a discapito di un povero intendente al servizio dell'ambasciatore di Francia.
Le ambasciate a Roma godevano di zona franca con cui fare affari ma anche giochi d'azzardo, un editto fece chiudere le bische ma l'ambasciatore di Francia non volle accettare che il papato mettesse naso nell'ambasciata e non chiuse la sala da gioco.
Che confusione i due Barberini
Due fratelli e nipoti di Urbano VIII facevano e disfavano creando gran confusione, Francesco Barberini proibì le sale da gioco ma Antonio Barberini, cardinale anche lui e amico dell'ambasciatore di Francia prometteva che la bisca non sarebbe stata chiusa e che il fratello non avrebbe agito di sproposito. Ma così non fu, il Cardinale Francesco Barberini fece arrestare e condannare alla galera il gestore della sala da gioco francese, l'ambasciatore di Francia si infuriò contro il cardinale Antonio che gli aveva promesso protezione.
Francesco Barberini non volle ascoltare il fratello che chiedeva clemenza così che fu escogitato un piano per far scappare a Napoli il povero gestore della sala da gioco; il cardinale Antonio Barberini fece pressione sulle guardie e mentre i carcerati erano scortati pubblicamente per la galera, il gestore che era in fondo la fila poté svincolarsi e mettersi in salvo.
Il cavallerizzo dell'ambasciatore
Appena saputa la notizia Francesco Barberini si infuriò con il fratello ma non potendo nulla contro di lui se la prese con il povero caporale che degradato fu mandato in prigione ma non pago di quella punizione se la prese con il cavallerizzo dell'ambasciatore di Francia Monsieur Rure condannandolo a morte con una taglia di 3000 scudi, per quanto egli non avesse ne colpe ne responsabilità.
Il povero Monsieur Rure vista la situazione voleva darsela a gambe e lasciare Roma sapendo che il suo potente nemico avrebbe agito in tutti i modi ma l'ambasciatore di Francia non volle lasciarlo andare ed anzi lo teneva sempre con se portandolo in giro in tutte le occasioni per mostrare che non aveva timore del potere di Roma.
Durante una battuta di caccia in una villa dell'ambasciatore il povero cavallerizzo fu colpito da 4 colpi di carabina, gli fu tagliata la testa e issata su ponte S. Angelo.
La corte di Francia si sentì oltraggiata e nacque un conflitto con Roma tanto che Richelieu fece chiudere l'ambasciata. La Santa Sede dovette trovar rimedio a tanto danno e pensò di mandare un delegato a Parigi per porre rimedio alla questione, il cardinale Antonio che sempre frequentava da amico l'ambasciatore di Francia venne a sapere dallo stesso che monsignor Mazzarino era molto stimato a Parigi e quindi non perse tempo e riferì al papa ed al fratello la notizia così che fu scelto Mazarino per porre fine a questa storia.
Il cardinale Antonio Barberini, quindi dopo aver causato la morte ad una persona e rovinato la vita ad altre 2 tradì anche l'amicizia con l'ambasciatore, Mazzarino andò in Francia e chiuse la faccenda, l'ambasciata fu riaperta con ordine di non parlar più della questione.