Lo snob
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in mirabilia
Quando nel 1847 William Thackeray pubblicò il suo famoso Libro degli snob, notò nella sua prefazione: Prima si creò il mondo; poi, conseguenza naturale, si crearono gli snob. Quel nome ha percorso in seguito tutta l’Inghilterra come le ferrovie. Gli snob si conoscono e si riconoscono per un Impero su cui, mi dicono, il sole non tramonta mai.
Un fenomeno universale raffinato in modo particolare in Inghilterra quello dello snobismo. La parola deriva dalla sigla s.nob (sine nobilitate), senza nobiltà, con cui in alcune registrazioni si distingueva il non nobile; secondo lo Zingarelli: Persona che affetta distinzione e singolarità di gusti e di maniere.
In Inghilterra, dove l’aristocrazia da secoli perdeva sempre più il potere politico e perfino il re non poteva più comandare, molti nobili e nouveaux riches ci tenevano a conservare le cerimonie e i complimenti che una volta avevano denotato una specie di superiorità. Di questa si preoccupava particolarmente Lord Chesterfield, uno degli snob più insoffribili che l’Inghilterra abbia mai prodotto, le cui Letters to his son furono pubblicate postume dalla nuora nel 1774. Chesterfield cercava di preparare suo figlio (quasi allenarlo) per una carriera diplomatica nelle corti europee e le sue lettere non sono altro che una specie di manuale per il cortegiano-diplomatico. In questa corrispondenza privata quello che spicca è una nota del più profondo cinismo, mescolato con un pizzico di sarcasmo e di ironia nei riguardi degli altri, a cominciare dalla sua opinione sui monarchi: I re sono come gli altri uomini, se non che dalla culla in poi vengono lusingati e accarezzati; fin dall’infanzia sono ebbri dell’adulazione, e come i vecchi ubriachi ne sono sempre ghiotti.
Per trent’anni Chesterfield fu al servizio di Giorgio II, di cui ci offre un ampio ritratto: Governato dalla regina, la quale era governata dal primo ministro e, morti loro, il re si lasciava governare da una serie di ministri diversi a misura che esercitavano il potere nella camera dei deputati; …la sua passione era l’avarizia.
Pur essendo cinicamente conscio dell’inanità e dell’ipocrisia delle corti, Chesterfield consigliava un’adulazione e un’assiduità continua: Spesso bisogna cedere per poi prevalere, bisogna umiliarsi per essere esaltati; bisogna come San Paolo, compiacere a tutti in ogni cosa, per vincere alcuni.
Dato, però che i principi sono così degeneri e così ottusi che non sanno penetrare se non la superficie delle cose, conta sempre di più l’eccellere anche nelle minuzie, che sono importantissime per attrarre l’affetto e la stima della gente.
Ed ecco uno dei consigli più famosi di Chesterfield:
Mio caro figliuolo, ti scongiuro di mirare, per almeno metà della tua giornata, pensando e agendo, alla raffinatezza del comportamento. Tanto vale la carità cristiana tra le altre virtù cristiane quanto quel comportamento nei confronti di tutte le altre qualifiche mondane. In tutta Europa il maestro di ballo è in questo momento l’uomo più importante per te. Bisogna imparare a penzolare in modo raffinato.
A questo segue una serie di aforismi che servono a definire il nuovo concetto, lo snobismo:
La buona compagnia consiste principalmente nelle gente di nascita e di carattere superiori ; La definizione in questo momento d’una persona d’onore si riduce alla semplice idea di una persona di nascita illustre. E per quanto riguarda quelli della classe media, benchè si sforzino di imitare i superiori, non si sono ancora scossi di dosso i pregiudizi della propria educazione.; e La conversazione di una persona volgare ha sempre un forte sapore della bassezza della sua educazione e compagnia. In parole povere una guerra di classi per tener lontano l'indecoroso.
Per Chesterfield era importante il concetto di disinvoltura e il mestiere di cortigiano era diventato un mestiere come tutti gli altri, o come diceva lui, Il mestiere di cortigiano è tanto un mestiere quanto quello di un calzolaio. Si servì in un modo inconscio, della parola shoemaker, calzolaio, detto anche in gergo e in inglese antico, snob.
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