Le Mazzarinette
Nel settembre del 1647 la corte di Francia vide arrivare dall'Italia le sorelle del cardinale Mazzarino, le signore Margherita Martinozzi e Geronima Mancini, che fra tutte e due avevano tre figli e sette figlie.
Margherita, ambiziosa ma dotata di generosità e buon cuore, aveva sposato Geronimo Martinozzi al quale aveva dato due figlie: Laura e Anna Maria.
Geronima, dolce e virtuosa, aveva sposato Michele Lorenzo Mancini, esperto di astrologia e oroscopi, proveniente da una famiglia del patriziato romano, Omni Santi poi Mancini, al quale aveva dato cinque figlie e 3 figli: Laura, Olimpia, Maria, Ortensia, Maria Anna, Paolo, Filippo e Alfonso.
Le nipoti del cardinale, presto ribattezzate Mazzarinette e Mancinette dal beffardo memorialista Guy Patin, avevano una fascia d'età compresa tra gli 8 e i 15 anni: erano belle, affascinati e amanti della vita mondana e, più o meno tutte, ebbero vite avventurose.
Le fanciulle alloggiarono dapprima ad Aix-en-Provence, poi nel palazzo dello zio cardinale e infine alla corte di Anna d'Austria, presso l'appartamento della dama d'onore della regina e governante del giovane re, Madame de Sénécé.
Anna d'Austria le trovò molto graziose e volle occuparsi di persona della loro educazione ma fu poco lungimirante nel mettere accanto ad un giovane bello e precoce come Luigi XIV una compagnia femminile così frizzante; a Luigi XIV quelle ragazze piacevano tutte e cominciò con il corteggiare Olimpia Mancini, nata a Roma nel 1639, che allora aveva 16 anni, uno meno di lui.
Importanti matrimoni per le nipoti del cardinale
Per Mazzarino queste belle nipoti rappresentavano un'opportunità da giocare nella buona società e fece contrarre loro brillanti matrimoni, creando in questo modo preziose alleanze:
Olimpia, dopo essere stata l'amante del giovane re, divenne contessa di Soisson sposando Eugenio Maurizio di Savoia Carignano, da cui ebbe il principe Eugenio di Savoia.
Divenuta soprintendente della casa della Regina, fu allontanata dalla corte in seguito al suo coinvolgimento nell'affare dei veleni e dovette rifugiarsi in Fiandra.
Laura Mancini nata a Roma nel 1636, sposò Luigi di Borbone duca di Vendome, che si era perdutamente innamorato di lei, e fu madre del generale Vendome;
Ortensia Mancini la nipote prediletta del cardinale ma anche la più bella, nata a Roma nel 1646, fu anche lei corteggiata dal re. Sposò Armand de la Porte marchese di La Meilleraye, che ereditò la fortuna di Mazzarino e assunse il titolo di duca di Mazzarino.
Separatasi dal marito, fuggì accompagnandosi prima a Luigi cavaliere di Rohan, poi, in Inghilterra, al cavaliere di Saint-Evremond;
Maria Anna Mancini nata a Roma nel 1649, sposò il duca di Bouillon e anche lei si ritrovò coinvolta nell'affare dei veleni con l'accusa di avere premeditato la morte del marito;
Laura Martinozzi nata a Fano nel 1639 sposò Alfonso IV d'Este duca di Modena e fu madre di Maria Beatrice d'Este, futura moglie di re Giacomo II Stuart;
Anna Maria Martinozzi nata a Roma nel 1637 sposò Armand di Borbone principe di Conti e morì molto giovane a soli 35 anni, dopo una vita trascorsa da severa giansenista e moglie fedele.
Maria Mancini
Maria Mancini è senza dubbio la mazzarinetta più nota ma soprattutto il primo amore di Luigi XIV.
Nata a Roma il 28 agosto 1639, trascorse un periodo dalle suore visitandine di Chaillot assieme alla sorella Ortensia e vi rimase fino al matrimonio della sorella Olimpia con il conte di Soisson.
Si trasferì al Louvre con Ortensia e fu subito messa sotto la guida di una severa governante, Madeline de Gallard Longumeau de Ventabren de Venelle.
Non molto amata dalla madre che le preferiva apertamente le altre figlie, Maria era descritta come una piccola prugna secca e nera, senza alcun fascino.
Ma questa piccola prugna secca riuscì a stregare il re.
L'inizio di un grande amore
All'inizio del 1658 il re cadde malato durante l'assedio di Dunkerque e si temette addirittura per la sua vita.
