Situata nel cortile del palazzo della Sapienza, sede dell’antica Università romana, la chiesa di Sant’Ivo è il prodotto di più menti geniali. La sua costruzione si prolungò per oltre un ventennio.
Su di essa tre papi compiranno delle scelte, le rifiuteranno e le modificheranno. Conflitti di interesse politico, così come il mutare di aspettative di carattere tecnico, si riveleranno fortemente determinanti.
Il Bernini fu costretto a modificare diversi aspetti dell’edificio a causa di probabili cedimenti. Nel 1636 l’artista propose come architetto il Borromini che all’epoca era uno dei suoi assistenti.
Per prima cosa il Borromini cominciò a completare l’ala sud del doppio impianto di ali iniziato da Giacomo della Porta e nel 1642 riceve l’incarico per la chiesa.
Nei due anni che seguirono dopo diverse modifiche, la struttura venne costruita fino all’attaccatura della lanterna. Il piano originario si compone di due triangoli equilateri sovrapposti i cui vertici vengono tagliati da absidi trapezoidali a forma di semicerchio. Le punte di questa figura vengono interrotte da archi rivolti verso lo spazio centrale.
L’insieme è articolato per mezzo di pilastri. L’acceso al cortile avviene attraverso ampie aperture sui pilastri, mentre il coro si trova in una nicchia molto profonda. Il Borromini sviluppa la cupola seguendo l’andamento aggettante e rientrante della parete.
Solo in seguito vennero costruite la lanterna e la spirale. All’interno della chiesa è presente il simbolo dell’Ape araldica, sigillo del Papa che commissionò i lavori, Urbano VII Barberini. Il tutto si fonde con la pianta a croce greca.