La repubblica di libertalia
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in mirabilia
La storia della Repubblica di Libertalia rappresenta un perfetto esempio per analizzare i sentimenti che animano gli uomini nel periodo barocco. Una società divisa in classi, che nutre contrastanti sentimenti verso la religione e lo stato che governa gli uomini. Non dobbiamo mai dimenticare che per la maggior parte delle persone la vita è durissima: non c’è sanità pubblica né tanto meno gratuita, così come non esistono altre forme assistenziali sociali se non quelle offerte dagli istituti di carità. In sintesi possiamo dire che gran parte delle persone vivono alla giornata e hanno poco da perdere, tanto più che la vita è breve e incerta.
Tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII viene intrapresa una piccolissima e singolare avventura ad opera di tre idealisti dotati di molto coraggio. Un frate italiano, un ufficiale di marina francese e un pirata americano si incontrano in una delle strane, tortuose rotte che il destino disegna e decidono di fondare una repubblica che battezzano Libertalia, il cui vessillo è bianco con la scritta “Per Dio e per la Libertà”.
Gli artefici di una coraggiosa avventura
Bartholomé Misson, giovane figlio di un nobile di Provenza, spinto dallo spirito d’avventura preferisce la durissima via del mare all’accademia militare; il padre riesce a farlo imbarcare come allievo ufficiale sulla nave da guerra Victoire comandata da un loro parente, certo Fourbin. Il giovane è molto esaltato dalla vita di mare e nutrito dal miglior entusiasmo per i viaggi e le conoscenze degli usi e dei paesi lontani che un marinaio possa avere.
Attraccando un giorno del 1695 nel porto di Napoli, Bartholomé pensa bene di usare il tempo concesso in licenza per recarsi a visitare la città di Roma e magari riuscire anche a fare un saluto al Santo Padre in una delle udienze pubbliche. L’ufficiale francese viene ospitato dai nobili romani e frequenta i salotti buoni di Roma; così, tra le visite ai monumenti e gli incontri in società, conosce un frate molto devoto ma di idee radicali: il domenicano Caraccioli. Questi è pervaso dalle idee rivoluzionarie che circolano all’epoca in tutta Europa: aveva abbandonato il saio che lo costringeva ad una vita troppo rigida e devota ai potenti, decidendo di girare il mondo per propagandare le sue idee libertarie.
L’ufficiale Bartholomé Misson è conquistato dal rivoluzionario Caraccioli e decide di appoggiare le sue idee, quindi lo reca con sé a Napoli e riesce a farlo imbarcare sulla Victoire, la quale lasciato il porto partenopeo si dirige a Gibilterra, prosegue per La Rochelle e prende il largo nell’Atlantico per raggiungere le Americhe. Durante questo viaggio il Caraccioli non perde tempo e cerca proseliti tra l’equipaggio, molto interessato alle sue idee democratiche. Partendo da una considerazione cristiana dell’uomo, Caraccioli teorizza una società egalitaria in cui la proprietà privata è abolita al pari della schiavitù e tutti gli uomini sono liberi dallo sfruttamento.
Da marinai a pirati per una giusta causa
I marinai, usi all’esaltante vita di mare tra topi, sole bruciante e frustate, restano affascinati da questi discorsi. Presto capita l’occasione per passare dalle parole ai fatti: al largo dell’Isola Martinica la Victoire ingaggia battaglia con la fregata inglese Wirichester che gli passa a tiro. Durante i combattimenti il capitano Fourbin e tre ufficiali rimangono uccisi. La nave francese ha la meglio nello scontro, tanto da riuscire ad affondare la fregata Wirichester. Ripristinata una situazione di pace sulla nave, il Caraccioli non perde tempo ed elabora rapidamente un piano rivoluzionario: prendere il comando della nave per dare inizio alla costruzione di una comunità di uomini liberi. In pratica l’equipaggio si ammutina, prende possesso della nave - di proprietà della corona - e intraprende una nuova attività. In quest’epoca episodi del genere erano frequenti: stressati da lunghe settimane di navigazione, lontani dalla madre patria, i marinai più determinati si ribellavano ai maltrattamenti dei capitani e si davano alla pirateria.
Non è esattamente questo il caso della Victoire, tuttavia Caraccioli riunisce l’equipaggio sul ponte e pronuncia un infuocato discorso invitando tutti all’insurrezione e ad intraprendere una nuova vita con una nuova missione. L’ufficiale Bartholomé Misson viene acclamato nuovo comandante, e l’avventura comincia. Del resto, per i poveri marinai che nulla hanno da perdere ma tutto da guadagnare, questa impresa non può che essere gradita.