Al suo capezzale si sedette “una giovane grande, tutta in lacrime, che si uccideva dal piangere” (dalle memorie di Madame de Montespan) e il re, sia pure in delirio, la notò. Era Maria, che all'epoca aveva diciannove anni e che Madame de Motteville così decriveva:
“Era magra e le sue braccia e il suo collo parevano così lunghi e scarnificati ch'era impossibile poterla lodare su questi articoli. Era bruna e gialla. I suoi occhi, ch'erano grandi e neri e di fuoco, parevano rudi. La sua bocca era grande e piatta. Ma eccetto i denti, che aveva assai belli, la si poteva dire tutta brutta".
C'è da dire che la descrizione della Motteville non è attendibile: la dama era troppo legata ad Anna d'Austria che detestava Maria e che fece di tutto per spingere il re al matrimonio spagnolo.
Non sapremo mai se Maria fosse più o meno bella; Bussy Rabutin la descrisse come “brutta, grossa, piccola, con l'aria di una cameriera da bettola ma lo spirito di un angelo".
In un dipinto di Pierre Mignard, Maria appare invece desiderabile e persino bella: la capigliatura scura, gonfia e con la scriminatura, grandi occhi neri, il naso piccolo, le braccia finemente disegnate, candide spalle scoperte, seno pieno lievemente esposto, mani affusolate e nervose.
Quello del re per Maria fu un autentico colpo di fulmine: si ritrovò conquistato durante la malattia e una volta guarito era già perdutamente innamorato. Probabilmente fu più attratto dalle sue lacrime e dalla sua cultura che dalla sua discutibile bellezza; cominciò ad occuparsi di lei, le parlava con ardore senza badare alla sua scarsa avvenenza, cercando di stupirla con argomenti intelligenti e nel frattempo subiva l'ascendente intellettuale della ragazza. Ammirava la sua vivacità e il suo spirito, la finezza dei suoi giudizi e la scelta intelligente delle sue letture.
Per lei arrivò persino ad imparare l'italiano e insieme leggevano il canzoniere di Petrarca e i grandi romanzi alla moda. Luigi non si preoccupava di quanto sarebbe durato quell'amore, era solo molto felice e questo gli bastava.
Un giorno organizzò un torneo in cui portava i colori della sua amata e sullo scudo aveva messo la leggenda: Né uno più grande né uno pari.
Maria dal canto suo lo amava pazzamente ma non si faceva illusioni: sapeva che anche lei avrebbe contratto un matrimonio vantaggioso come le sue sorelle ma nell'attesa era solo molto felice di possedere il cuore del sovrano.
Probabilmente sarebbe diventata la sposa del re se non fosse stato per il veto dello zio cardinale, a suo volta minacciato dal veto della regina madre.
Il matrimonio del Re
Mazzarino cominciò a progettare un matrimonio per il re prima che la relazione con la nipote diventasse pericolosa.
Ben quattro principesse erano in corsa per la mano del re di Francia:
Maria Teresa d'Austria, Infanta di Spagna, figlia primogenita di Filippo IV, fratello di Anna d'Austria, e di Elisabetta di Francia sorella di Luigi XIII;
Enrichetta-Anna d'Inghilterra, figlia di Carlo I Stuart, il re decapitato nel 1649, e di Enrichetta di Francia, sorella di Luigi XIII;
Margherita di Savoia, figlia di Vittorio Amedeo I duca di Savoia e di Cristina di Francia, un'altra sorella di Luigi XIII;
Infine potevano aspirare al re la prima e la seconda delle figlie di Gastone d'Orléans e della principessa di Lorena.
Nonostante fosse innamorato di Maria, Luigi XIV si piegò alle ragioni di Stato e in un primo momento egli sembrò interessato a Margherita di Savoia con grande disappunto della madre che sognava di vederlo sposato a Maria Teresa d'Austria, figlia di suo fratello Filippo.
Margherita non era una bellezza ma a Luigi la ragazza piacque. Maria ingelosita a questo punto si fece audace: Non vi vergognate che vi si voglia dare in sposa una donna così brutta? e il re molto influenzabile tornò a propendere per l'Infanta ma intanto continuò ad amare Maria.
Un amore impossibile
La piccola Mancini tornò ad accarezzare il suo sogno di diventare regina e Mazzarino ne parlò con la regina madre, fingendo di riderne ma in realtà perorando la causa della nipote. Anna d'Austria fu implacabile e freddissima:
Io non credo che il re sia capace di un simile tradimento. Ma se ci si provasse vi avverto, signor cardinale, che tutta la Francia si rivolterebbe contro di voi. E io mi metterei alla testa dei rivoltosi e trascinerei nella ribellione anche il mio secondo figlio.
