La caccia alla corte di Versailles
Scritto da Laura Savani. Pubblicato in curosità re sole
Da sempre uno dei passatempi preferiti dalla nobiltà, la caccia diventa con Luigi XIV un’istituzione di stato ed entra a far parte del programma nelle feste di corte.
Il re sente il bisogno insopprimibile di vivere all’aria aperta; nulla può fermarlo: pioggia, vento, polvere, caldo, freddo non rappresentano il ben che minimo ostacolo.
Le dame invitate alle battute di caccia si servono di leggeri calessi o montano a cavallo all’amazzone; indossano un costume copiato da quello degli uomini, un giustacuore che lascia intravedere un abito di broccato, una cravatta di trine e il tricorno.
Il capocaccia, che riceve ordini dal re in persona, guida una vera e propria armata di cortigiani, paggi, guardie, battitori, falconieri, bracchieri, valletti dei cani del re; deve curare le riserve di animali, organizzare le cacce e sorvegliare le mute (un totale di circa mille cani). La caccia al cervo è riservata esclusivamente al sovrano.
Si dice che il fucile a due colpi caricato a pallini sia stato inventato proprio per Luigi XIV.
I contadini avvertiti del passaggio dei cacciatori, sono indennizzati per i danni subiti.
Possiamo immaginare le centinaia di cani, i bracchieri, i cavalieri e le amazzoni nei giustacuori color cremisi; le diverse sonate delle bande che informano sull’andamento della caccia: la reale che annuncia la presenza di un cervo, l’hallali che inneggia alla sua morte.
La Principessa Palatina accompagna il Gran Delfino nella caccia al capriolo; presa talvolta da una specie di febbre, insegue due cervi, uno dopo l’altro.
La caccia al cinghiale con le tele è sempre dedicata alle dame. Questo tipo di caccia, dato l’elevato costo, è alla portata solamente dei re e dei principi. Una tribunetta è costruita appositamente per accogliere gli inviati.
I cinghiali sono serrati in un cerchio di tela, abbattuti dai cacciatori a bastonate e finiti con un colpo di daga. Il divertimento procurato dalle spinte e dai capitomboli è sempre completato da una merenda.
Il tipo di caccia che il re predilige è quella al tiro. In tale occasione è accompagnato da sei o otto paggi, che hanno il compito di raccogliere e ammucchiare in grandi carnieri la selvaggina di cui, al ritorno, farà omaggio alle dame di corte; da un porta-archibugio, che si occupa del buon funzionamento delle armi; da quattro o cinque cani.
Il Delfino pratica la caccia ai lupi, da cui libera la regione parigina; essa è organizzata indipendentemente dalla caccia alla selvaggina e assume carattere di servizio pubblico.
Sin dal Medioevo è nota una caccia del tutto particolare: la caccia a volo, ossia la ricerca della selvaggina da parte di un uccello da preda (falcone o sparviero).
Essa, per l’alta spettacolarità, i costumi dei falconieri e i magnifici uccelli ricoperti dal cappuccio, attira un gran numero di dame.
Appena liberato del cappuccio, il rapace si alza a grande altezza per piombare poi a velocità folgorante sulla lepre o sul fagiano. la vittima resta uccisa sul colpo, come raggiunta da una pallottola.