Enrico IV
Scritto da Irene Marone. Pubblicato in società barocca
Enrico “il Guascone”
Prima della sua morte, avvenuta nel 1589, il re di Francia Enrico III designa come erede al trono il cugino Enrico di Borbone, di confessione calvinista e già re di Navarra. Egli diventa re di Francia e Navarra col nome di Enrico IV.
Il nuovo sovrano, originario della Guascogna, ha una condotta dissoluta e poco rispettosa della rigida etichetta di corte ma è brillante, arguto e interessante tanto che il soprannome “guascone” assume con lui un significato di positivo e temerario disprezzo delle regole.
Si lava poco, ha molte amanti e si esprime in modo popolare, spesso esplicitamente volgare ma conquista la stima della corte e del popolo, facendo sfoggio di un carisma e di una sicurezza di sé che gettano i prodromi della grande monarchia assoluta e personalistica francese.
E' un gaudente, ama la caccia, passatempo tradizionale dei sovrani rinascimentali ma anche la musica e la danza: è un ottimo ballerino e promuove massicciamente l'attività della danza , organizzando nelle diverse residenze presso cui la corte stazione per periodi più o meno lunghi balletti con sontuosi costumi e scenografie ispirate alla mitologia a cui partecipa tutta la nobiltà. Un'usanza che sarà in seguito mutuata con successo dai suoi successori.
“Parigi val bene una messa”
Nel 1572 Enrico aveva sposato la principessa Margherita di Valois, di fede cattolica e sua cugina diretta, senza attendere l'autorizzazione papale necessaria per la celebrazione delle nozze tra individui di fedi diverse. Questo evento scatenò l'ira dei cattolici francesi che, mentre ancora duravano i festeggiamenti, massacrarono tutti gli ugonotti presenti a Parigi, molti dei quali accorsi proprio per le nozze del futuro re.
Era il 24 agosto, festa di San Bartolomeo. Enrico fu risparmiato solo perchè principe di sangue ma fu costretto ad abiurare alla fede ugonotta.
Nel 1593 Enrico comprende la necessità che la Francia sia guidata da un sovrano cattolico e l'anno seguente si converte ufficialmente, abbandonando almeno apparentemente ogni legame e simpatia con le fazioni protestanti presenti in Francia.
Entrando a Parigi il 22 marzo 1594 si dice che abbia pronunciato le celebre frase : “Parigi val bene una messa”.
Conscio delle tensioni religiose che in tutta Europa sono esplose con violenza sanguinaria, promulga nel 1598 l'editto di Nantes, con cui garantisce alle minoranze protestanti libertà di culto sul suolo francese. L'editto rimarrà in vigore per quasi 100 anni, fino alla revoca da parte di Luigi XIV con l'editto di Fontainbleau del 1685.
Quest'atto, di straordinaria modernità e lungimiranza, garantisce un periodo di pace e prosperità ad una Francia devastata da quarant'anni di guerre di religione. Sully, primo ministro e personaggio molto popolare, si dedica al risanamento economico del regno, dando particolare impulso e incentivi all'agricoltura.
Per risanare il bilancio, nel 1604 viene introdotta la paulette, una nuova imposta sulle cariche pubbliche vendute dallo Stato, che diventano ereditarie. La paulette rappresenterà uno dei simboli stessi dell'Ancienne Règime ed uno degli elementi portanti del complesso sistema di satrapie che intesserà il Re Sole.
Padre padrone
Maria dè Medici giunge a Marsiglia nel 1600 per sposare Enrico IV: il suo arrivo trionfale è immortalato in una famosa opera di Rubens. L'anno successivo nasce il futuro Luigi XIII.
Enrico è un padre severo e rude: per ben due volte frustò personalmente il Delfino e si pensa che molte delle turbe caratteriali del futuro re, compresa la conclamata omosessualità, derivino da questi comportamenti aggressivi.
Ai rimproveri della madre, che invece vantava modi raffinati e posati, Enrico replicava: “Signora, pregate Dio perchè io viva, altrimenti nessuno lo frusterebbe, e se non ci fossi io lui vi maltratterebbe”.
La storia darà ragione a questo genitore dai metodi educativi alquanto discutibili poiché Luigi XIII, dopo la morte del padre, farà esiliare per sempre la madre dalla Francia nel 1620 per liberarsi probabilmente dell'ultimo elemento di una famiglia che aveva giudicato castrante e mai amorevole.
L'assassinio
Il 14 maggio 1610 Enrico IV viene pugnalato da un certo Ravaillac in via della Ferronerie, una vecchia strada della Parigi medioevale in cui la carrozza era rimasta bloccata in un ingorgo di carretti.
Era il quattordicesimo attentato alla vita del sovrano, nonostante fosse amatissimo dal popolo.
Non si seppe mai se Ravaillac fu spinto al delitto dalla veemenza della Controriforma cattolica, promossa in Francia dal sovrano convertito, o se l'assassinio fu ordito dai cattolici per impdire al re di portare aiuto ai protestanti tedeschi. Pare che anche la moglie Maria, che assunse la reggenza del regno a causa della giovanissima età del figlio Luigi, fu accusata di aver avuto parte attiva nel complotto.
Gli atti del processo andarono tutti persi nel 1618, in un incendio del palazzo di giustizia.
Quello che è certo è che Ravaillac fu condannato a fare “onorevole ammenda”, pentendosi pubblicamente. Gli venne poi tagliato il polso destro, fu sottoposto a tortura e quindi squartato. Il popolo assistette in massa all'esecuzione della terribile pena prevista per i regicidi e celebrò i funerali sostando nelle strade 4 giorni e 4 notti.
Si spegneva il capostipite di quella generazione di re assoluti e carismatici che avrebbero rappresentato l'essenza stessa dell' Ancienne Règime e della grandeur della Francia dei secoli XVII e XVIII.