Allarmato il cardinale spedì la povera Maria in convento a Brouage vicino a La Rochelle.
La ragazza vi soggiornò per qualche tempo, in compagnia delle sorelle Ortensia e Maria Anna sorvegliate da Madame de Venelle.
Luigi XIV disperato era arrivato ad umiliarsi, gettandosi in ginocchio davanti alla madre e al cardinale perché non gli portassero via Maria.
La dolorosa separazione era avvenuta il 21 giugno 1659 e secondo alcune testimonianze Maria aveva esclamato: “Voi piangete, voi mi amate, voi vi disperate, voi siete re, ma tuttavia io sono infelice e parto!”. Questi versi ricordano quelli di Berenice nell'omonimo dramma di Racine: “Voi siete imperatore, Signore, e voi piangete.” Certamente Racine si ispirò al doloroso commiato dei due innamorati.
Fuoco sotto la cenere
Il re e Maria si scrissero ancora per un po' con il permesso di Anna d'Austria e di Mazzarino, convinti che la lontananza tra i due contribuisse a spegnere la fiamma del loro amore ma il sovrano continuò ad amare Maria con straordinaria costanza.
La regina madre decise dunque di convocare il figlio; rimasero per un'ora chiusi nel gabinetto privato di Anna e il re ne uscì con gli occhi rossi.
Alla sua confidente, madame de Motteville, la regina disse: Il re mi fa pietà. Ma gli ho appena detto che un giorno mi ringrazierà per il male che oggi gli faccio.
Luigi si era piegato alle ragioni di Stato prendendo il solenne impegno di sposare l'infanta, secondo i desideri di sua madre.
Il primo agosto 1659 vennero firmati i termini di massima per il matrimonio, e la corte si spostò a Saint-Jean-de Luz.
Il re supplicò la madre che gli lasciasse vedere per l'ultima volta Maria; Anna cedette a malincuore ma a Mazzarino fu nascosto l'incontro.
Quando il re rivide Maria, si sentì di nuovo pazzo d'amore: fu un incontro fatto di tenere carezze, lacrime, rinnovati giuramenti, ma con la certezza di doversi separare e per sempre.
Maria venne riportata in convento e in quei giorni non fece che sognare: scrutava l'orizzonte, fissava il mare e faceva lunghe passeggiate sulla spiaggia. La sua guardiana, Madame de Venelle scrisse a Mazzarino: Temo assai che il fuoco covi sotto la cenere.
Questo amore contrastatissimo aveva messo in serio pericolo la pace tra Francia e Spagna e per Mazzarino aveva costituito la più terribile delle prove. Molti storici si domandano del perché il cardinale mise sulla strada del re di Francia sua nipote. Forse Mazzarino avrebbe voluto essere lo zio del suo re ma allo stesso tempo desiderava vedere il suo signore padrone di mezza Europa e fece la scelta più vantaggiosa.
Il matrimonio di Maria
Dopo sei mesi di esilio Maria potè rientrare a Parigi; lo zio cardinale le aveva combinato il matrimonio con il principe Onofrio Lorenzo Colonna, nobile romano, duca di Tagliacoti, gran connestabile di Napoli e futuro vicerè di Aragona che aveva accettato di sposare Maria anche se la riteneva una sgualdrina.
La ragazza assistette ai festeggiamenti per il matrimonio del re con l'infanta da un balcone dell'Hotel de Beauvais e il suo cuore non resse alla visione; corse a casa e per molte ore pianse.
Quando rivide il re questi fu freddissimo con lei e perciò si convinse a sposare il principe Colonna; non sapeva che Luigi, pochi giorni dopo il matrimonio con l'Infanta, nel tornare a Parigi da Saint-Jean-de-Luz, aveva voluto passare da Brouage, nel convento che lei aveva già lasciato per tornare a Parigi. Era entrato in quel luogo che conservava ancora il profumo dell'amata. Aveva accettato soltanto la compagnia del fratello di Maria, Filippo Mancini, passeggiando a lungo con lui sulla spiaggia. Quel giorno non aveva mangiato nè bevuto nulla; Filippo raccontò di averlo sentito singhiozzare. Fu questo l'addio che Luigi aveva dato a Maria e alla sua giovinezza.
La Principessa Colonna
In attesa del matrimonio con il principe Colonna, Maria rimase al Louvre accanto alle sorelle.
Il 9 marzo del 1661 il cardinale Mazzarino morì e Maria pronuciò un'originale orazione funebre per lo zio cardinale: Grazie a Dio è finalmente crepato!.
