Un diavolo sogghignante con gli occhiali fa capolino sotto il grande libro delle accuse del Giudizio; la Morte, brandendo una clessidra, aleggia sinistra su san Giacomo Maggiore, che alza il braccio in segno di difesa.
Le splendide sculture dei Novissimi, cioè le quattro realtà ultime del destino umano (Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso), stanno a guardia delle ampie campate della Biblioteca di Admont, in Stiria, scolpite nel 1760 da J.T. Stammel.
Unico ambiente sopravvissuto della celebre abbazia benedettina fondata nel 1074, la biblioteca è una delle maggiori realizzazioni del tardo barocco austriaco, uno scrigno che contiene a sua volta altri tesori: circa 150.000 volumi, tra i quali preziosi manoscritti medievali (in parte provenienti dallo scriptorium dell'abbazia, sorto nel XII secolo), incunaboli e cinquecentine. Sugli scaffali di Admont, tra bibbie, testi liturgici, commentarii, classici latini e tutto quanto poteva riassumere il Trivio e il Quadrivio, appaiono anche gli scritti di Lutero e l'Encyclopédie, il testo sacro dell'Illuminismo.
L'ariosa sala centrale (1774), opera insieme alle due gallerie rococò, di J.G. Hayberger
La conferma che questa biblioteca fosse un'oasi di tolleranza arriva anche da altri segni: l'ariosità della sala principale (1774) progettata da Josef Hueber, il gioco del trompe l'oeil, la freschezza cromatica degli affreschi (1776) di B. Altomonte (in uno dei quali appare un assai poco cristiano Apollo in trionfo tra le nove muse) e infine le diciotto sculture lignee di Josef Stammel.
I quattro gruppi più famosi, quelli dei Novissimi, paiono l'unico sottile controcanto a tanta leggiadria: nel ricordare al visitatore che le cose ultime sono altre, ammoniscono a non allontanarsi dalla retta via per eccessivo amore della conoscenza.