Nel diciottesimo secolo inizia una trasformazione economica che produce effetti maggiori in Inghilterra e Francia mentre l’est europeo ed il sud rimangono arretrati.
Alla base di questo disuguale progresso ci fu una tendenza all’aumento della popolazione urbana; Inghilterra il Galles arrivavano a quasi nove milioni di anime alla fine del secolo, la Francia circa 18 milioni alla morte di Luigi XIV e circa 26 nel 1789. In Italia la popolazione passò da 11 milioni del 1700 a oltre 16 milioni nel 1770; in alcune regioni della Spagna si passò da 6 milioni a 11 in un secolo. Nella Russia europea, che contava circa 18 milioni di abitanti alla morte di Pietro I nel 1725, c’erano quasi 27 milioni di anime nel 1780 l’aumento si deve però più alle conquiste dei territori a i danni di Polonia e Svezia. L’Europa in generale, che si calcola avesse una popolazione di 118 milioni nel 1700, era passata a circa 140 milioni nel 1750 e a 187 nel 1800.
Il miglioramento dell’alimentazione contribuì a rendere la popolazione più resistente alle malattie e meno esposta agli effetti delle epidemie; la peste, tragedia del diciassettesimo, secolo quasi scomparve del diciottesimo secolo. I progressi nel campo medico e sanitario: la vaccinazione antivaiolosa, la fondazione di ospedali contribuirono all’aumento della popolazione in Europa. La medicina era un misto di empirismo e di tradizione; i medici preparati erano pochi e gli ospedali non avevano grande importanza. In alcuni paesi l’industrializzazione può aver contribuito allo sviluppo demografico stimolando la domanda di manodopera, facendo dei bambini e dei ragazzi un cespite di entrate e incoraggiando così i matrimoni precoci e prolifici.