Cenni storici
Situato alla periferia settentrionale di Napoli, il Palazzo di Capodimonte ebbe fin da subito la duplice funzione di reggia-museo. Carlo di Borbone ne volle infatti la costruzione per poter ospitare la sua corte e la ricca collezione d'arte ereditata dalla madre Elisabetta Farnese.
Costruito a partire dal 1738 su un progetto dell'architetto Antonio Medrano, l'edificio potè dirsi terminato solo un secolo dopo, anche se una parte importante della collezione Farnese, in particolar modo i dipinti, vi fu esposta a partire dal 1759.
Nel 1860 la reggia passò ai Savoia e fino al 1947 fu residenza dei duchi d'Aosta.
Il museo fu riaperto al pubblico nel 1957 dopo un importante restauro, al quale ne è seguito un altro più recente (1996) che ha consentito la sistemazione del primo piano del palazzo.
Il salottino di porcellana della regina Maria Amalia
Il salottino della regina Maria Amalia, visitabile come altre stanze aperte al pubblico, fu realizzato tra il 1757 e il 1759 per il Palazzo Reale di Portici. Fu poi smontato e trasferito nel Palazzo di Capodimonte nel 1866. Il prezioso gabinetto privato si compone di circa 3000 pezzi ed è una delle più alte realizzazioni della fabbrica di Capodimonte.
Il parco
Carlo di Borbone volle la realizzazione del parco di Capodimonte soprattutto per potervi praticare la caccia. Il parco fu progettato da Ferdinando Sanfelice nel 1742 con cinque larghi viali fiancheggiati da lecci che si diramano a raggiera. Nel bosco si trovano numerosi fabbricati che ospitavano funzioni e attività legate alla vita di corte.
Il museo
Il museo comprende la grande armeria, già nel Palazzo Reale di Napoli, e una pregevolissima raccolta di porcellane della fabbrica di Capodimonte, il cui capolavoro è il già citato salottino della regina Maria Amalia, rivestito di porcellane.
La Galleria Nazionale che ha sede al secondo piano del palazzo, comprende il nucleo della raccolta farnesiana, nata nel clima umanistico del Rinascimento ad opera di Alessandro Farnese, futuro papa Paolo III.
Il nucleo fondamentale della pinacoteca è rappresentato dalle maggiori scuole pittoriche italiane ed europee dal '400 al '700.
Fra le opere secentesche della collezione farnese: La carità (1611) di Bartolomeo Schedoni, una delle più celebri, ammirata da tutti per la grande intensità espressiva delle figure; il mito di Atalanta e Ippomene rappresentato nella tele di Guido Reni; la Flagellazione di Caravaggio, opera cardine intorno a cui ruota tutta la pittura napoletana rappresentata a Capodimonte da un gran numero di artisti di un certo rilievo, da Battistello, Cavallino, Preti.
Presente nel museo anche la famosa tela di Artemisia Gentileschi Giuditta e Oloferne.
Tra le opere settecentesche citiamo il ritratto di Ferdinando IV fanciullo realizzato da Mengs nel 1760 e i dipinti di vedute di Jacob-Philipp Hackert, pittore di corte di Ferdinando IV.
Le porcellane di Capodimonte, un pò di storia
La famosa fabbrica di porcellane di Capodimonte, fu fondata nel 1743 da Carlo III di Borbone. La produzione di Capodimonte in biscuit e in pasta tenera, bianchissima e quasi trasparente, era costituita da statuette, gruppi, vasellami, tabacchiere, vasi, trionfi, ecc.
Nel primo periodo lo stile della decorazione ricordava il gusto barocco di Meissen, ma, più tardi, prevalsero la grazia e la leggerezza del rococò e non mancarono anche pezzi di ispirazione orientale.
Il vasellame era decorato con delicate pitture di colori limpidi e luminosi; la fantasia degli artisti operanti in questa manifattura diede vita alle famose "maschere" e alle vivaci ed espressive figurine mitologiche e popolari, che oggi si possono ammirare nel Museo Nazionale di Capodimonte.
Tra le esecuzioni più note di Capodimonte ricordiamo l'arredamento della sala di Portici, consistente in pannelli, cornici e lampadari in porcellana, ideati da Giuseppe Gricci. Le marche apposte sui prodotti di questo periodo sono la stella a otto punte e il fiordaliso.
Quando Carlo III andò nel 1759 ad occupare il trono di Spagna fece distruggere forni e officine e portò con sé molti ceramisti napoletani che contribuirono a rendere famosa la fabbrica del Buen Retiro di Madrid. A Napoli, Ferdinando IV ridiede impulso all'arte ceramica fondando la Fabbrica reale ferdinandea che continuò a tenere alto il prestigio della porcellana tenera sino al XIX secolo, marchiando i suoi prodotti con la N sormontata da una corona in varie forme.
Presso la manifattura di Capodimonte lavorarono valenti pittori, modellatori e ceramisti come Filippo Tagliolini, Luigi Restile, Giovanni Caselli, Giuseppe Torre, Nicola Senza Paura, Ambrogio di Giorgio. Quando la fabbrica cessò la sua attività i suoi celebri stampi furono ceduti alla manifattura Ginori di Doccia.