Caraccioli e Misson divengono i due duci della nuova società. Il vivace dibattito su quale bandiera issare sull’albero maestro della nave dei “liberi” dà già il segno della particolarità di questi pirati. Caraccioli si rifiuta sdegnosamente di issare la bandiera nera come i pirati, perché «loro non sono pirati, bensì uomini decisi a praticare quella libertà che Dio e la Natura hanno dato loro»; quindi invita tutti a sentirsi «destinati a diventare i guardiani dei diritti e delle libertà dei popoli…la loro politica non deve essere quella dei pirati, gente senza principi e condannata a una vita dissoluta:loro, al contrario, devono vivere da coraggiosi, da uomini giusti e puri, fedeli alla sola causa della Libertà. Non già, dunque, sotto la nera bandiera essi devono navigare, ma all’ombra di una bianca insegna al cui centro sarà ricamato il motto “Per Dio e per la Libertà”». A quel punto la ciurma esaltata scoppia in un’ovazione: «Libertà! Libertà! Noi siamo uomini liberi. Viva il prode capitano Misson e il suo nobile luogotenente Caraccioli! ».
Come tutte le navi fuori legge devono procurarsi da vivere saccheggiando altre navi: essendo francesi si mettono a saccheggiare le navi mercantili inglesi, impresa non difficile considerando che la Victoire è una nave da guerra. Tra i loro arrembaggi ricordiamo quello di uno sloop inglese al quale i marinai liberi si accontentano di sottrarre del rhum e lo stretto necessarioper sopravvivere, lasciando però vestiti e danari e addirittura senza bestemmiare.Pare che il capitano inglese sia rimasto così colpito da tanta galanteria da lanciare ben tre Urrah in onore di Caraccioli e soci. La cosa può essere credibile, perché gli arrembaggi di solito erano particolarmente cruenti e lasciavano quasi sempre morti e feriti sul ponte; in questo caso, gli inglesi possono dire di essersela cavata molto bene.
Decisamente peggiore è invece la sorte toccata alla nave olandese Nzeuwstaat, incrociata mentre è in rotta per le coste dell’Africa occidentale. Gli olandesi si arrendono presto alla potenza della nave francese, ma a differenza di quel che accadde agli inglesi non viene riservato un buon trattamento ai prigionieri. Il fatto è che nella stiva della nave gli olandesi trasportano, oltre a un prezioso carico di oro in polvere, undici schiavi neri incatenati: questo, per i “liberi”, è un crimine intollerabile.
Il capitano Misson sale in torretta e, presa la parola, tiene un indignato discorso alla sua ciurma. «Non è possibile che il commercio dei nostri simili risulti gradito agli occhi della Divina Giustizia» grida. «Nessun uomo ha il diritto di disporre della libertà altrui.» Quindi continua affermando che «qualunque sia la ragione che li distingue dagli europei, colore, costumi o riti religiosi, essi sono creature di uno stesso Essere onnipotente e dotati di una identica ragione». Ne ordina la liberazione perché sianotrattati come uomini liberi, decidendo altresì che parola «schiavo» sia abolita dal vocabolario dei liberi. Gli ufficiali olandesi responsabili della tratta degli schiavi vengono impiccati ai pennoni della nave; gli altri scelgono liberamente se arruolarsi coi liberi o sbarcare alla prima occasione. I pirati riprendono la loro attività lungo le coste occidentali dell’Africa e, arrembaggio dopo arrembaggio, riempiono la stiva di preziosi. Accumulata una certa ricchezza, decidono di proseguire col loro scopo rivoluzionario cominciando a costruire Libertalia, la Repubblica dei Liberi.
Dalla pirateria allo stato di Libertaria
Il Madagascar è la meta per eccellenza dei pirati del Settecento. Un’ isola enorme, semi-disabitata, circondata da isolette e arcipelaghi vergini e boscosi in cui è facilissimo nascondersi. Un’isola quasi da fiaba, ricca di una vegetazione rigogliosa e una fauna singolare per gli europei. Per il resto, all’epoca una terra non abitata non differiva troppo da una terra abitata, nel senso che le comodità che abbiamo oggi erano impensabili in quei tempi: così, emigrare e ricominciare da zero per dei marinai senza un soldo era meglio che vivere da servi in patria.
