Palazzo Rosso fu eretto per volere della famiglia Brignole-Sale intorno al 1670 su Strada Nuova (oggi via Garibaldi). Donato al Comune di Genova nel 1874 da Maria Brignole-Sale De Ferrari, ultima discendente, perchè diventasse museo, la sontuosa dimora mostra oggi gli arredi e le decorazioni che hanno accompagnato la vita della famiglia, e ospita una ricca pinacoteca.
Il nucleo della collezione è costituito dalla quadreria dei Brignole-Sale che si è conservata nel palazzo, nella quale oltre ai celebri ritratti eseguiti da Van Dyck si affiancano capolavori come il Ritratto virile di Durer, la Sacra famiglia di Andrea del Sarto e la Cleopatra del Guercino.
Le raccolte sono oggi unite a quelle dei vicini musei di Palazzo Bianco e Palazzo Tursi sotto la denominazione di Musei di Strada Nuova.
La collezione di Palazzo Rosso rappresenta molto bene un momento particolare della storia genovese, quello che tra Cinquecento e Seicento vide la città diventare uno dei centri più importanti del mondo, capitale del commercio e della finanza internazionale. La potenza economica, che generò una nuova aristocrazia locale, cercò nel lusso e nell'arte la rappresentazione dello status acquisito. Nacque anche per questo una straordinaria scuola pittorica locale, nella quale svolsero un ruolo fondamentale due artisti fra i massimi del primo barocco internazionale, Peter Paul Rubens e Antoon Van Dyck.
L'opera che può rappresentare al meglio il periodo d'oro vissuto dalla città in quel periodo è sicuramente il Ritratto di Paolina Adorno Brignole-Sale, del 1627, che rappresenta una nobildonna poco più che ventenne, presentata di tre quarti a figura intera, in mezzo a una sala ariosa e articolata, segnata da ampi tendaggi e colonne.
L'opera è parte di una serie di ritratti eseguiti da Van Dyck che comprende, Anton Giulio Brignole-Sale, marito di Paolina, in una tronfia posa equestre, e quello di Geronima e Aurelia, rispettivamente madre e sorella di Anton Giulio.
Questa galleria di ritratti fu commissionata da Giovanni Francesco I Brignole, padre di Anton Giulio, futuro doge di Genova, arricchitosi con il commercio della lana e della seta, che aveva acquisito il titolo nobiliare sposandosi con l'ultima esponente dei Sale, proprietari della famosa Villa di Albaro.
La parentela con gli Adorno rappresentò l'ascesa sociale dei Brignole-Sale e questo nuovo status fu consacrato con i dipinti commissionati a Van Dyck, allora il miglior specialista in campo ritrattistico presente a Genova.
Le tele furono eseguite nel Palazzo di Castello e successivamente passarono nel nuovo palazzo fatto erigere dai figli di Paolina e Anton Giulio a partire dal 1670, che dal colore dell'intonaco prese il nome appunto di Palazzo Rosso.
Ritratto di Paolina Brignole-Sale
Nel dipinto di Van Dyck, Paolina Brignole-Sale non domina la scena: il contorno architettonico appare come una quinta teatrale e occupa ancora più spazio. Il nascente gusto barocco stava modificando il modo di attribuire valore ad una persona, non accontentandosi più di proporzionarlo al rango, ma al fasto con cui il rango si manifesta. La pittura è il sipario abbassato che mette in scena uno spettacolo intrigante.
Van Dyck sarebbe stato destinato ad una fulgida carriera fuori d'Italia, in particolare alla corte d'Inghilterra, facendo del gusto alla genovese, a sua volta improntato su quello rubensiano, un nuovo modello di rappresentanza per le corti nordiche di mezza Europa.
Nel ritratto spiccano le guance rosee e vivaci della giovane donna, come si conviene ad un'aristocratica; Paolina ha in mano una rosa, simbolo della bellezza caduca ed indossa una veste lussuosa "alla nordica", che ha il blu come colore dominante, impreziosito da ricami dorati. Il collo è racchiuso da un'abbondante gorgiera; i capelli sono raccolti in una cuffia con perle e piume di pavone; lo sguardo è benigno e insieme altezzoso.
Sulla sinistra una sedia, in secondo piano, ci fa capire che la giovane donna, diventata una gran dama, si è alzata per mostrare orgogliosa il suo rango; sul bracciolo della sedia poggia un pappagallo rosso, simbolo di opulenza perchè proveniente da commerci esotici. Il pappagallo fu aggiunto in un secondo momento da Jan Roos (collaboratore di Van Dyck), specialista nei soggetti di natura. Alcune penne, cadute sul cuscino della sedia, alludono forse alla fine dell'età della giovinezza.
Info: Palazzo Rosso si trova in via Garibaldi 18 ed è aperto tutti i giorni eccetto il lunedì: da martedì a venderdì 9-19, sabato e domenica 10-19.