I mobili nel settecento italiano
Scritto da Stefano Torselli. Pubblicato in mobilia
L’Italia recepisce con un poco di ritardo lo stile rococò che prese le mosse in Francia già sotto il regno di Luigi XIV ma che si sviluppò a pieno con Luigi XV.
Ricordiamo tuttavia che a Venezia già nel seicento alcuni spunti rococò erano presenti nei mobili mentre ora diventano una costante.
Il mobile rococò è più leggero, elegante e soprattutto utile e comodo.
Ora i mobili si differenziano assumendo ognuno una funzione specifica, non più quindi solo cassettoni o console ma diversi tipi di tavoli e tavolini sedie e divani, sofà etc..
I mobili rispetto al periodo barocco sono più piccoli leggeri ed aggraziati, alle sculture tutto tondo si preferiscono bassi rilievi ed i colori diventano meno aggressivi e cupi mentre si predilige il mobile dipinto e decorato con raffigurazioni di vita sociale.
Mobili in Piemonte
Il regno del Piemonte favorito politicamente dalle strategie dei suoi sovrani abbisogna di riammodernarsi e segue quindi il nuovo stile a cui da gran contributo lo stesso architetto Juvarra che disegna mobili e suppellettili per i palazzi da lui realizzati. Il mobile piemontese del settecento è rococò ma ha una sua originalità tanto che il celeberrimo Meissonier, che tanta fortuna ebbe a Parigi tanto da consegnare alle stampe “la bibbia” del rococò, è di origine piemontese. I mobili piemontesi si differenziano da quelli degli altri stati italiano per la qualità, meno estrosi di quelli veneziani però meglio fatti questo anche grazie ad una scuola specializzata secolare ed ad un esame severo che dava la patente di ebanista, intagliatore etc..
Le cineserie le lacche e i mobili dipinti e dorati sono le caratteristiche decorative principali mentre nelle forme tavoli e sedie presentano gambe da cervo e finiscono spesso con piede a zoccolo di capra.
Mobili a Genova
Genova dal seicento fino alla fine della repubblica offre mobili di altissimo pregio grazie alla perizia tecnica del “bancalaro” così era chiamato l’ebanista, tanto che spesso mobili genovesi vengono confusi con quelli francesi o addirittura inglesi. La creatività e la tecnica genovese si manifestano pienamente nei cassettoni e scrivanie impiallacciate creando pregiati ornamenti dotati anche di bronzo cesellato seppur usato moderatamente.
Mobili a Venezia
Venezia nel settecento è in lenta decadenza di conseguenza con la fine del periodo barocco è ricco; molti mobilieri quali Andrea Brustolon, che scolpiva le opere a tutto tondo realizzando oggetti di impressionante bellezza, la produzione veneziana si trasformò. La produzione non fu di elevata qualità, anche perché mancavano ricchi committenti ma fu abbondante perché la borghesia richiedeva molto mobilio di elegante fattura. Nel settecento si organizzarono le corporazioni che per soddisfare l’esigenza della grande produzione si specializzarono tanto che per un mobile ci lavoravano fino a quattro artigiani con diverse abilità. Il rococò in veneto fu anticipato soprattutto per la dimensione dei mobili a causa dei palazzi che non potevano, sorretti su palafitte, competere con quelli romani. Di gran uso era l’intaglio e la laccatura che aveva col tempo sostituito quella di origine cinese o giapponese mentre nelle raffigurazioni, dopo la metà del settecento, si preferì utilizzare soggetti del Canaletto o di scene europee rispetto a quelle cinesi. Il valore del mobile veneto risiede anche nella improvvisazione dell’intagliatore che solo raramente seguiva il disegno di un architetto dando quindi al mobile una sua originalità.