Passato il Capo di Buona Speranza approdano all’isola Johanna, nell’arcipelago delle Comoros a nord del Madagascar.
Gli uomini liberi vengono accolti molto bene dalla regina dell’isola, che è in rotta col re della poco distante isola Moheli. Ai marinai quella appare subito come la terra che andavano cercando, e rinsaldano presto la Società degli Uomini Liberi con una serie di matrimoni di stato. Il capitano Misson sposa la sorella della regina, Caraccioli un’altra ragazza della corte e molti pirati mettono su famiglia con le bellezze locali. Come le altre isole di quella zona del mondo Johanna è bella, ospitale e offre cibo in abbondanza. Così i pirati decidono di rilassarsi e pianificare la costruzione del mondo di liberi ed uguali. La loro attività guerriera, tuttavia, non si placa: tengono a distanza i guerrieri dell’isola nemica e assaltano qualche nave di passaggio. In uno si questi scontri con un vascello portoghese, però, le cose vanno male. Una trentina di pirati muore, molti altri vengono feriti tra cui lo stesso Caraccioli, che da questo momento dovrà andare in giro con una gamba di legno.
Il capitano Misson decide allora di trovare una sistemazione più sicura e si trasferisce con la comunità in Madagascar, iniziando a costruire un insediamento ben difeso presso la baia di Diego-Suarez, alla punta nord della grande isola. La repubblica di Libertalia cresce in fretta e gli indigeni accettano volentieri la presenza dei libertari, dai quali hanno in cambio stoffe colorate, bottiglie di rum, specchietti, perline colorate e altre gradite cianfrusaglie. La nave ammiraglia della flotta pattuglia costantemente le coste africane, pronta a colpire le prede che passano: così la repubblica si arricchisce con qualche buon malloppo d’oro e preziosi. Mentre è in atto una di queste operazioni, Mission incrocia la nave del pirata americano di Rhode Island, Thomas Tew.
Questi è un pirata assai famoso, tanto che Misson lo invita a bordo e lo riceve come un principe portandolo a Libertalia, dove l’ospite è accolto con cannonate a festa, fanfare e un banchetto memorabile. L’intesa si stabilisce subito: Tew si unisce a Misson e Caraccioli nel governo di Libertalia.
L'organizzazione sociale di Libertaria
La vita in città incomincia a organizzarsi: Misson è nominato conservatore generale, Tew ammiraglio generale e Caraccioli segretario di Stato, affiancato da un consiglio dei saggi formato da cittadini liberi, quale che sia la loro nazionalità o il colore della pelle. I cittadini sono suddivisi in gruppi di dieci: ogni gruppo nomina un rappresentante, il quale presiede alle riunioni parlamentari che decidono delle cariche elettive. La durata delle cariche pare sia limitata a tre anni. In piena democrazia si delibera che la lingua della Repubblica sarebbe stata quella nata dalla mescolanza dei vari idiomi dei cittadini, man mano che le diversità si sarebbero uniformate verso una lingua unica. Il tesoro accumulato viene suddiviso in base ai meriti di ognuno, le terre attorno alla città appartengono a chi le coltiva, la schiavitù è abolita. Come in tutte le città stato si pianificano i lavori di pubblica utilità, tra i quali la costruzione di tre navi per rafforzare la piccola flotta. La vita della neonata Repubblica sembra avere le più rosee aspettative, ma presto l’idillio utopico del Caraccioli ha fine. Tew parte con la Victoire per raggiungere vecchi amici: vuole convincerli a riprendere la rotta per il mare in cerca di ori ed avventura. Mentre si trova sulla terraferma a parlamentare con i vecchi pirati, un ciclone distrugge la Victoire e tutto l’equipaggio.
Fine di una bella utopia
Nel frattempo, assente Tew, Libertalia viene assalita da indigeni inferociti che la distruggono uccidendo Caraccioli. Misson riesce a fuggire con 45 uomini e qualche diamante del tesoro della Repubblica preso frettolosamente durante la fuga. Deluso dall’avventura, Misson rifiuta la proposta di Tew di andare a vivere in America godendosi la fortuna accumulata e decide di tornare in Francia a rivedere la famiglia. Ma durante il ritorno un uragano investe gli sloop della flotta e Misson muore in mare, come un vero pirata. Così termina l’utopia della Repubblica di Libertalia, mentre i governi di tutta Europa, spediscono le loro flotte per cancellare dalle coste del Madagascar le basi dei pirati e i pericolosi focolai libertari, prima che diventino troppo grossi per essere domati.
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