Nelle sue memorie la sorella Ortensia scrisse:
Quando mio fratello (Filippo) e mia sorella appresero la morte dello zio, per tutto rimpianto si dissero l'un l'altra:”Grazie a dio è finalmente crepato!”. A dire il vero io non ne fui più afflitta. Non si è mai visto una persona che avesse i modi così dolci in pubblico e così rudi e arroganti in famiglia.
Il matrimonio di Maria fu celebrato per procura il 15 aprile 1661; Maria che portava con se una ricca dote di un milione di lire in sonanti luigi d'oro, incontrò lo sposo poco dopo ma questi le fece una pessima impressione. Eppure Lorenzo Colonna era un bell'uomo, prestante e coraggioso ma, anche se la trattava come una regina, non aveva né i gusti raffinati né la cultura della giovane sposa.
Nei dieci giorni che trascorse a Milano e poi a Roma nel sontuoso palazzo dei Colonna, tra feste e balli, Maria conservò una profonda malinconia, vittima di un male oscuro, probabilmente depressione, che non le dava tregua. Durante il viaggio dalla Francia all'Italia, aveva addirittura rischiato di morire per una strana malattia che l'aveva colpita. Tormentata dalla gelosia, odiava persino il suo paese natale e non riconosceva in Roma la città nella quale aveva passato l'infanzia. Il suo cuore era rimasto in Francia ma a crearle un forte disgusto per l'Italia fu anche lo spirito beffardo dei romani che le dedicarono una triviale pasquinata: La vacca è attaccata alla Colonna.
Lorenzo Colonna invece era stranamente felice perché aveva scoperto, con grande sorpresa, che Maria era ancora vergine.
Ortensia Mancini, scrive nelle sue Memorie:
Il Connestabile, il quale non credeva che potesse esserci dell'innocenza negli amore dei re, fu così incantato di scoprire il contrario nella persona di mia sorella che non gli importò più di non essere stato il primo padrone del suo cuore dal momento che lo era stato del suo corpo. Egli perdette dopo questa scoperta la cattiva opinione che aveva, come tutti gi Italiani, della libertà che le donne hanno in Francia e volle che Maria gioisse di questa libertà anche a Roma, dal momento che sapeva farne così buon uso.
Traversie e vagabondaggi
Così Maria perse la verginità ad opera di quel suo bizzarro marito e ne ebbe tre figli ma il rapporto con lui si guastò presto, quando scoprì che Lorenzo aveva delle amanti.
Si separò dal marito per fuggire in Francia con la sorella Ortensia, anche lei separata dal marito.
Nel 1673 il re, infastidito dal trambusto che l'arrivo di Maria in Francia aveva provocato, la fece rinchiudere nell'Abbazia di Lys con la sorella Ortensia.
Da qui Maria riuscì ad evadere e da quel momento condusse una vita di traversie e vagabondaggi:
Per un certo periodo risedette a Torino presso il duca Carlo Emanuele di Savoia che non le fece mancare nulla; poi di nuovo cercò di tornare in Francia ma scoprì con dolore che Luigi XIV le aveva interdetto l' ingresso sul territorio francese; persino la sorella Ortensia inventò una scusa per non doverla ospitare.
Così Maria accettò l'ospitalità del principe di Carignano e trascorse un periodo felice e tranquillo presso la famosa tenuta della Venaria Reale.
Ma il carattere di Maria era troppo inquieto per trovare una stabilità. Fuggi infatti con il marchese di Borgomanero e a questo punto condusse una vita errabonda: fu a Colonia, Bruxelles, Anversa, poi in Spagna.
Quando nel 1678 Lorenzo Colonna fu nominato Vicerè d'Aragona, Maria che si trovava a Madrid fu costretta a fare buon viso a cattivo gioco ma potè rivedere i figli che non vedeva da tempo.
Fu poi rinchiusa per volere del marito, ad Alcazar di Segovia e qui vi rimase cinque mesi. Ne uscì grazie all'intervento di alcuni amici ma soprattutto grazie alla protezione della regina di Spagna che le fornì una bella casa con giardino dove potè alloggiare.
Quando il principe Colonna morì, Maria tornò alla sua vita errabonda, tra Toledo, Avignone e Parigi, dove rinunciò a rivedere Luigi XIV che pure aveva espresso il desiderio di rivederla.
Ormai anziana Maria si fermò a Pisa e qui morì l'11 maggio del 1706 stroncata da un colpo apoplettico.
Secondo uno dei biografi più importanti del Re Sole, Louis Bertrand, il re nella sua vita amò solo due donne: Maria Mancini e Louise de La Vallière“ e quest'ultima certo meno della prima. Per cui a rigore si potrebbe sostenere che Maria Mancini è stato il primo ma anche il solo amore del re”.